Arte pubblica a Mumbai. Intervista con Anna Zegna
In questi giorni vi abbiamo raccontato in diretta il primo dei tre interventi di ZegnArt Public. Prima tappa che si è svolta a Mumbai, con l’inaugurazione dell’opera di Reena Kallat. Chiudiamo il cerchio con l’intervista ad Anna Zegna realizzata dal nostro inviato Daniele Perra. Soltanto un assaggio però. La versione completa, insieme a tanti altri contributi sull’India, la trovate sul prossimo Artribune Magazine.
Sono tante ormai le modalità con cui un’azienda, nello specifico della moda, si avvicina all’arte. La classica formula della sponsorizzazione di eventi, del restauro di opere e monumenti e della conservazione del patrimonio artistico è ormai largamente diffusa. Non più esclusiva prerogativa di gruppi bancari o di mecenati illuminati, ma anche del fashion system che, grazie a questo tipo di interventi, si assicura un riscontro mediatico molto ampio e immediato.
La cosa si complica quando all’elargizione di risorse si opta per un ruolo più attivo, che coinvolge l’azienda in un consistente dispendio di forze, non solo economiche ma in termini organizzativi e progettuali. E anche in questo caso, le modalità sono di diversa natura. Ci sono realtà che hanno deciso di affiancarsi agli spazi espositivi pubblici (tra queste Trussardi o Prada), organizzando un vero e proprio programma di mostre, appoggiandosi a curatori più o meno di fama internazionale, imprenditori che sponsorizzano restauri (come Diego della Valle col Colosseo) e realtà che cercano nuove forme di dialogo col mondo dell’arte.
Tra queste c’è il gruppo Ermenegildo Zegna, da anni impegnato in progetti filantropici di varia natura per la valorizzazione del territorio come l’iniziativa della Fondazione Zegna All’Aperto, che vede artisti internazionali intervenire con opere site specific nell’area di Trivero (prossimo artista sarà Marcello Maloberti, con una performance conclusiva il 5 ottobre), dove si trova il lanificio dell’azienda, o il neonato ZegnArt Public, progetto triennale di scala globale fondato sullo scambio tra Paesi e culture diverse.
Il primo appuntamento si è tenuto a Mumbai, dove l’azienda ha prodotto un’installazione monumentale dell’artista indiana Reena Kallat esposta sulla facciata del Dr. Bhau Daji Lad City Museum e che sarà donata alla città. Un altro artista indiano trascorrerà invece un periodo in Italia grazie a una residenza supportata sempre dall’azienda. Un doppio binario, quindi, che vede la Ermenegildo Zegna instaurare rapporti con altre realtà culturali internazionali, e allo stesso tempo, supportare giovani artisti stranieri invitati a trascorrere un periodo in Italia. I Paesi scelti per ZegnArt Public sono l’India, la Turchia (il secondo appuntamento si terrà a settembre a Istanbul) e il Brasile.
La critica più scontata che si potrebbe sollevare è legata alla naturale ambiguità che si viene a creare tra l’obiettivo aziendale di conquistare nuovi mercati e l’uso di eventi d’arte come veicolo promozionale per accaparrarsi potenziali nuovi clienti. Ma quando, parallelamente allo sviluppo economico e commerciale di un gruppo, si affiancano iniziative “genuine” di autentico supporto culturale e di scambio tra società diverse, tale critica viene meno. Si potrebbe allora obiettare che in un Paese estremamente povero come l’India – al di là del suo attuale e incontrollabile boom economico, seppur molto lento rispetto a Paesi come la Cina – ci sarebbero tante altre aree d’intervento, ma rischieremmo di cadere in un atteggiamento ipocrita. È innegabile che l’arte contemporanea, sebbene si faccia il possibile per divulgarla a un bacino d’utenza sempre più allargato e popolare, rimanga ad oggi un terreno elitario, di nicchia, anche nei Paesi industrializzati. Piuttosto sono la speculazione che ruota intorno alle opere e la conquista aggressiva di nuove piazze per il mercato dell’arte a essere meccanismi autoreferenziali, strettamente economici, che non danno quasi mai vita a costruttivi dialoghi interculturali.
Nella strepitosa cornice del Taj Mahal Palace di Mumbai, anni fa scenario di un tremendo attacco terroristico, incontriamo Anna Zegna, per fare un primo bilancio del progetto ZegnArt Public. Qui trovate tre domande e tre risposte, ma per leggere il resto dovrete attendere l’uscita del nuovo numero di Artribune Magazine. Dove all’India e a Mumbai saranno dedicate diverse pagine.
Soddisfatta della prima puntata?
È stata un’avventura straordinaria che è iniziata al meglio. Ieri sera abbiamo finalmente visto la scultura sulla facciata del Dr. Bhau Daji Lad City Museum. L’attesa e il lavoro immenso che è stato fatto hanno dimostrato che questo non è solo un progetto visionario, ma è anche estremamente ben accolto dalla comunità di Mumbai e dal mondo dell’arte.
Che reazione pensa che avranno gli abitanti di Mumbai?
Sicuramente di sorpresa. Loro sono abituati a vedere quel museo come un qualcosa di assolutamente lindo, perfetto. Il trovarsi di fronte a questo elemento un po’ dissacrante sulla facciata è stata sicuramente una bella scommessa da parte della direttrice del museo. Credo che la sorpresa sarà però alimentata dalla conoscenza. Quest’opera non è che l’inizio di un colloquio e di una relazione con la città. L’opera permette di interrogarsi sul passato, ma dà anche speranza di un impegno per il futuro. Braudel diceva che c’è la grande Storia ma c’è anche la piccola Storia… e la piccola storia è formata dagli individui.
A settembre la prossima tappa di ZegnArt a Istanbul.
Sarà tutto diverso, perché intanto c’è di mezzo una Biennale, la città non ha un’istituzione paragonabile al tipo di museo con cui abbiamo lavorato a Mumbai e c’è una modalità diversa di lavorare. Posso anticipare che il progetto sarà in collaborazione con la Biennale.
Daniele Perra
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