La vera Arte Accessibile? Il design. Intervista con Tiziana Manca
Accompagnava MiArt con i più tipici connotati dell’evento off; oggi sceglie la contemporaneità con il Fuorisalone, virando dunque decisa verso il design. Considerando l’oggetto autentica forma d’arte, finalmente e realmente a portata di tutti. Così Tiziana Manca, direttrice organizzativa di AAM - Arte Accessibile Milano, in scena da venerdì 12 aprile.
La primogenitura di Milano nel campo del design è, in Italia, incontestabile. L’ammiccamento di AAM verso questo ambito specifico, con un interesse maggiore rispetto a quello solitamente riservato all’arte, non suona come un tradimento della filosofia dell’evento?
Assolutamente no: mi piace pensare all’accezione più antica del termine ‘fiera’, vissuto come momento di incontro e scambio. È quello che vogliamo accada con AAM: crediamo sia necessario concentrare energie in un evento che sappia dare giusto risalto ai diversi ambiti della creatività. Sono quasi dieci anni che Art Basel dedica una apposita sezione alle gallerie che trattano design; un settore che su piazze come Miami gode di una dignità che non ha nulla da invidiare al circuito dell’arte tradizionale. È ora che anche Milano guardi in questa direzione. Vedo il design come una delle tante possibili ramificazioni dell’arte: l’oggetto, se preso come prototipo, è un’opera d’arte vera e propria; ma lo è anche una volta serializzato, quasi fosse un multiplo. Il design è arte che trascende nel funzionale. E dunque resta arte.
Come crede risponderà l’ambiente milanese a questa scelta? Dopo quattro anni di rapporto molto stretto con il mondo dell’arte, la rotta cambia in modo decisivo, forse irreversibile…
Lavoro in Italia solo da pochi anni, dopo una lunga esperienza all’estero. Mi porto dietro l’idea di polarizzare le diverse forze creative, non solo di Milano: mi rendo conto non sia semplice farlo per la mentalità e la storia tipiche italiane, ma bisogna tentare. Nel futuro vedo un grande evento che sia punto di riferimento per l’intero nord Italia: credo che AAM abbia la potenzialità per crescere fino a questo punto e che l’incontro tra l’arte e altri settori sia l’unica strada da percorrere per arrivare al successo. Capita in contesti come Hong Kong che si lavori in questa direzione: perché non a Milano?
Alla fiera vera e propria, con una cinquantina di espositori, si affianca un calendario piuttosto serrato di eventi: si passa dalla presentazione del film ispirato a Don Chisciotte e realizzato da Mimmo Paladino fino all’incontro con la creatività di Elio Fiorucci. Se dovesse scegliere uno e uno solo di questi appuntamenti, quale segnalerebbe?
Impossibile rispondere! Diciamo che tutti gli incontri sono straordinari solo per il fatto che vedono grandi personaggi rendersi davvero “accessibili”: disponibili all’incontro e al dialogo. Amo molto Instagram, per cui mi intriga sapere che una persona come Oliviero Toscani si sia reso disponibile per accompagnare il viaggio di un concorso di fotografia aperto a chiunque: è bello immaginare che un professionista si metta totalmente a disposizione di amatori e semplici appassionati, condividendo con chiunque la propria visione dell’immagine.
Quanto è davvero “accessibile” AAM?
Lo è in tutto e per tutto. Innanzitutto perché si tratta sì di una fiera, ma occupando gli spazi della sede del Sole 24 Ore risulta decisamente più accogliente e a misura d’uomo di quanto non accada nei consueti contesti espositivi: crediamo che tra i suoi valori aggiunti ci sia quello di una ospitalità che non è stereotipata, dunque fredda e distante. Ma percepita come sentita, e dunque reale. Ne è una prova la serie di appuntamenti che dedichiamo al cibo, cercando di introdurre il concetto di uno street-food d’autore: non è vero che ostriche e caviale sono inaccessibili al grande pubblico, così come non lo sono le invenzioni dei grandi chef. Un semplice tramezzino, se firmato da un cuoco stellato, può avvicinare chiunque a un modo nuovo di intendere la cultura del cibo.
Una missione quasi educativa…
È quello che si propone AAM: non vogliamo tanto assecondare le esigenze di un mercato già in essere, su cui comunque contiamo molto; quanto piuttosto contribuire a costruire il pubblico, e dunque il mercato, di domani. Lo facciamo attraverso un progetto di affissioni in spazi pubblici curato da Carlo Buzzi, con l’arte che esce letteralmente nelle strade di Milano; e lo facciamo, ad esempio, pensando a spazi e contesti che possono avvicinare i più piccoli all’arte, attraverso workshop e situazioni ludiche.
Francesco Sala
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