Il bilancio dell’arte. Consuntivo 2012
È tempo di report per il mercato dell’arte, con TEFAF, Artprice e Deloitte che hanno pubblicato il proprio resoconto sul 2012. Un comparto sempre più legato agli eventi economici (leggasi fiere e aste) e all'espansione e distribuzione della ricchezza globale.
Il report uscito in occasione della storica e prestigiosa TEFAF di Maastricht ha messo in evidenza come l’incertezza dell’economia globale abbia influenzato il mercato dell’arte, con una contrazione del 7% nel 2012 ($55.7 miliardi), dettato soprattutto dal calo delle vendite in Cina. Considerata il motore della crescita, il suo mercato ha registrato un calo del 30%, controbilanciato però da un aumento del 5% delle vendite negli Usa, che hanno ripreso la loro quota di mercato risalendo al 33% (+4% rispetto al 2011), $18.4 miliardi, mentre la Cina è scesa al 25% ($13.5 miliardi). Il Regno Unito rimane terzo con il 23% (+1%).
Le forti vendite negli Stati Uniti e il rallentamento del mercato cinese hanno fatto sì che gli Usa abbiano riacquistato il primo posto della classifica. Il mercato dell’arte cinese ha cominciato a rallentare per la prima volta in tre anni, a causa di una contrazione della crescita economica e di liquidità corrente e la riduzione delle opere di alta qualità e ai prezzi elevati. Nonostante il suo declino, il mercato cinese rimane il più importante dei mercati emergenti e il suo dinamismo continua a mostrare un grande potenziale di crescita futura delle vendite d’arte, con un numero sempre crescente di consumatori ricchi e una crescente classe media, che è stato in grado di terminare il duopolio New York-Londra durato cinquant’anni. Anche se le vendite delle due principali case d’asta cinesi – Poly Auction e China Guardian – si sono dimezzate nel 2012, da $3.7 a $1.7 miliardi, così come da Christie’s (-16%) e da Sotheby’s Hong Kong ($959.2 milioni vs $592.9 milioni).
Di diversa opinione Artprice, che affida al mercato cinese il 41.3% di share e un incremento del 6,1% delle vendite, per un totale di $5 miliardi, anche se ha vissuto il suo peggiore anno in materia di invenduti, il 53.9% contro il 37% nel mercato occidentale. Al secondo posto, Stati Uniti con il 27% delle vendite e 18% per Uk. In totale le vendite all’asta hanno generato $12.2 miliardi secondo Artprice, $5 miliardi per la Cina come sopracitato, e i restanti $7.2 al resto del mondo, rimarcando un bipolarismo sempre più forte.
Qual è il motivo di questa divergenza dei dati? Artprice estrapola i dati attraverso i risultati d’asta raccolti nel suo database, TEFAF comprende anche il mercato primario.
Deloitte, invece, prende in considerazione solamente il mercato di Christie’s e Sotheby’s, il cui giro d’affari mondiale annuale è cresciuto del 5.9% nel 2012, da $6.27 a $6.64 miliardi. Secondo questo studio, il mercato cinese ha registrato una contrazione del 43% tra novembre 2011 e novembre 2012. Se guardiamo all’Europa, da Sotheby’s ad esempio, le vendite sono diminuite del 20% in Uk e dell’11% nel resto del continente. Se da Christie’s a livello globale sono salite del 7%, a Parigi sono calate dell’11%.
Il mercato degli Old Master ha invece registrato il suo migliore anno dal 2007, con un aumento del 57% del fatturato di Christie’s e Sotheby’s nel comparto. Sempre in riferimento alle due principali case d’asta, nel comparto Post-War and Contemporary il mercato è cresciuto del 34%, da $2.1 a $2.7 miliardi. Il report TEFAF indica un aumento del 5% delle vendite d’asta del segmento, per un totale di $5,7 miliardi, coprendo il 43% del mercato, mentre quello degli Old Masters è il secondo più grande, con una quota del 30%, pur scendendo del 17% rispetto al 2011, con un totale di $4,1 miliardi nel 2012.
Prendendo in considerazione esclusivamente il mercato occidentale, secondo Artprice la metà del fatturato globale è composto dalle aste prestigiose, ovvero dalle opere vendute al di sopra del milione di dollari, anche se queste rappresentano solamente lo 0,23% delle opere proposte (707 vs 315mila). La fascia più alta è cresciuta in dieci anni del 305% in termini di fatturato, del 144% per numero di lotti venduti. Le opere vendute al di sotto dei $5.000 rappresentano l’80% del mercato e il 5% del fatturato.
Il mercato americano, ovvero New York, ha guadagnato $587 milioni in più rispetto all’anno precedente, con prezzi in crescita del 4.8%, conquistandosi il 47% del mercato occidentale, seguito dal 30% del Regno Unito. In linea con queste piazze, l’arte americana e inglese costituisce i segmenti più redditizi del mercato, rivelandosi altamente speculativa e con oltre 12.500 nuovi record battuti in dodici mesi. Il dipinto più costoso è stato quello di Mark Rothko, $77,5 milioni per Orange, Red, Yellow, il miglior risultato di sempre.
Acquisti più cauti e una forte polarizzazione del mercato descrivono la situazione attuale, con le migliori prestazioni relegate nella fascia più alta delle opere di qualità e gli artisti più noti. Per questo motivo il mercato europeo è quello che ha risentito maggiormente dell’incertezza economica, in quanto la maggior parte delle vendite sono incentrate su opere di minor valore, ovvero la fascia più debole nel mercato.
Martina Gambillara
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