Pastificio_Arch: parcheggio creativo a San Lorenzo
La Fondazione Pastificio Cerere prosegue nella sua attività di produzione e promozione delle arti contemporanee. Stavolta sono di scena l’architettura e il design, con il progetto Pastificio_Arch, voluto da Marcello Smarrelli e Flavio Misciattelli. Cura la prima edizione il team dello Studio Strato, che Artribune ha intervistato.giulia
Già da quando, negli Anni Ottanta, un gruppo di artisti – denominato poi “Il Gruppo di San Lorenzo” e composto da Nunzio, Bruno Ceccobelli, Gianni Dessì, Giuseppe Gallo, Piero Pizzi Cannella e Marco Tirelli – decise di insediarsi e lavorare in un’ex fabbrica di pasta, venne creata, da subito, una forte relazione con lo storico quartiere romano e con i suoi abitanti. Divenuto oggi, a distanza di quasi trent’anni, centro creativo di riferimento, atelier d’artisti e spazio espositivo, il Pastificio Cerere si rinnova ancora, proponendo, per la prima volta, l’iniziativa Pastificio_Arch, voluta da Marcello Smarrelli, direttore artistico in collaborazione con Flavio Misciattelli, presidente della Fondazione. “Abbiamo invitato giovani studi di architettura ad affrontare il tema dell’urbano, cimentandosi con piccole porzioni di spazio in cui creare un evento da consegnare al quartiere. Gli abbiamo chiesto di agire direttamente sul territorio, per realizzare concretamente un’opera, superando l’idea di un’architettura che affronti la sola dimensione dell’immagine per favorire l’indagine sugli aspetti sociali e antropologici dello spazio”, commenta Smarelli.
La curatela dell’edizione 2013 è stata affidata allo Studio Strato di Martino Fraschetti, Maria Clara Ghia e Vincenzo Tattolo, un collettivo che si definisce “contenitore allargato, frutto di interventi e contributi differenti in grado, come in un processo di stratificazione, di arricchire la discussione sul tema dell’architettura”.
Racconta ancora Smarrelli: “Ho avuto modo di conoscere il lavoro di Studio Strato in occasione del Premio Vocazione Roma 2012 e sono stato colpito dall’attenzione particolare che rivolgono al territorio, dall’attitudine alla sperimentazione e alla ricerca. Il tema dello spazio pubblico ha per loro un ruolo cardinale, che coincide con l’obiettivo della Fondazione Pastificio Cerere di diffondere i linguaggi del contemporaneo attraverso progetti molto sperimentali rivolti al territorio di riferimento”.
La loro proposta, intitolata Find Your Corner e inaugurata il 4 maggio scorso, consiste nell’elaborazione di uno spazio di 2,5×5 metri, la dimensione standard di un posto auto, ricavato proprio sulla strada antistante l’edificio. Un intervento piccolo, è vero, ma che può essere motore di un desiderio di riappropriazione degli spazi residuali che vengono ogni giorno tolti ai cittadini. A collaborare con loro, in altri progetti complementari e paralleli, ci sono altre realà: lo studio Hanasi Design con Vietato l’ingresso, il compositore Emanuele De Raymondi con No man is free who is afraid, installazione sonora per otto canali audio che esplora le relazioni fra luoghi architettonici e vita vissuta, 2A+P, T Spoon e Demo Architects.
A completare le iniziative del Pastificio Cerere c’è il progetto Postcard From…, un’idea nata nel 2012, come ci spiega Smarelli “grazie a una felice collaborazione con A.P.A. – Agenzia Pubblicitaria Affissioni – e consiste nell’invito, rivolto ad artisti italiani e internazionali, a ideare un’immagine per un manifesto di grandi dimensioni (400×300 cm) che viene affisso nel cortile della Fondazione Pastificio Cerere e in diversi impianti pubblicitari della città Roma messi a disposizione da A.P.A. Il progetto nasce dal desiderio di portare l’arte dove non ci si aspetterebbe di trovarla, realizzando un’esperienza percettiva insolita che rende il pensiero più libero e flessibile, permettendo anche a chi non metterebbe mai piede in un museo d’arte contemporanea di godere di un’opera d’arte. Ma è anche un modo di dimostrare come una cosa considerata invasiva e selvaggia, come la cartellonistica pubblicitaria, possa rivelare un’anima sociale”.
Abbiamo parlato dell’intervento al Pastificio Cerere con i curatori dell’edizione 2013, gli architetti dello studio Strato.
Marcello Smarrelli vi ha conosciuto in occasione del premio “Vocazione Roma 2012”, che poi avete vinto. Da dove arriva l’idea del vostro progetto per il Pastificio e quali sono i vostri obiettivi rispetto allo spazio e agli abitanti di San Lorenzo?
