Occhio al contemporaneo, in Andalusia. Ecco come rispondono alla crisi i musei spagnoli
A Siviglia e a Malaga, ancora per poco, l’interessante antologica sulle “Immagini sociali del corpo” nell’arte del XX e del XXI secolo e le grandi esposizioni dedicate a Dennis Hopper e a Subodh Gupta. Così rispondono alla crisi economica i musei andalusi, mentre il governo annuncia che l’investimento in cultura per il 2014 salirà del 17,1% in più rispetto allo scorso anno. Ma le buone notizie riguardano solo il Prado.
Se è vero che il viaggiatore esperto non potrà non innamorarsi dei fasti arabi di Cordoba e Granada, del loro luminoso Medio Evo e di quel principio di Rinascimento che rappresentarono le architetture della Mezquita e dell’Alhambra, nei secoli in cui lì si passeggiavano grandi e rivoluzionari pensatori. Oggi l’Andalusia tiene gli occhi ben aperti sul contemporaneo, grazie ad alcuni importanti musei che, nonostante la crisi economica che attanaglia il Paese, resistono strenuamente. Il trucco? Continuare a valorizzare la propria storia, incrementare le attività educative con la comunità, gli scambi nazionali e internazionali con gli altri musei, l’organizzazione di una rete turistica ineccepibile che fa circolare adeguatamente gli investimenti in cultura. Anche se, nonostante nel 2014 la spesa per la politica culturale sarà di 716.400.000 di euro, lo 0,7% rispetto all’anno del 2013, l’aumento positivo riguarderà solo il teatro, ne risentiranno tutti i musei ad esclusione del Prado che riceverà 39.110.000 di euro, l’1,68% in più rispetto allo scorso anno. Colano a picco i finanziamenti per il cinema, gli archivi, le biblioteche, quelli per i musei scenderanno del 3,7%, a 131,72 milioni e quelle delle esposizioni a 2,19 milioni, il 9% in meno.
A Siviglia, il Centro Andaluz de Arte Contemporáneo si presenta in tutta la monumentalità della sua sede: il Monastero della Cartuja di Santa María de las Cuevas, antico centro di produzione ceramica del periodo almohade, dove nel 1248 apparve l’immagine della Vergine richiamando eremiti e viandanti. L’ospite più illustre fu Cristoforo Colombo. L’Almirante Colon, come lo chiamavano, lì dimorava spesso quando tornava dai suoi viaggi, lì seminò un ombu (piantina che aveva raccolto nelle Americhe e che oggi campeggia, gigantesco, nel giardino della Certosa), lì morì povero e pazzo (prima che gli fossero riconosciuti i suoi meriti di grande esploratore e gli venisse costruita la monumentale tomba che oggi è ospitata nella immensa Cattedrale di Siviglia, sormontata dalla Giralda). Diventa Centro di Arte Contemporanea nel 1992 legando ancora una volta la sua sorte a quella di Colombo e ai finanziamenti che arrivarono insieme ai festeggiamenti del cinquecentenario della scoperta delle Americhe. Quei soldi sono finiti da un pezzo e una nuova crisi si abbatte su quegli spazi che, forti della propria storia e della propria collezione, continuano coraggiosamente la propria attività.
Notevoli sono i 15 grandi interventi all’aria aperta che circondano il monastero, tra questi spiccano il Memoriale dell’acqua e la Alicia gigante intrappolata dentro ad uno degli edifici amministrativi del museo. Il primo, dentro a un enorme bacino di fronte all’arco esterno, rievoca la calma seguita alle tante inondazioni che nei secoli si sono abbattute sulla struttura, l’architetto José Ramón Sierra pone dentro allo specchio d’acqua numerosi frammenti architettonici del convento, come alberi o capitelli, ed esprime poeticamente il legame tra il luogo e il fiume Guadalquivir che lo costeggia. Qui, nel 2000, Maura Sheehan mette in gioco l’idea di rovina, sottolineando l’abbandono seguito ai festeggiamenti e intervenendo con il colore dipingendo di azzurro alcuni dei frammenti, lo stesso blu che si vede negli ornamenti di ceramica della facciata del vecchio monastero, utilizzato in molti paesi del Mediterraneo per dipingere terrazze e facciate, che ci riporta alle origini di questo monumento, legate alla ceramica almohade. Il secondo, la Alicia nel paese delle meraviglie dell’artista di Jaén, Cristina Lucas, che si concentra sulla critica di genere e delle strutture culturali e di potere, utilizzando la metafora e la satira, creando sentimenti ambivalenti, sempre da una prospettiva femminista, apparentemente innocente.
