Fotografia e arte: una messa a fuoco
Due mostre per due fotografi. E il filo rosso che collega Parma e Bologna è quello dell’arte contemporanea, perché gli scatti di Claudio Abate e di Aurelio Amendola – rispettivamente alle gallerie Il Sipario e De’ Foscherari – aprono scorci interpretativi sulle più significative presenze del panorama italiano degli ultimi quarant’anni.
Non chiamatelo fotografo. Non chiamatelo artista. Claudio Abate (Roma, 1943) si definisce semplicemente testimone del suo tempo e amico degli artisti che ha conosciuto, seguito da vicino, documentato. Gli anni sono quelli della sua giovinezza, di una professione iniziata appena ragazzo, a sedici anni, con la Press Service Agency. Dopo essersi dedicato a lungo alla pittura, Abate scopre l’Arte Povera e comincia a frequentare e, naturalmente, a fotografare Penone, Pistoletto, Mario Merz, Claudio Parmiggiani; dopo un primo innamoramento verso la pittura tradizionale, si lascia conquistare dalle installazioni, dalle performance e dagli appuntamenti di quel l’arte che fu di rottura, che fu rivoluzionaria. E scatta fotografie, analogiche in bianco e nero e con banco ottico a colori, tra la grana che rende sensibile l’immagine e la perfezione di geometrie irrealizzabili mediante strumenti più leggeri.
I suoi racconti sulle storie che stanno dietro le immagini, “rubati” durante l’inaugurazione di una piccola ma raffinata mostra a Parma, hanno qualcosa di affettuoso, mentre lo sguardo sul futuro – in lavorazione un grosso incarico per Fondazione Prada – brilla di curiosità e lascia intuire l’interpretazione pienamente contemporanea.
Un centinaio di chilometri a est, sempre Emilia Romagna, un’altra rassegna mette letteralmente a fuoco il rapporto tra fotografia e arte visiva. Aurelio Amendola (Pistoia, 1938) espone una selezione di fotografie (5 scatti per ciascuno dei 9 artisti rappresentati) che in parte seguono un binario parallelo a quelle di Abate: ma solo in certi nomi che ricorrono, in certi protagonisti che compaiono nelle pagine dei cataloghi di entrambi i fotografi. Perché se Abate ritrae le opere, offrendo in alcuni caso immagini rare di eventi performativi di cui non rimangono altre testimonianze, Amendola in queste serie gioca tutto sugli artisti, facendoli uscire per un istante dai loro atelier, mettendogli in mano gli strumenti del loro mestiere – dalla fiamma ossidrica di Alberto Burri alle ali di legno di Mario Ceroli -, immortalandoli in un gesto che diventa simbolo stesso di una poetica. (E come non ricordare i celebri bianchi e neri di Ugo Mulas attraverso i quali i tagli di Lucio Fontana sulla tela monocroma acquistano quell’emozione, quel carattere umano che li rende fondamentali per la comprensione profonda di un artista così complesso.)
Testimonianze. Documentazioni. Ma non solo: le opere di Abate e Amendola interpretano una realtà storica in divenire dagli anni Settanta a oggi, la mediano attraverso il filtro di una sensibilità estetica che aggiunge valore a opere già riconosciute come ‘d’arte’ e fanno sì che le fotografie diventino anch’esse creazioni originali nella loro qualità formale e nel loro contenuto significante.
Marta Santacatterina
Parma // fino al 25 maggio 2013
Claudio Abate – L’importanza del ricordo
a cura di Roberto Bertorelli e Alessandro Marzocchi
GALLERIA IL SIPARIO
Strada Cairoli 11
0521 281142
[email protected]
www.galleriailsipario.it
Bologna // fino al 31 maggio 2013
Aurelio Amendola – Happenings
GALLERIA DE’ FOSCHERARI
Via Castiglione 2b
051 221308
[email protected]
www.defoscherari.com
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