La Biennale del Mediterraneo. La nave sta per salpare dal porto di Ancona
È quasi tutto pronto, il 6 giugno inaugura la 16esima edizione della Biennale del Mediterraneo dal titolo “Errors Allowed/Gli errori sono ammessi”. Otto giovani curatori, oltre 200 artisti provenienti da 22 Paesi diversi. Un confronto serrato sulle relazioni del mondo dell’arte con i contesti socio-culturali ed economici in questo periodo storico così difficile. Ne abbiamo parlato con Emiliano Paoletti, segretario generale dell'associazione internazionale BJCEM.
La novità principale sono gli otto giovani curatori e oltre duecento artisti. Possiamo consideralo una dichiarazione di intenti?
È piuttosto parte di un percorso articolato che lega i territori della nostra rete nel Mediterraneo in un modo nuovo e originale. I curatori e gli artisti sono parte di un processo. Il vero intento è avere una Biennale con un chiaro impianto culturale, forte, coerente anche dal punto di vista politico e sociale. Intendo culturale nel senso più ampio di questo aggettivo, che ci spinge a riflettere su quale ruolo davvero ancora oggi la cultura possa giocare.
Non ci interessa stare in un sistema fine a se stesso e riferirci a comunità chiuse di interessi e opportunità. Ci interessa aprire nuove strade, innovare e portare all’attenzione del pubblico il potenziale straordinario che la cultura ha come motore della nostra crescita.
Il titolo della 16esima edizione è Mediterranea, Errors Allowed: l’idea è quella di dare una visione corale delle varie culture e delle arti visive contemporanee dell’area del Mediterraneo?
Il titolo è solo una convenzione e forse neanche la più riuscita, il cuore è il tentativo di portare attenzione sulla dimensione contemporanea del Mediterraneo. Tema davvero sommerso, non esplorato se non in maniera episodica, condizionato da una visione spesso folcloristica del rapporto tra le sue culture. Solo avvicinarci a questo tentativo pone seri e complessi interrogativi.
Questa Biennale, attraverso le sue tante narrazioni, cerca di aprire tanti e diversi scenari. Di sicuro cresce con strumenti sempre più articolati di indagine e riflessione una critica radicale a un sistema di costruzione del pensiero così come continuiamo a intenderlo. Questa critica è forte e presente nel lavoro fatto dai curatori con gli artisti e non vorremmo che questo passi inosservato. Il tema non è i giovani artisti ma quello che loro ci fanno vedere di questo mondo e sarebbe bene guardarlo con curiosità.
La BJCEM è una macchina complessa che conta centinaia di partner internazionali, musei, associazioni culturali ed enti locali. Quali sono le maggiori difficoltà nell’organizzazione di un evento di queste proporzioni?
Il tempo! Paradossalmente due anni sono pochi per costruire un progetto che necessita di profondità e lasciti sia nel luogo in cui avviene sia nei tanti territori che contribuiscono a generarlo. Non è oggi allo studio un’ipotesi di cambiare la sua scadenza temporale, ma certo per il 2015 stiamo facendo riflessioni importanti. Diciamo che il modello Manifesta – che ormai annuncia edizioni una dietro l’altra senza far comprendere più in alcun modo, rispetto alla sua identità e visione, come e perché si finisca a San Pietroburgo o in Svizzera – non è quello che ci interessa fare. Pur nelle nostre tante difficoltà, Ancona, Salonicco, Skopje – solo per contare le ultime edizioni – sono tutti luoghi e visioni coerenti con il nostro percorso, che oggi però vogliamo rafforzare e strutturare maggiormente.
Come per Salonicco, gli spazi scelti per la BJCEM ad Ancona, all’interno della Mole Vanvitelliana, sono a ridosso dell’area portuale, un crocevia di culture…
Viene quasi naturale. La Mole Vanvitelliana è poi un posto unico e straordinario e meriterebbe sicuramente più attenzione e sostegno: le potenzialità che fino ad oggi ha potuto esprimere sono solo una parte. Speriamo che la prossima amministrazione anconetana sia sensibile in tal senso, noi ci siamo per portare un contributo e un’apertura internazionale su questo territorio che ci sta offrendo una importante occasione.
Il programma di eventi collaterali è molto corposo: fa pensare, più che a una biennale, a una piattaforma onnicomprensiva delle arti contemporanee.
Esattamente così, tanto è vero che non sono eventi collaterali ma parte integrante: tutto l’evento è costruito per sezioni tematiche e non disciplinari, in cui gli artisti coerentemente a questi e a partire dai propri linguaggi si esprimono e dialogano. Un programma che poi in parte si dedica interamente ad artisti e operatori con seminari, incontri, conferenze e in parte si apre alla città con performance, lecture, concerti ecc.
Federica Mariani
Ancona // fino al 7 luglio 2013
BJCEM 2013 – Mediterranea. Errors Allowed
MOLE VANVITELLIANA
Banchina Giovanni da Chio 28
www.bjcem.org
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