Nove interventi permanenti, cinque di poster art, due installazioni e una mostra fotografica: non è certo un mistero quanto, in appena tre anni, l’Outdoor Urban Art Festival abbia contribuito al cambiamento della pelle di Roma, incidendo nella comune percezione degli interventi di urban art. Prima manifestazione del genere nella Capitale, curata fin dalla prima edizione da Nu Factory, l’Outdoor a partire dal 2010 ha condotto a Roma i più grandi nomi della scena street mondiale: le loro opere hanno inciso sul volto di Ostiense, Garbatella e San Paolo, proiettando questi quartieri nel circolo internazionale dell’arte urbana. Alla vigilia della quarta edizione, in programma dal 6 al 14 settembre, la curatrice Antonella di Lullo descrive il programma e le ragioni alla base delle principali novità di quest’anno, tra cui l’apertura verso le altre forme di espressione artistica e il dibattito pubblico e un’esperienza di crowdfunding.
Perché vale la pena partecipare alla quarta edizione di Outdoor?
In questa edizione il festival si presenterà come una piattaforma aperta. Tra gli intenti principali c’è la volontà di stabilire un maggiore contatto con il pubblico, che è invitato a partecipare a cinque momenti diversi tra loro, con l’obiettivo di innescare una discussione sull’universo della Urban Art: una festa di apertura il 6 settembre a piazza Benedetto Brin, due mostre fotografiche – nello specifico una retrospettiva su Martha Cooper e la seconda relativa al progetto di Niccolò Berretta -, un incontro dedicato all’architettura in collaborazione con City Vision e, per chiudere, un appuntamento incentrato sul cinema, in collaborazione con Fabrique du Cinema, nel quale sarà anche inaugurata una personale di Luca Di Maggio. Dopo tre edizioni, si è avvertita la necessità di affrontare il mondo della Street Art anche attraverso momenti di dialogo e discussione, puntando a un maggiore coinvolgimento del pubblico.
Rero, Niccolò Berretta, Martha Cooper, Luca di Maggio e Sten & Lex sono gli artisti selezionati quest’anno. Quali sono le loro peculiarità?
Gli artisti coinvolti in questa edizione, in primo luogo hanno un forte legame con la città come tratto comune delle loro ricerche. Attraverso diverse forme artistiche, lo spazio urbano è indagato con il preciso intento di raccontare diverse storie e lasciare tracce nel tessuto urbano. Martha Cooper con il suo obiettivo è riuscita a mettere a fuoco la storia e l’evoluzione di un movimento che almeno in Italia, solo in apparenza, sembra storicizzato e ormai metabolizzato dal grande sistema dell’arte, ma che in realtà ha bisogno ancora di molte parole e confronti. Rimanendo nel mondo della fotografia, Niccolò Berretta, con il suo progetto Stazione Termini, mostra un archivio visivo nel quale la stazione è presentata come un libro aperto, pronto per essere letto attraverso le impressioni della luce, un luogo quindi non solo da attraversare, ma un contenitore di esperienze e storie.
Il lavoro dell’artista francese Rero, tra arte di strada e arte concettuale, si presenta come una successione di lettere che compongono parole e slogan; il tessuto urbano, medium attraverso il quale l’artista decide di trasmettere i proprio messaggi, è visto come un foglio bianco sul quale scrivere. Luca Di Maggio, artista italiano da diversi anni in Germania, con il suo segno marcato, quasi espressionista, propone la sua ricerca artistica nella forma di “diario personale”: approccia infatti la parete bianca, raccontandoci questo suo cammino come terapia artistica. Infine Sten e Lex, tra i pionieri dello stencil graffiti in Italia, sono alla loro seconda partecipazione all’interno del festival. Il senso di apertura e cambiamento che Outdoor vivrà in questa quarta edizione è ben rappresentato dal loro ritorno, che si concretizza in un intervento permanente, realizzato sulla medesima superficie della prima edizione, reso possibile attraverso l’attivazione di un crowdfunding. Per la street art rappresenta il primo esempio e il pubblico ha la possibilità di partecipare a un’azione artistica nel tessuto della città: aderire con una donazione vuol dire diventare parte attiva di uno dei processi di trasformazione che la animano.
Oltre Ostiense, Garbatella e San Paolo, anche quest’anno il festival raggiunge il centro città e, dopo il coinvolgimento dell’Ambasciata del Brasile dell’edizione 2012, è l’Ara Pacis a ospitare uno degli appuntamenti più attesi. Parliamo della “vostra” Petcha Kutcha in collaborazione con la rivista City Vision.
L’appuntamento del 7 settembre vedrà la partecipazione di diverse personalità provenienti da molteplici ambiti della cultura: gallerie, istituzioni, blog e cinema. I protagonisti sono invitati a presentare, attraverso la modalità tipica del Petcha Kutcha, progetti, idee e riflessioni sulla città contemporanea. In venti slide, sei minuti e quaranta secondi e partendo dal tema Sick e wonder, al centro dell’ultimo numero della rivista che sarà presentata proprio durante la serata, i diversi interlocutori ragioneranno sulla città e sull’architettura come meccanismo di riappropriazione degli spazi urbani e luogo di incontro e dialogo.
Outdoor, da sempre, propone ad artisti provenienti da tutto il mondo di “lasciare una traccia e offrire una diversa chiave di lettura dello spazio pubblico“. Come sarà la Roma di domani?
Una città rinnovata, che sa guardare al presente, offrendo nuove dinamiche di fruizione degli spazi pubblici e che permette al cittadino di sentirsi nel vivo di un cambiamento lento ma perpetuo. Una città viva è una città che muta, si migliora, che cresce in base agli impulsi che provengono da chi la vive. Una città nella quale ci sarà la possibilità di lasciare numerose tracce estetiche.
Valentina Silvestrini
www.out-door.it
facebook.com/OUTDOORfestival
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