La villa dei tecnologhi
Villa Duodo guarda una stupenda campagna sottostante, coltivata da villette a schiera, capannoncini e improbabili azzardi di cemento. Pensata da Scamozzi, allievo del Palladio, se ne sta sotto un imponente mastio federiciano, che confina con un maestoso castello. E adesso…
A Villa Duodo si aggiungono una serie di fermate che portano pure alla indulgenza plenaria. Insomma, una densità artistica straordinaria, tipicamente italiana. Normalità italica. La fine certa, per ora, delle migliaia di ville e dimore storiche è purtroppo un misto triste solitario e final di abbandono o dimenticanza. Un patrimonio, detto e stradetto, in ogni patois o dialetto che si voglia, difficile da rimettere in moto. Faticoso trovare vie innovative o sostenibili, idee vere, post-turistiche, che mantengano, conservino e rilancino.
Questa di M31 a Monselice pare però una possibilità concreta. Da Natale la villa si è regalata una quarantina di giovani che ci lavorano. Nulla a che vedere con beni artistici o affini. Sono ricercatori, ingegneri, visionari tecnologhi che lavorano in start up tecno-manifatturiere. “In Italia dovremmo cercare una nostra via dell’innovazione, una forma di nuovo Rinascimento che metta assieme tradizione, creatività, innovazione“, mi spiega il visionario Ruggero Frezza, ex prof dell’Università di Padova, considerato un guru nel mondo dell’innovazione e che sei anni fa ha dato lo start all’avventura di M31.
Girato Open Day Innovazione M31 a Villa Duodo from TRIWU on Vimeo.
Quale posto migliore, dunque, di una villa per creare un incubatore-pensatoio? Confrontarsi con la bellezza e il silenzio della storia e dell’arte con i software e l’hardware contemporaneo. La cosa esalta i giovani abitanti e genera un fascino irresistibile all’estero. Silicon Valley in primis, che invidia le nostre ville quanto noi i suoi garage. E in villa c’è stata pure una sperimentazione con la Bevilacqua La Masa, che ha messo in dialogo alcuni suoi giovani artisti con i neoimprenditori del team M31, per provare prime formule di dialogo e relazione. Risultati, a detta dei partecipanti, super.
Sintesi: una villa storica sfitta oggi genera un affitto pubblico, è popolata di giovani visionari che creano valore, ha generato grande interesse e partecipazione tanto nella comunità locale quanto dall’estero. Si chiama case history. Da replicare.
Cristiano Seganfreddo
direttore del progetto marzotto e di fuoribiennale
docente di estetica in design della moda – politecnico di milano
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #12
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