I blog di food design sono un fenomeno piuttosto recente nella storia della Rete: nati tra il 2005 e il 2006, si sono moltiplicati velocemente e, soprattutto in questo periodo di grande attenzione mediatica nei confronti del cibo, sono in costante crescita. Instagram e Foodspotting non sono stati sufficienti a frenarne l’ascesa, perché il blog stringe un particolare rapporto di fiducia con i propri follower.
La grande distinzione tra un semplice blog di food e un blog di food design risiede nella ricerca materica, nell’estetica formale e non solo: “Un blog di food design deve comprendere anche la progettazione, la cultura e l’innovazione degli atti alimentari”, sottolinea Francesca Giambarini, dalla cui ricerca Food blogger abbiamo tratto i dati che troverete più avanti. Il food design, infatti, nato come ramo del design industriale, si occupa della progettazione del cibo e di tutti i fattori a esso collegati, a partire dalla scelta di alimenti, fino alla forma della pietanza, comprendendo gli aspetti sociologici e i riti strettamente legati alla consumazione del cibo.
La consacrazione per i food designer è arrivata recentemente con la mostra Progetto Cibo, la forma del gusto, curata da Beppe Finessi al Mart di Rovereto, che ha indagato ogni singola espressione e sperimentazione compiuta sugli alimenti e sui comportamenti che nascono di conseguenza.
Agli esempi edibili dei designer si affianca il lavoro svolto dai blogger in Rete, i quali, oltre a soddisfare una passione personale, hanno come obiettivo diffuso il comunicare e l’entrare in contatto reciproco: nella maggior parte dei casi, il blog viene aperto quasi per svago e soltanto una piccola percentuale riesce a trasformarlo in un lavoro vero e proprio. Merito anche dei follower, che hanno un’età media tra i 18 e i 30 anni (58%), mentre nella fascia tra i 31 e i 40 la percentuale scende al 27%, tra i 41 e i 50 al 13%, fino a scemare al 2% per gli ultracinquantenni. Si tratta di appassionati di cucina, ovviamente, ma con una particolare attenzione per l’aspetto estetico e formale.
Fra tutti i food blog italiani del momento, abbiamo scelto Gnam Box, in food we trust, che in brevissimo tempo ha ottenuto un successo inaspettato. Aperto nel gennaio del 2012 da una coppia di creativi, il designer Riccardo Casiraghi e l’art director Stefano Paleari, per rispondere all’esigenza di “creare qualcosa insieme intorno a una passione comune: il cibo”, Gnam Box è diventato un ricco contenitore non solo di golosità, ma anche di passioni.
Il format del blog si basa su una ricetta semplice, che ricorda il titolo di un vecchio film con Spencer Tracy, Indovina chi viene a cena: ogni settimana, infatti, la cucina di Gnam Box invita un ospite a cucinare la ricetta che più lo rappresenta. Riccardo e Stefano raccontano che “ai fornelli o attorno a un tavolo siamo tutti incredibilmente più stimolati a lasciarci andare, a raccontare di noi stessi, delle nostre storie”. E infatti i loro ospiti, che spesso conoscono il giorno stesso della cena, si rilassano e cucinano come se fossero a casa propria con vecchi amici. Illustratori, designer, musicisti, stilisti, fotografi, blogger e giornalisti: sono numerosi i creativi passati, in un solo anno, dalla cucina di Gnam Box. I padroni di casa ricevono quotidianamente autocandidature, che però scartano regolarmente: “Preferiamo essere noi a selezionare le persone che più ci incuriosiscono e che potrebbero piacere ai nostri follower”. Non bisogna dimenticare, infatti, che tutto viene confezionato per un pubblico attento e affezionato, in cerca di ricette, ma con un alto standard qualitativo di aspettativa. Nulla può essere lasciato al caso: la grafica è studiata, le foto sono estremamente curate e l’impiattamento, anche se lasciato alle cure degli ospiti, è appetitoso. Per ricette semplici ma personalizzate, in una cucina accogliente, quella stessa dei food blogger.
L’impegno sempre maggiore richiesto dal blog ha visto “costretti” i due fondatori a licenziarsi dai loro rispettivi lavori per dedicarsi esclusivamente alla cucina di Gnam Box: “All’inizio è stato difficile considerare il blog un lavoro, ma alla fine è diventato tale solo quando abbiamo iniziato a considerarlo come un impiego”, raccontano.
Gnam Box è diventata una splendida vetrina che ha catapultato Riccardo e Stefano nel mondo dei food designer. Al momento hanno in cantiere una linea di biancheria di cucina e qualche ottima idea per ampliare la loro community. Nell’attesa di diventare i prossimi ospiti, si può sempre andare sul blog per prendere qualche ricetta per la cena.
Valia Barriello
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #13/14
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