I Magnifici 9. Allegro, adagio, andante
Toni e colori di un weekend di fine inverno a Chelsea. Fra gallerie che posticipano il vernissage (ma dicono di avere avvertito “tutti”), artisti che sono di cattivo umore e comunicati stampa col dono del romanzesco. Questa volta la selezione newyorchese è firmata da Luca Labanca.
Lo chiamavano Superstorm Sandy. Il 29 ottobre 2012 lo studio di Coke Wisdom O’Neal impara alla lettera il significato di “ciclone post-tropicale”. Lavori distrutti da mandare al macero? Anzichenò. Anche l’imprevisto è prevedibile – talvolta auspicabile –, riciclabile e, possibilmente, monetizzabile. La coesione visiva e ideale della mostra da Mixed Greens è fuor di dubbio, così come il carico di pathos che dall’esperienza singola si trasmette al vissuto della città intera. Rimane da valutare la bontà effettiva dell’opera, il valore curioso dei colori virati. La nota “interferenza del caso” suona piuttosto familiare.
mixedgreens.com
Fred Torres parla italiano. Sono le opere di Gaetano Pesce che sillabano la natura varia della cultura nostra. Melius abundare quam deficere. I tre ambienti della galleria concedono quattro ripidi passi tra i disegni Anni Settanta, il video con relativa maquette, le sculture legno, quelle in resina o in resina e metallo. Parla italiano anche il buon manipolo di italiani e italo-americani che presenziano all’inaugurazione. E parlerebbe italiano anche Gaetano Pesce se non fosse d’obbligo il condizionale, l’artista sarebbe stato presente non fosse stato per il misunderstanding che ne ha compromesso l’umore ideale.
www.fredtorres.com
Serio e faceto. La Dc Moore è decisamente una galleria seria. Sono serie le stampe al collodio di due secoli fa’ che Duane Michals reinventa, seri i ritratti impettiti, serissimo quello di James Joyce. Sono seriamente gioiosi gli interventi a olio che donano nuova vibrante linfa agli originali bicromi. Divertita è l’indistinta natura dell’artista in equilibrio tra fotografia e pittura. Un affermato 82enne che ha voglia di ripensarsi è spassosissimo, soprattutto quando preferisce a un ritratto ufficiale un irresistibile siparietto di volti. Il nodo della questione è: se a New York, nel 2013, prima di farsi fotografare l’artista appura che il giornale che pubblicherà le sue foto non è di Berlusconi, è una faccenda seria o faceta?
www.dcmooregallery.com
No images available. “Abbiamo avvisato tutti i siti che l’opening della mostra sarebbe stato posticipato”, ribatte mortificato l’assistente ai giornalisti che bussano alla porta della Luhring Augustine Gallery, drammaticamente desolata. Buon vecchio fraintendimento, capita anche qui, perché anche Chelsea è paese, ma solo talvolta.
www.luhringaugustine.com
Pif e il video bluff. Chi non ha visto la puntata de Il testimone sull’arte contemporanea? Qualcuno ricorderà il cruccio del vj di Mtv rispetto all’arte su schermi e teleschermi? Ecco, sarebbe tanto sfizioso vedere il nostro Pierfrancesco Diliberto alle prese col video The Visitor Owl del californiano D-L Alvarez presentato alla Derek Eller Gallery. No, questo non è basso qualunquismo, è cultura generale applicata.
derekeller.com
Sulle spalle di giganti. Paula Cooper ospita una bella mostra di Justin Matherly, la prima dell’artista newyorchese con la galleria sulla 21th. Due territori coesistono e collimano: una serie di stampe e il corpo imponente della scultura in cemento. Matherly fraintende accuratamente l’originale rilievo in pietra per dar vita a un’opera che eccede il culto dell’oggetto per diventare oggetto di culto. (Per la foto qui sopra, l’inflessibile galleria, che distribuisce solo foto ufficiali, richiede la menzione di questa breve didascalia: Installation view from Justin Matherly, All industrious people, Paula Cooper Gallery New York © Justin Matherly. Courtesy Paula Cooper Gallery, New York. Photo Steven Probert.)
paulacoopergallery.com
Sua maestà. In un ideale casato reale delle gallerie, la Sonnabend non potrebbe mancare. La mostra di Rona Pondick conferma un media d’eccellenza, ed è anche questione di numeri. L’artista non esponeva dal 2006, sei anni di lavoro hanno condotto a opere perfette nella forma, solidissime nel contenuto; radici ben piantate nella cultura occidentale. Inutile divagare in rimandi e assonanze; da non perdere.
sonnabendgallery.com
Fucked up Snafu. Curiosi intrecci della comunicazione contemporanea; un comunicato stampa abbandona il registro grigio da addetti stampa per aprirsi a un intreccio dai toni romanzeschi. Dunque, alla Andrew Edlin inaugura Brazilian Customs Snafu. Bisogna sapere che ‘snafu’ significa ‘situation normal all fucked up’ in relazione ai problemi burocratici che hanno impedito ad Alcides Pereira dos Santos, artista, di partecipare alla Outsider Art Fair. In mostra non appare solo il nostro dos Santos, bensì altri quattro artisti, che però col Brasile non c’entrano, e nemmeno con le dogane brasiliane. Scopriamo che Rigo 23 è un portoghese con la mania dei droni militari, il secondo un macellaio di Houston che disegna macchine volanti, il terzo un orfano olandese che ha trovato nell’arte una cura per i suoi problemi comportamentali infantili e l’ultimo è capace di risolvere a mente complessi calcoli matematici relativi ai giorni della settimana. In merito alle opere, ci appelliamo al libero arbitrio degli utenti.
edlingallery.com
Gelidi tracciati mentali. David Diao e Postmasters Gallery staccano il biglietto dell’11esima esposizione assieme. TMI – Too much information è una selezione di opere dal ’91 dell’artista di origine cinese. L’artista e il gioco delle parti, il sistema e il gioco dell’artista, il gioco del sistema dalla parte dell’artista, il sistema nella parte dell’artista. Ottima per gli affezionati del genere.
www.postmastersart.com
Luca Labanca
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