La malattia che nessuno deve sapere. La Bruce Silverstein ospita una selezione di lavori fotografici di Rosalind Solomon dedicata all’Aids. Scatti fotografici del 1988, con delicatezza e quasi sussurrando, ricordano la presenza di questa affezione attraverso i ritratti di malati e dei loro cari. La mostra è già stata presentata 25 anni fa e sorprende per il significato storico che assume oggi attraverso i lavori esposti, che, svuotati del sensazionalismo che l’argomento significava un quarto di secolo fa, spicca soprattutto per commozione umana e significato documentaristico.
http://www.brucesilverstein.com/
Ironie in miniatura. Il consueto mondo lillipuziano di Cristopher Boffoli alla Winston Wachter Fine Art. La mostra è composta da miniature umane alle prese con cibi e bevande a dimensione reale. Il risultato è il solito sorriso scanzonato che provoca la visione delle opere dell’artista di Boston.
http://www.winstonwachter.com/
Vite da gang. Un’apprezzabile curatela di Holly Crawford all’AC Institute. Di scena, un group show di artisti dedicato al mondo delle gang americane. La mostra rappresenta i risultati finali piuttosto che le ragioni e le radici di vite povere e disadattate, prima che crude e violente.
http://artcurrents.org/
Trame non convenzionali. Twist e forme psichedeliche riempiono le pareti della Leila Heller Gallery. In esposizione gli ultimi lavori di Faig Ahmed, risultato di antichissime tecniche tradizionali al servizio dell’estro dell’artista azero.
http://www.leilahellergallery.com
Dimensioni di dimensioni. Alla Louis B. James gallery è ospite un progetto nato presso lo Studio Museum di Harlem, spazi che i tre artisti Titus Kaphar, Demetrius Oliver e Wardell Milan hanno condiviso grazie a una residenza nel 2006. La mostra è una collettiva dove l’arte prova a incontrarsi con la fisica quantistica e la matematica teorica. Consapevolezza dell’inafferrabile e vertigini quantiche sono le muse dichiarate di opere che oscillano fra il prosaico e il mistico, l’ideale e il materialista.
http://www.louisbjames.com/
C’era, una volta, qualcuno che diceva no. La ribellione come arte vissuta ai tempi del ’68 nel Lower East Side e per le strade di Hell’s Kitchen attraverso media urbani quali plastiche, stagnole e steli di ciniglia capaci di combinare icone religiose e sensibilità gay. Siamo alla Pavel Zoubok dove, se l’intenzione della mostra è un inno alla ribellione, il risultato è soltanto gioventù invecchiata e malinconie patetiche.
http://www.Pavelzoubok.com/node/
Gli eccessi di una vita mediocre. Le ombre di una vita senza rischi e densa di scelte moderate quanto borghesi alla Alexander Gray. Se piccoli sono gli oggetti reali rappresentati, sproporzionate sono le oscurità che questi producono. Apprezzabile e considerevole è il talento e la sensibilità di Regina Silveira. Grazie alle intuizioni estetiche dell’artista, guerre lontane e le loro nefande conseguenze giganteggiano sui benefici di cui si pasce con ignavia l’americano medio.
http://alexandergray.com/
Voyerismo su tela. Il realismo concettuale di Chrisa Biddy alla Lyons Wier Gallery. Le piccole tele esposte testimoniano con poca forza la moda adolescenziale di inviarsi scatti seminudi via telefono.
http://www.lyonswiergallery.com/
Dentro le carte. Carte da gioco, tarocchi, figurine e gratta e vinci per un group show che esplora il valore visuale e informativo delle carte alla Miyako Yoshinaga. Una mostra che richiede un impegno cognitivo capace di tradurre i vari simbolismi e informazioni che contengono i media rappresentati per un risultato deboluccio dal punto di vista estetico quanto da quello concettuale.
http://miyakoyoshinaga.com/
Alessandro Berni
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