Latronico, una residenza e Bianco-Valente

All'ampia diffusione di residenze artistiche lungo la nostra penisola si può affermare che corrisponda un'equivalente varietà di motivazioni d'avvio: talvolta si tratta del desiderio di rendere ancora presente, vitale e condivisibile una memoria intima. È il caso della residenza di Latronico, che vede protagonista Bianco-Valente e che inaugura i suoi momenti pubblici questo weekend.

Nel 2005 viene creata nel piccolo paese di Latronico, in provincia di Potenza, un’associazione titolata a Vincenzo De Luca: operaio trasferitosi al Norditalia come tanti altri lucani, ma dotato di un particolare talento per la pittura, coltivato fino al termine della propria breve esistenza.
Il progetto a sostegno della cultura e della creatività – riferito anche all’emigrazione che senza soluzione di continuità affligge la Basilicata dall’unificazione a oggi – trova una prima espressione nell’invito a realizzare una mostra alla coppia, in arte e in vita, Bianco-Valente. “Quando a fine 2006 ci incontrammo con i soci per valutare le possibilità di organizzare una mostra a Latronico”, raccontano gli artisti, “ci vennero illustrate le due linee guida dell’associazione: stimolare i giovani del luogo, coinvolgendoli in progetti legati al contemporaneo, e rivalutare il borgo antico del paese che, con le sue case in pietra e le stradine strette che non permettono il passaggio delle automobili, negli ultimi decenni si è praticamente svuotato. Decidemmo così di organizzare prima di tutto un incontro pubblico per presentare il nostro lavoro alla comunità, fu una serata molto bella con una grande affluenza di persone e molti interventi del pubblico, e poi l’estate successiva decidemmo di non fare una mostra ‘classica’, ma di allestire tre videoinstallazioni e una installazione sonora in spazi pubblici, tutte in luoghi poco frequentati dalle persone, in modo da creare una sorta di percorso che includesse gran parte del borgo antico. Fu una bellissima esperienza e parlandone con i soci decidemmo che era un format che poteva essere ripetuto, e che anzi sarebbe stato bello chiedere ad altri artisti di lasciare in permanenza una loro opera nelle strade di Latronico, così da creare un vero e proprio museo ‘A cielo aperto’ che chiunque potesse visitare, semplicemente passeggiando per le vie del paese”.

Virginia Zanetti, Gli Occhi del Mondo, Latronico, 2013

Virginia Zanetti, Gli Occhi del Mondo, Latronico, 2013

Così, da un’esperienza particolare è nato il programma annuale di residenze: “Non c’è un metodo prestabilito di selezione, scegliamo insieme a Pasquale Campanella, legato all’Associazione, fra gli artisti di cui stimiamo il lavoro e che crediamo siano in grado di interpretare con naturalezza lo spirito del progetto. Abbiamo deciso che il piccolo budget di cui disponiamo non deve essere un limite ma la nostra forza, per cui tutto si basa sulla capacità di donarsi/donare e sullo scambio di esperienze fra la comunità e l’artista. È appunto questo il punto fondamentale: che si tratti di opere o di workshop conta, ed è sempre accaduto, che si lasci un segno profondo sul vissuto degli abitanti”.
In effetti, da un visione d’insieme delle passate edizioni questa modalità emerge con costanza: Michele Giangrande ha esteso la funzione temporale del campanile paesano installando sulla sua cima un fascio di luce rossa che si attiva regolarmente nella notte al modo di un faro; Giuseppe Teofilo ha stampato cento manifesti ispirati al romanzo Vita di Pi di Yann Martel e li ha attaccati nelle mura del centro, ironizzando sulla fuga di una tigre pericolosa; Eugenio Tibaldi è arrivato alla codificazione di una bandiera ufficiale attraverso un sistema di votazione a preferenza tra cinque bozzetti; Stefano Boccalini, utilizzando delle cartoline, ha raccolto le parole predilette dalle persone e ne ha intagliate alcune nel ferro per applicarle tra le strade del borgo; Elisa Laraia ha filmato confessioni segrete per poi proiettarle in forma pubblica su una grande parete della piazza principale.
Quest’anno le artiste residenti sono Virginia Zanetti (Fiesole, 1981) ed Elisa Fontana (Verona, 1978). L’installazione di Virginia, Gli occhi del mondo, dopo la scelta di 12 punti dislocati nel paese – punti particolari per vari motivi: l’associazione a una storia raccontata da un abitante, l’essere incrocio tra più vie, la bellezza naturale – prevede di posizionarvi altrettanti specchi circolari di dimensioni multiple; così il cielo di Latronico, potente in apparizione data la posizione rialzata del borgo, e proprio per questo diventato d’ispirazione all’idea, viene ulteriormente “allargato” nel rapporto rovesciato con la terra: un percorso, o una costellazione da basso, che manterrà una disposizione aperta, poiché in futuro su scelta degli abitanti o dei visitatori occasionali potranno essere aggiunti nuovi specchi.

