Il modello Svezia
Un paio d’anni fa ho tenuto alcune conferenze a Halmstad, capoluogo dell’Halland, sud-ovest della Svezia, per parlare dello sviluppo locale a base culturale e delle sue implicazioni in termini di politiche territoriali. Alle conferenze hanno assistito produttori culturali, politici e pubblici amministratori. Al termine, un dibattito composto ma vivace, con domande tecniche e contenutistiche.
A distanza di poche settimane sono iniziati i contatti per verificare come il materiale potesse tradursi in un percorso di lavoro sul territorio. In pochi mesi siamo passati a ragionare sul budget e a predisporre un programma di formazione per i lavoratori socialmente utili locali che sarebbero stati coinvolti. Qualche altro mese e il progetto è partito. Nel frattempo hanno iniziato a tradurre i nostri lavori in svedese. Il libro è corredato da un’intervista portata avanti da un giornalista a partire da uno studio attento dei materiali, quindi condotta con domande appropriate e approfondite che hanno permesso di chiarire aspetti su cui non avevo sufficientemente riflettuto.
Mentre il progetto partiva, mi è stato chiesto di ripetere l’esperienza della presentazione a Göteborg. Tempo pochi mesi e una delegazione ci è venuta a trovare a Milano. Non solo i tecnici, ma anche i politici e gli amministratori locali hanno ascoltato con attenzione, prendendo appunti, facendo domande. Il nuovo progetto partirà anche lì. Nel frattempo, altre regioni svedesi iniziano a interessarsi. E iniziano ad arrivare i primi segnali di interesse anche dalla Norvegia. Lo confesso: non sembra quasi di lavorare.
Tutto si svolge come programmato, nei tempi stabiliti. Le amministrazioni hanno una chiara idea di quel che bisogna fare e degli obiettivi da perseguire, erogano le risorse nelle modalità concordate, attraverso procedure semplicissime. Rispetto al susseguirsi dei colpi di scena che allietano il rapporto con le tipiche amministrazioni locali italiane, c’è quasi da annoiarsi. È più o meno la differenza che c’è tra la commedia dell’arte e un manuale di istruzioni tecniche.
A proposito: la metodologia su cui si basa il nostro lavoro l’avevamo sviluppata in un progetto europeo pilota nella Regione Veneto, presentandola poi in varie conferenze in Regione ma anche in altri Paesi, tra cui la Svezia. È così che è partito tutto. E in Veneto, invece, com’è andata? Lascio la risposta alla vostra immaginazione.
Pier Luigi Sacco
docente di economia della cultura – università iulm di milano
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #12
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