La Svizzera, il fresco e la fotografia
Nella calda estate, una capatina in Svizzera è un sollievo. Proposta di un weekend all’insegna della fotografia, alla riscoperta di alcuni maestri non così facili da vedere in mostra e alla scoperta di giovani artisti. Un percorso studiato da Angela Madesani.
Partiamo dal Musée de l’Elysée di Losanna, che fino al 1° settembre ospita una bella mostra antologica di Laure Albin Guillot: francese nata nel 1879, pubblica le sue prime eleganti immagini di moda su Vogue nel 1922. La traccia del pittorialismo è evidente, ma la fotografa parigina è evidentemente influenzata anche dalle novità del momento: le solarizzazioni, presenti in mostra, non possono non farci pensare ai lavori coevi di Man Ray. Tutte le immagini della rassegna sono vintage, ottimamente conservate.
Albin Guillot affronta il tema del nudo con grande apertura. In uno studio del febbraio del 1945 è una ragazza con una pettinatura modernissima che esibisce, senza scandalo alcuno, il proprio seno. Interessanti anche le immagini di still life, in cui la trasparenza dei materiali è esaltata da un’evidente capacità di gestione del mezzo.
Molte sue foto sono diventate cartelloni pubblicitari, poiché la forza del messaggio è evidente. La mostra è ricca di materiali, di locandine, di libri. Tra i più interessanti, quello intitolato Micrographie décorative pubblicato a Parigi nel 1931: rilegato con una spirale metallica, riporta immagini di carattere scientifico, ingrandimenti di spore, di parti anatomiche. L’aspetto interessante è che Guillot li trasforma in elementi decorativi esaltandone la bellezza intrinseca. Vi sono inoltre i libri con copertina di legno, album fotografici realizzati con grande cura, dedicati a Narciso, agli alberi, alla sua città, al cielo.
Nello stesso luogo è anche una mostra di Christian Lutz, che presenta tre lavori. Interessante l’analisi che compie sul linguaggio e sui suoi possibili significati. Una parte della rassegna è una sorta di esercizio per chi guarda. Le immagini non sempre riescono a essere interpretate in maniera corretta. Siamo tentatati a leggere ciò che vediamo con sovrapposizioni mentali che ci impediscono di cogliere il senso delle cose. Un ambiente del museo presenta una proiezione di immagini dal titolo Tropical Gift del 2010. Il tema è quello del commercio del petrolio e del gas in Nigeria. Un lavoro molto duro, forte, una denuncia essenziale nei confronti di una tragico capitolo del nostro presente, che ci fa comodo ignorare.
Il viaggio elvetico continua a Winthertur, dove al Fotomuseum si è accolti da una straordinaria mostra (aperta fino al 25 agosto) dedicata a Lewis Hine, sociologo e fotografo. Una denuncia pungente e raffinata, al tempo stesso, che racconta in particolare la società statunitense dei primi tre decenni del secolo. I protagonisti delle sue foto, quasi tutte vintage, sono i deboli, i diseredati, gli emigranti, molti dei quali italiani: aspetto che ci dovrebbe fare pensare.
Quello di Lewis Hine, vissuto fra il 1874 e il 1940, è un affresco straordinario di una società che stava vivendo un profondo mutamento economico, politico e sociale che cominciava a divenire un punto di riferimento obbligato per il resto del mondo.
Sempre a Winthertur, Adieu la Suisse! è il titolo di una deliziosa mostra, a cura di Peter Pfrunder, dedicata al Paese che la ospita. Non si pensi tuttavia di trovarsi di fronte a una celebrazione. È piuttosto una raccolta di immagini di tenore dissimile, dalle foto cartolina di inizio secolo di Édition Photoglob e di Photocrom, attraverso le quali è possibile ripercorrere i paesaggi elvetici più significativi, alle immagini estreme di Nicolas Faure. Giocose sono le foto di Jules Spinatsch che pongono in luce l’inclinazione mercantile del turismo elvetico. Palme, megaschermi e pubblicità colossali dell’immancabile Rivella: non siamo in una metropoli americana ma sui candidi campi da sci. Una sorta di contraltare all’imponenza silente delle montagne di Albert Steiner, che costituiscono un’altra zona della mostra.
L’essenza della “svizzeritudine” con tutte le sue contraddizioni è rappresentata dalle foto di Yann Gross, come anche dalla mappatura edilizia di Christian Schwager e di Martin Stollenwerk. Funzionario dell’amministrazione federale nel corso degli Anni Settanta Jean-Luc Cramatte è riuscito a raccontare con ironico garbo la funzionalità degli uffici svizzeri in una dimensione che va dal Kitsch al minimalismo.
A soli venti minuti di treno è Zurigo, dove è possibile vedere al Museum für Gestaltung una divertente mostra su oggetti e fotografie di Martin Parr, nonché una non del tutto convincente rassegna con recenti ristampe di fotografie del grande svizzero René Burri.
Angela Madesani
http://www.elysee.ch/
http://www.fotomuseum.ch/
http://www.museum-gestaltung.ch/
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