Elisa Fontana, Domini Públic Children Version, Latronico, 2013

Elisa Fontana, Domini Públic Children Version, Latronico, 2013

Elisa, la cui ricerca mette in relazione la pratica performativa e la ricerca teorica, spesso con un metodo e coinvolgimento estesi ai bambini, presenta il workshop Domini Públic Children’s Version (versione adattata per l’infanzia dell’originale di Roger Bernat). L’editing delle registrazioni ottenute durante vari giorni di attività funziona da base per una performance collettiva: si indossano in gruppo delle cuffie e si risponde con movimenti e azioni alle domande poste in audio, sotto lo sguardo della gente circostante che può vedere ma non sentire – un cortocircuito tra intenzioni logiche e illogiche, dimensione pubblica e privata, che mette in evidenza la potenzialità creativa del comportamento umano.
Conclude il programma l’iniziativa Cénte di Wurmkos, laboratorio di arti visive creato da Pasquale Campanella e dalle persone con disagio psichico della Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione di Sesto San Giovanni: a seguito di un’ampia ricerca sulle tradizioni popolari di Latronico operata attraverso documenti iconografici, descrizioni etnografiche, testimonianze orali degli abitanti, materiali che già lo scorso anno erano stati materia d’esposizione, viene organizzato un “corteo festoso”, dal borgo al vicino bosco, durante cui ognuno porterà a spalla o sul capo la cénta (offerta devozionale a forma di torre o di barca) che ha costruito per poi abbandonarla e dunque restituirla alla natura.
Tutte le iniziative di A Cielo Aperto vengono autofinanziate dall’associazione stessa, come ci spiega Elisabetta De Luca, presidente dell’Associazione: “La decisione dell’autofinanziamento con una quota annuale è uno dei punti fondanti dello statuto. Vi si è giunti dopo un’ampia discussione fra i soci fondatori, principalmente per un motivo politico: percepire fondi pubblici molto risicati, distribuiti a pioggia non salvaguarda la qualità né permette l’autonomia culturale che in questo modo è garantita e sostenuta dal basso”. Quali sono stati, ad oggi, i risultati del progetto latronichese? “In sette anni l’Associazione ha prodotto e realizzato numerosi progetti partecipati, direi che questo è stato ed è uno degli obiettivi perseguiti e, vista la grande partecipazione dei cittadini, direi anche raggiunto. Ad esempio: per il progetto di Eugenio Tibaldi , ‘Una bandiera per Latronico’, hanno votato più di 700 persone su una popolazione di 4.000 abitanti, o nel caso di Stefano Boccalini sono state restituite 600 cartoline poi utilizzate nel lavoro definitivo. Un ulteriore traguardo per il futuro sarà di stabilire una continuità anche nel periodo invernale”.

Matteo Innocenti

www.associazionevincenzodeluca.com

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Matteo Innocenti

Matteo Innocenti

In linea agli studi universitari in Storia dell'Arte inizia un percorso come critico e curatore. Collabora a vari progetti editoriali, in modo particolare prima ad Exibart e poi ad Artribune. E' direttore artistico di TUM, collettivo di artisti e di…

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