Chiunque abbia studiato architettura ha sicuramente dimestichezza con le dimensioni 2,5x5m, le misure di un posto auto: prima o poi abbiamo tutti, nei corsi di progettazione, disegnato un parcheggio. Così come tutti, prima o poi, ci siamo chiesti che cosa avremmo potuto fare in quello stesso spazio se non avessimo dovuto sistemarci le macchine. L’idea di partenza è quindi molto semplice, e in fondo non troppo ambiziosa. Nasce come tentativo di intervento in uno spazio che, come più volte abbiamo ripetuto fra noi, ci sembrava too small to fail, troppo piccolo per fallire. Nasce dalle domande che, non solo gli architetti, ma anche i semplici cittadini, si pongono uscendo di casa, camminando per strada: che cosa vorremmo trovare in un angolo di città? Che cosa immaginiamo per soddisfare i nostri bisogni e i nostri desideri, frustrati come siamo dalla serie infinita di regolamentazioni, ztl, strisce blu, recinzioni, divieti fisici e immateriali, che rendono impossibile la libera fruizione degli spazi?
Avete mai pensato di proporre una replica di questo esperimento urbano a rotazione in altri quartieri della Capitale?
Ci piacerebbe molto che dai primi risultati del laboratorio si sviluppasse una reazione a catena nei diversi angoli di San Lorenzo, per poi invadere altre zone della città. Saremmo felici di riproporre in altri quartieri l’esperimento urbano, ma ancora più interessante sarebbe se si innescasse un processo di germinazione spontanea, in cui a interventi progettati si associassero eventi di libera appropriazione di spazi da parte degli abitanti. In fondo ci sembra sia questa la filosofia alla base degli esempi più riusciti di azioni urbane, interventi critici in grado di suggerire una sorta di normalizzazione dell’eccezionale: ciò che è inusuale può invece diventare alla portata di tutti e lo possiamo scoprire proprio sotto la porta di casa.
Da cosa nasce la scelta di coinvolgere l’Hanasi Design Studio?
Gli studi coinvolti finora sono Hanasi design, 2A+P, T Spoon e Demo architects. Li abbiamo scelti seguendo soprattutto un criterio: la loro profonda diversità. Dallo studio già affermato a quello ancora poco conosciuto, dallo studio più interessato alla realizzazione di oggetti, architettonici o di design, a quello più coinvolto nei temi della partecipazione o della rete. Siamo felici che le risposte avute finora rispecchino a pieno questa diversità, e si vedrà bene con i prossimi eventi. Lo studio Hanasi ci ha convinto con quest’idea di creare un oggetto misterioso, uno spazio da violare, all’interno del quale riscoprire i dettagli del quartiere di San Lorenzo illuminati dalle loro bellissime lampade e colti dalle fotografie degli studenti dell’ISFCI – Istituto Superiore di Fotografia e Comunicazione Integrata – guidati dall’occhio esperto di Ottavio Celestino. Gli abitanti di San Lorenzo hanno riconosciuto nelle foto i luoghi che attraversano abitualmente senza prestarvi attenzione. Questo è stato già un piccolo successo. La speranza è che ognuno di noi impari ad amare di più questa città, a coglierne le bellezze nascoste, a coltivare i propri personali angoli preferiti.
In Postcard from… uscite dall’architettura ed entrate nella fotografia contemporanea. Raccontateci brevemente questa esperienza.
Ci sembra che l’idea di Marcello Smarrelli per Postcard from..., cioè invitare gli artisti in mostra alla Fondazione a concepire un manifesto da diffondere ogni volta per strade diverse, sia una maniera brillante ed essenziale per diffondere le diverse forme artistiche nel contesto urbano. Quando Marcello ci ha chiesto di partecipare al progetto ci ha colto di sorpresa: dopo Damien Hirst, Allison Katz e altri, non sapevamo bene come fare. Lo ringraziamo per averci messo alla prova. Abbiamo deciso di interpretare nel modo più spontaneo possibile il tema di Find Your Corner: i luoghi in cui siamo immersi nella città contemporanea non sempre corrispondono ai nostri desideri, dobbiamo trasgredirli per cercare spazi di fuga e momenti di astrazione. Così abbiamo semplicemente provato a vedere cosa sarebbe successo se ci fossimo stesi a prendere il sole nella galleria della Fondazione, e ci siamo divertiti. In questi giorni l’Agenzia Pubblicitaria Affissioni sta diffondendo il manifesto in vari punti di Roma, da via di Casal Bertone al multisala The Space a viale Palmiro Togliatti. Ringraziamo Alessandro Cicoria e Francesco Eramo per l’aiuto nella realizzazione della fotografia.
Giulia Mura
www.pastificiocerere.com
www.stratoblog.it
www.hanasi.it
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