Twists of fate
La cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, la più alta tra le chiese ortodosse al mondo, sorge sul luogo dove i sovietici avevano costruito la più grande piscina scoperta al mondo. I moscoviti ironizzano sulla sua presenza, perché in qualche modo questa montagna di pietra bianca di una piscina conserva il ricordo.
A dire il vero, prima che i sovietici erigessero il loro monumento alla salute pubblica, una cattedrale in quel luogo c’era già. Per abbatterla c’erano voluti quintali di dinamite e dodici mesi per smaltirne i detriti. La nuova cattedrale, con le sue cupole dorate, sorge proprio di fronte al Museo Puskin, altra gloria nazionale.
Il Puskin ha tre ali: quella centrale dedicata all’arte antica, quella di sinistra riservata alle raccolte private e quella di destra dedicata all’arte europea e americana del XIX e XX secolo. È qui che la vista diventa inaspettata; di più: magica. I quadri sono appesi in spazi angusti, sono poco protetti e male illuminati, ma proprio per questo la relazione che si stabilisce con essi è quasi carnale. Qui le ballerine di Degas, le meravigliose indigene di Gauguin, il Matisse algerino non incutono timore.
Mi sono sentito come un bambino a Disneyland: quanti quadri del secolo d’oro francese, e di che qualità! E che straordinari – pochi ma bellissimi – Picasso e Léger e van Gogh e Renoir e Cézanne… Quale potente mecenate, quale ispirato monarca poteva aver collezionato tanto e così bene? C’è voluto un amico poco attento all’arte, ma molto alla storia militare, uno di quelli che colleziona soldatini di piombo, che cita a memoria Clausewitz o Sun Tzu, per svelare l’arcano. Il collezionista capace di mettere insieme una collezione come questa in pochi giorni ha un nome e un cognome: Grigorii Kozlov, comandante dell’Armata Rossa. A Berlino nel 1945 è arrivata per prima. Così, quello che i nazisti avevano metodicamente sottratto ai francesi, i sovietici lo hanno sottratto ai tedeschi.
Due regimi dediti a tutto un altro genere di estetica rispetto a quella degli impressionisti: il bottino di guerra ha un sapore specialissimo, che sollecita altre parti del cervello oltre a quella dedicata alla visione. Fu un saccheggio colossale: qualcosa come centinaia di migliaia di quadri, sculture, monete, vetri, tappeti, libri, gioielli è finito al Puskin, al Tretyakov e all’Ermitage. Mai restituito.
Aldo Premoli
trend forecaster, direttore di tar magazine
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #12
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