Capitali Europee della Cultura. Il punto su Lecce
Incontriamo a Lecce, in occasione di ArtLab - il meeting promosso dalla Fondazione Fitzcarraldo nella città salentina -, il sindaco Paolo Perrone. E ci confrontiamo con lui sul progetto di Lecce Capitale Europea 2019, sotto il titolo promettente di “Rebuilding Utopia”. E così giungiamo alla seconda puntata del nostro viaggio nelle città italiane ufficialmente candidate a Capitale Europea della Cultura per il 2019.
Il tema del vostro dossier è Rebuilding Utopia. Come inscrive nella vita e nella storia di una città come Lecce?
Riteniamo che l’aspetto culturale (che in questo caso afferisce a tutto ciò che mette in relazione territorio, identità, cultura e innovazione) sia utile per superare la crisi. E Lecce è una città che ha dimostrato di poterlo fare, acquisendo nel tempo una dignità di città turistica che prima non possedeva. Crediamo che questa capacità di attrarre visitatori ed energie possa creare una ricchezza diffusa, un grande miglioramento della qualità della vita della comunità, aumentandone il capitale sociale e reputazionale. Con il nostro progetto immaginiamo una città utopica verso la quale tendere attraverso una serie di variabili. Pensiamo a un luogo in cui la cultura è sinonimo di crescita, c’è solidarietà e nessuno resta solo, i talenti trovano albergo e l’impresa individuale crea ricchezza diffusa, per esempio. Dobbiamo ricordarci che stiamo parlando di una realtà che soffre del fatto di essere una piccola città del mezzogiorno, ma che allo stesso tempo possiede in sé le caratteristiche che le permettono di costruire questo percorso di avvicinamento all’utopia. Qualcuno potrebbe dire che il concetto di utopia si può calare su qualsiasi città, ma Lecce ha già dimostrato di avere in sé i semi di questa crescita.
Qual è stato, nel periodo che vi ha accompagnato alla consegna del dossier, l’impegno in termini economici del suo comune?
Dall’inizio del percorso fino al 31 dicembre 2013, il Comitato ha stanziato un budget complessivo di circa 190.000 euro, ripartiti tra il Comune di Lecce, il Comune di Brindisi, la Camera di Commercio di Lecce, la Provincia, l’Università del Salento. Non mancano alcune sponsorship da parte di Associazioni di Categoria come l’ANCE o la Confartigianato, né il sostegno da parte degli imprenditori.
Come avete scelto Airan Berg in qualità di coordinatore artistico?
Lo abbiamo conosciuto attraverso ArtLab. Mi aveva colpito la figura di questo personaggio cosmopolita che aveva lavorato a Linz e che nel frattempo si stava occupando di Mannheim. Mi aveva soprattutto colpito il fatto che fosse rimasto impressionato da Lecce. Che un cittadino del mondo avesse percepito nella città qualcosa di non ordinario. La nostra intuizione si è rivelata giusta: affidarci a Berg ci ha permesso di evitare i percorsi autoreferenziali di chi si guarda e cerca di proiettare all’esterno un’immagine di sé. Noi abbiamo potuto raccontare Lecce anche grazie a uno sguardo in terza persona, identificando realmente quelli che sono i nostri ritardi, le contraddizioni, le debolezze, ma anche le possibili prospettive, i vantaggi e quelli che sono i nostri punti di forza.
Quali sono stati i modelli internazionali che vi hanno ispirato?
Non uno in particolare. Ciò che immaginiamo è una città al passo con i tempi. Lecce è stata una grande metropoli fino al XVII secolo, fino a essere la più importante città del Regno insieme a Napoli, la capitale. Poi è caduta in una sorta di depressione durata quasi tre secoli, che ha avuto anche il pregio di preservarla dal punto di vista urbanistico, conservandone la meravigliosa architettura. Oggi Lecce, da città isolata, ha cominciato ad accogliere l’opinione pubblica internazionale, senza avere il tempo e la possibilità di adeguarsi a questa nuova contingenza. Per intenderci, non siamo Venezia che da duecento anni è meta di turisti! Siamo dunque obbligati ad aggiornarci per soddisfare le aspettative di chi viene da fuori. Il nostro obiettivo non è soltanto tendere al miglioramento della nostra qualità della vita, ma anche offrire un certo livello di servizio ai non leccesi. Sembrerà banale, ma per chi viaggia nel mondo una app che permette di vivere la città e visitare i monumenti grazie alla realtà aumentata, le piste ciclabili, le colonnine per le auto elettriche sono fondamentali. E soddisfare queste esigenze ha ricadute positive sulla nostra comunità. Questa per noi è una sfida. E il modello cui tendiamo è quello di una città all’avanguardia, che poi – estremizzando – ha i connotati di Utopia.
21 città candidate alla corsa europea. Come interpreta questo dato?
In maniera positiva. In un momento di crisi è emersa la voglia di mettersi in gioco.
E se non dovesse vincere Lecce?
Avremmo comunque fatto un lavoro che metteremo a frutto. Abbiamo costruito un grande senso di appartenenza alla città, un dialogo con la comunità; c’è stata una grande volontà di partecipazione, voglia di condividere: mi sembrano già importanti risultati. E poi mi si permetta un ragionamento. La competizione europea, dal 1985 a oggi ha visto tre città italiane aggiudicarsi il titolo: Bologna, Firenze, Genova. La prossima “capitale italiana” sarà investita nel 2033: se nel 2019 non dovesse “vincere” una città del Sud Italia, vorrà dire che per 50 anni il Mezzogiorno non avrà l’opportunità di esprimersi in questo senso. Mi sembra che oggi le candidate competitive al Sud non manchino. Lecce, ovviamente, ma anche Matera, Palermo…
E Taranto?
La candidatura di Taranto non disturba quella di Lecce. Anzi, è positiva perché la Puglia ha così una opportunità in più.
Dovesse diventare Capitale Europea?
Noi ci saremo, se ci daranno spazio. E naturalmente, dovesse invece toccare a noi, sono pronto a fare lo stesso se Taranto ci offrirà la sua collaborazione.
Pensiamo positivo: se il responso di dicembre avrà un buon esito quali saranno le vostre prossime azioni?
Sicuramente cercheremo di lavorare per un coinvolgimento istituzionale più ampio, di allargare le nostre alleanze. Abbiamo avuto finora una partecipazione straordinaria di associazioni, imprenditori, cittadini, ma se il nostro percorso dovesse proseguire la candidatura di Lecce diventerebbe la candidatura della Puglia.
Santa Nastro
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