Nell’etimo di ‘esplodere’ c’è ‘plaudere’, “battere corpi insieme in modo da produrre uno scoppio”. È quello che sta accadendo a Firenze e dintorni. L’edizione 2013, la XX del festival Fabbrica Europa, scompagina i margini: si dilata nello spazio e nel tempo, propone una programmazione ramificata che, da metà aprile a metà giugno, coinvolge diversi teatri e spazi performativi della città e della regione (tra gli altri, il Teatro Era di Pontedera, il Teatro Cantiere Florida, CanGo Cantieri Goldonetta, la Stazione Leopolda, il Teatro della Pergola, l’Istituto Francese e il Rondò di Bacco). Accanto a grandi maestri del teatro (Peter Brook, Anatolij Vassiliev, Luca Ronconi e Alvis Hermanis), trovano spazio alcune visionarie espressioni della coreutica contemporanea. Alcune segnalazioni.
Benoît Lachambre presenta Snakeskins, progetto performativo multimediale e multisensoriale che mette in scena la pelle, qui intesa come “sede di resistenza delle simmetrie, degli equilibri e linee di forza del corpo”. Assieme a Lachambre, sul palco il danzatore Daniele Albanese e il musicista Hahn Rowe. Virgilio Sieni riallestisce Sonate Bach_di fronte al dolore degli altri, undici coreografie ispirate da altrettanti luoghi emblematici della nostra storia recente (Sarajevo, Kigali, Srebrenica, Tel Aviv, Jenin, Baghdad, Istanbul, Beslan, Gaza, Bentalha, Kabul): “Una danza che afferma lo sforzo di evocare dalle macerie una bellezza impossibile e paradossale, da cesellare con lo strumento etico e politico per eccellenza: il gesto”.
Dal Mozambico arriva Panaibra Gabriel Canda, che con Time and Spaces: The Marrabenta Solos esplora la crisi d’identità del corpo africano, attraverso le vicende socio-politiche di un paese passato attraverso colonialismo, nazionalismo, comunismo e militarismo, per arrivare all’indipendenza e alla libertà individuale. La marocchina Bouchra Ouizguen presenta Ha!, lavoro sulla follia e la sua cura attraverso il canto e la danza, mentre Company Blu porta in scena ChAnGE, quintetto con struttura coreografica aperta, sviluppata sulla selezione oracolare dell’I Ching praticata da John Cage.
Cristina Rizzo propone il solo La Sagra della Primavera Paura e delirio a Las Vegas, nuova tappa dell’articolato percorso da lei dedicato a Le Sacre du printemps, balletto quest’anno oggetto di numerosi omaggi e rivisitazioni, a un secolo dalla prima rappresentazione (andò in scena la prima volta nel 1913, a opera dei mitici Balletti russi di Sergej Djaghilev, su musica di Igor Stravinsky e coreografia di Vaclav Nižinskij). La danzatrice e coreografa propone questo lavoro come una domanda: “Cosa vedo quando ascolto, cosa ascolto quando vedo?”.
Nell’ambito del progetto RIC.CI/Reconstruction Italian Contemporary Choreography. Anni ’80-’90, ideato da Marinella Guatterini, alcune presenze di grande interesse: La boule de neige di Fabrizio Monteverde, creato nel 1985 per la Compagnia Baltica e qui riallestito con il Balletto di Toscana Junior; Calore (1982) di Enzo Cosimi, “il racconto di un viaggio visionario in una sorta di regressione all’infanzia”, ora interpretato da giovani ed energici danzatori; Isolario. Poema d’un frastaglio spiumato, minuto e senza fine, lavoro di Fabrizio Favale con la colonna sonora originale eseguita dal vivo da Teho Teardo. Infine: Alessandro Sciarroni è in scena con Folk-s, spettacolo presentato come “una riflessione sui fenomeni popolari della danza folk sopravvissuti alla contemporaneità, depauperati della connotazione ‘esotica’ per divenire puro materiale dinamico di un modulo ritmico-coreografico eseguito a ripetizione, in una sorta di percussivo ‘refrain’ che guida il performer». Fino a farlo esplodere, c’è da scommetterci.
Michele Pascarella
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