Nonostante la posizione disassata rispetto ai fulcri del Fuorisalone, in via Sarpi è nato un ulteriore polo del design. Durante la Milano Design Week 2013, infatti, prende vita un percorso con lo sguardo rivolto a Oriente. L’associazione Fuorisalone Sarpi si propone come ente promotore dell’evento Fuorisalone Sarpi Bridge – Oriental Design Week. Il nuovo format mostra progetti, processi e prodotti idealizzando una sorta di ponte estetico-culturale tra la Milano del design occidentale e il suo lato più asiatico. Nel calendario degli eventi organizzati in via Sarpi, sono in programma appuntamenti come Portraits, Insectida, J+I – 6 Designer Giapponesi + grandi Artigiani italiani, Cantiere Fuorisalone, Oriental Kitchen Sounds, Design per il Sociale, offiCINAFusion Design Lab, nonché la mostra A metà del Ponte – l’Iran tra Oriente ed Occidente. Artribune ha incontrato i portavoce di Fuorisalone Sarpi Bridge.
Quando e da quale idea nasce Sarpi Bridge?
Sarpi Bridge nasce dall’idea di creare un nuovo Fuorisalone, un nuovo polo espositivo di design, innovativo nel contenuto e nel format. Contenuto: design orientale e design a Oriente. Format: più adeguato ai nostri tempi, con meno sprechi e più opportunità. Punta, come il suo quartiere, sull’identità, la diversità e l’internazionalità.
Chi sono gli studi che si sono resi portavoce dell’iniziativa?
Promotori sono il collettivo Tomato Catch Up, lo studio 2HB architetti, lo studio Shiina Nardi Design e lo studio Akka. Altri studi portavoce dell’iniziativa sono: Design Group Italia, Modourbano, Argent de Posh, IDReporter di Teheran.
Quali sono gli obiettivi?
Creare sinergie tra Oriente e Occidente che stimolino opportunità culturali ed economiche.
Quale tipo di strumento rappresenta il design?
È lo strumento utile per determinare attività a sviluppo sostenibile, e quindi anche territoriale e sociale. Il design inoltre promuove l’identità, la diversità e la collaborazione tra le culture.
L’area di Sarpi Bridge si estende oltre la via più cinese di Milano?
Quest’anno Sarpi Bridge si svolge principalmente in via Sarpi. È una prima edizione contenuta ma di qualità. Però l’intento resta quello, nell’arco delle prossime edizioni, di espandersi nelle vie limitrofe. Quest’anno, inoltre, verrà coinvolta anche la sede dell’ADI Lombardia e la sede di HUB Milano.
Chi sono i protagonisti di Sarpi Bridge? Ci sono nomi cinesi, coreani, giapponesi, ma anche iraniani…
La scelta di cinesi, coreani e giapponesi non è stata determinata da una selezione ma da una convenienza, perché alcuni studi promotori erano più vicini a quei Paesi. L’Iran è invece Medio Oriente, ma ci piaceva l’idea che sul “ponte” iniziasse a esserci qualcuno, per renderlo meno ideale. Inoltre siamo rimasti stregati dal concetto di poter dare una nuova opportunità a chi difficilmente può partecipare a questi eventi. L’obiettivo delle prossime edizioni è comunque di aprirci a tutto l’Oriente.
Quali temi affronta Sarpi Bridge?
Innanzitutto il tema della cooperazione. Si presenta il design orientale e si cerca di creare presupposti affinché tale design si sposi con la nostra qualità artigianale. Di conseguenza è affrontato il tema della fusione delle identità, dell’internazionalità, della diversità e, più in generale, il progetto di nuovi terreni sui quali sviluppare le diverse sfaccettature della sostenibilità.
Ginevra Bria
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #12 – Supplemento Design 2013
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