Piove, governo ladro…

… si diceva una volta. A quell’epoca l’accusa, e anche l’accusato, erano più facili da individuare: anche se pioveva (un evento a quei bei tempi ancora del tutto “naturale”) la colpa era comunque del governo, perché il governo aveva sempre la colpa, dalle scuole umide agli scioperi selvaggi, dalla guerra nel Vietnam alla nube tossica.

Per quanto fosse una battuta, c’era del vero nell’accusa: “Il governo, col suo immobilismo, il suo classismo e la sua corruzione, ci deruba della nostra sicurezza o dei nostri soldi anche quando piove”; anche un avvenimento di cui in apparenza non era responsabile, in realtà lo vedeva colpevole in prima persona. Oggi, che il governo è veramente ladro – e i nostri governatori si comprano coi soldi della comunità le creme per il contorno occhi o le vacanze ai Caraibi –, oggi, soprattutto, in cui le sciagure dovute al maltempo (da Genova a Messina passando per Sarno) sono sempre di più la conseguenza evidente del malgoverno territoriale, la frase stranamente non si usa più, fa vintage e si cita solo in forma parodistica. La ragione? Semplice: non è più una boutade perché, da osservazione paradossale, è diventata una constatazione talmente “vera” da risultare banale.
Ma oggi c’è di più; anzi, molto di più. Infatti, per non farsi sorprendere dalle accuse di inefficienza, impreparazione o negligenza anche nei confronti di possibili calamità naturali, i governanti sono corsi ai ripari preventivamente. Se negli ultimi anni una superficiale spruzzata di neve bastava per “mettere in ginocchio la città”, oggi si sguinzagliano i professionisti del meteo per sapere in anticipo che cosa potrà accadere in futuro. Il sogno di ogni re, imperatore o anche semplice governatore – poter leggere in anticipo i giornali del giorno dopo, sapere prima che cosa succederà, prendere le contromisure e quindi avere un successo strepitoso – sembra ormai cosa fatta. Purtroppo, però, un simile paradossale risultato non si può ottenere senza altrettanto paradossali conseguenze.

Nevicata

Nevicata

Tutto questo è divenuto molto chiaro la sera del 10 febbraio 2013, quando i telegiornali nazionali hanno dato la notizia della imminente nevicata che si sarebbe abbattuta sull’Italia del nord tra la notte e le prime ore del giorno seguente. Con una tempestività davvero inusitata, i media hanno iniziato a “funzionare a rovescio”: invece di riportare le notizie di eventi già accaduti (il prevedibile caos cittadino, i disagi, gli incidenti, i ritardi ecc.), hanno lanciato un allarme preventivo avvertendo tutti che, a causa di una nevicata ancora in fieri, quegli stessi eventi “erano in procinto di verificarsi”. In altre parole, i media (la televisione in primis, ma non solo) hanno sì “previsto” ciò che stava per accadere ma, facendolo “vedere prima”, lo hanno anche implicitamente “aiutato ad accadere”. I disagi annunciati (concorsi rimandati, danni e ritardi) che avrebbero potuto avvenire (ma forse anche no) sono stati “costretti” ad avere luogo.
La forma visiva di questa costrizione è particolarmente interessante: la sera del 10 febbraio, infatti, il telegiornale di Rai 1, per supportare visivamente la “notizia futura” della nevicata, ha scelto di mandare in onda non un collegamento con una sala della Protezione Civile o con un laboratorio meteorologico, ma direttamente le immagini di una copiosa nevicata su Milano, senza alcuna indicazione che si trattava, con ogni evidenza, di immagini di repertorio, relative alle nevicate dei mesi precedenti. Per tutti coloro che non erano a Milano, dunque (ma forse anche per loro?), lì nevicava già: come nel film di René Clair Accadde domani, stavamo vedendo il telegiornale del giorno successivo, ma grazie alle immagini dell’anno prima!

E allora? L’annuncio neve è stato un gesto di coscienzioso civismo o di dissennato allarmismo? Non lo sapremo mai: gli eventi che si sono svolti il giorno 11 febbraio, infatti, come in un esperimento di fisica quantistica, sono stati in qualche misura “determinati” dal fatto stesso di essere pre-visti. Perfino la nevicata come tale, infatti, da evento “naturale” è divenuta (almeno in parte) un evento “mediatico”…
“Piove, governo ladro” è davvero solo un ricordo. Ormai dovremmo dire: “Nevica, governo mediale”.

Marco Senaldi

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #12

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Marco Senaldi

Marco Senaldi

Marco Senaldi, PhD, filosofo, curatore e teorico d’arte contemporanea, ha insegnato in varie istituzioni accademiche tra cui Università di Milano Bicocca, IULM di Milano, FMAV di Modena. È docente di Teoria e metodo dei Media presso Accademia di Brera, Milano…

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