Annabelle Selldorf . Ecco chi ha trasformato le Corderie dell’Arsenale
Ha impaginato la mostra di Gioni. Ha trasformato quella infinita fuga ex industriale in un allestimento museale. Come ogni intervento radicale, suscita reazioni estreme e contrapposte. L’architetto dell’Arsenale di questa Biennale di Venezia si chiama Annabelle Selldorf. Vi raccontiamo cos’ha fatto finora.
Che il legame con la città di Venezia prima e con la Biennale dopo sia un legame consolidato nel tempo ce lo racconta lei stessa. Annabelle Selldorf, architetto dell’attuale sistemazione dell’Arsenale nella Biennale di Gioni, in un articolo su Tar Magazine, qualche mese fa, raccontava della sua “inspiegabile attrazione” verso la Laguna: “È una città dove la scala ha un importante significato in termini di dimensioni fisiche e la mia definizione di modernismo è totalmente inutile“.
Sempre a Venezia, negli Anni Novanta, aveva già realizzato uno spazio espositivo per Michael Werner, la Fondazione Ortamila all’interno di un palazzo trecentesco e, più recentemente, Le Stanze del Vetro, centro espositivo permanente nato dal sodalizio di Fondazione Giorgio Cini e Pentagram Stiftung, sull’Isola di San Giorgio Maggiore.
Che Massimiliano Gioni, quindi, nell’individuare un architetto all’altezza delle aspettative, abbia scelto proprio lei, è altrettanto comprensibile. Classe ’60, tedesca di nascita e newyorchese d’adozione, la Selldorf è specializzata in allestimenti museali, soprattutto in quelli connotati da una forte preesistenza storica, dove sceglie la regola di miesiana memoria “il meno è il più”. I suoi interventi sono infatti chirurgici. Minimi, leggeri e accuratissimi. Quasi inconsistenti dal punto di vista dell’impatto visivo. È suo il progetto di ristrutturazione e riconversione di un edificio Beaux-Arts sulla Quinta strada nell’attuale Neue Galerie di New York, il museo d’arte tedesca e austriache dei primi del Novecento. Collabora regolarmente con la Gagosian Gallery, occupandosi in passato della trasformazione della galleria newyorchese – in occasione delle mostre di Picasso, Monet, Rauschenberg e Francesco Vezzoli – e di quella londinese. È lei l’architetto degli studi di Jeff Koons, David Salle e Not Vital.
Nominata dall’Architectural Digest nella top 100 dei migliori designer del mondo, ha progettato l’esile struttura temporanea, bianca e luminosa in occasione della Frieze Masters di Londra. Una delle ultime gallerie è quella recentemente realizzata per David Zwirner a New York. Un edificio di 3.000 mq con opere di Dan Flavin e Donald Judd, la prima galleria degli Stati Uniti ad aver ricevuto la certificazione LEED per la sostenibilità.
Un architetto non molto noto in Italia, inseritissima nell’artworld internazionale. Non stupisce che sia stata scelta dal curatore italiano più inserito e noto proprio in quel circuito.
Zaira Magliozzi
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