La mostra più interessante è dedicata alle Immagini sociali del corpo nell’arte del XX e del XXI secolo, attraverso più di duecento opere della collezione permanente del CAAC, questa mostra esplora le due principali linee di sviluppo della performance art: l’arte relazionale, con particolare attenzione all’analisi delle forme di relazione individuale e sociale, e la body art che comprende molte forme d’arte legate al corpo. In mostra opere di alcuni dei protagonisti storici di queste tendenze: Louise Bourgeois, Ana Mendieta, Julio Romero de Torres, Andrés Serrano, Valie Export, Marta Minujín, Bruce Nauman e Rudolf Schwarzkogler, insieme a lavori più recenti che indagano la ricerca spaziale dell’arte nella società. Rilevante la grande presenza di artisti andalusi che negli ultimi decenni hanno continuato a esplorare il corpo come luogo naturale da cui partire per indagare le conseguenze del potere e approfondire le crepe che in esso produce la sua naturale alterità.
Malaga, invece, incassa meglio il colpo della crisi, almeno in apparenza. Complici, la fortuna di avere dato i natali a quel genio mondiale di Pablo Picasso e la buona amministrazione delle sue risorse culturali e turistiche che sono tante e che sono sfruttate con cura e profitto. Il Museo Picasso Malaga fu creato dal desiderio condiviso di Christine e Bernard Ruiz-Picasso, la figlia e il nipote del pittore, le cui donazioni costituiscono il nucleo fondamentale delle collezioni del Museo, e della Junta de Andalucía, che articola un grande progetto museografico con prestiti internazionali. Nel 2013, anno del decimo anniversario della sua apertura, richiama le origini e l’identità dell’artista con tre mostre che raccontano un Picasso intimo: Picasso de Málaga. Obra de la primera época, Picasso. Álbum de familia, Once obras invitadas. E, al piano superiore, organizzata da The Dennis Hopper Art Trust e con la partecipazione della Cinémathèque Française e il finanziamento della celebre marca di motociclette Harley Davidson.
Dennis Hopper. En el camino, mostra una selezione di 141 fotografie in bianco e nero scattate per lo più tra il 1961 e il 1967, alcune inedite, e diverse sale strutturate come capitoli narrativi di aree di interesse: la strada, le superfici astratte, le celebrità, la moda, la pubblicità stradale, alcuni frame delle sue apparizioni in tv e dei suoi film più famosi (Gioventù bruciata (1955) di Nicholas Ray, Easy Rider (1969) da lui stesso diretto, L’amico americano (1977) di Wim Wenders, Apocalypse Now (1979) di Francis Ford Coppola, Velluto blu (1986) di David Lynch, per dirne alcuni). La mostra comprende una sezione dedicata agli amici di Hopper: Robert Rauschenberg, Ed Ruscha, Roy Lichtenstein, Claes Oldenburg, Andy Warhol e Tom Wesselmann.
Sempre a Malaga, il Centro de Arte Contemporáneo riesce a conciliare con attenzione, nei suoi ampi spazi, esposizioni della collezione permanente, promozione dei giovani artisti spagnoli e andalusi, mostre temporanee di alcuni dei nomi più in vista del panorama internazionale, come Marina Abramovic, Bruce Nauman, Jonathan Monk e, ancora per poche settimane, presenta la prima mostra personale in Spagna di Subodh Gupta, The imaginary orden of things a cura di Fernando Francés. Include tre opere inedite e altre sedici note tra sculture, installazioni, video e dipinti. Gupta vive a New Delhi dal 1990 ed è in questo momento uno dei più importanti artisti della scena indiana e internazionale. Mostra, quasi sempre fuori scala, oggetti di uso quotidiano in un contesto diverso, lontano dagli stereotipi convenzionali dell’India. Il suo lavoro rappresenta l’unione tra urbano e rurale, spirituale e materiale, evoca da un lato l’idea di migrazione familiare verso aree più sviluppate e, dall’altra parte, la tradizione e i rituali religiosi del paese di provenienza. Notevole, per dimensioni, talento e impatto.
Mercedes Auteri
http://www.juntadeandalucia.es/cultura/caac/
http://www.museopicassomalaga.org/
http://cacmalaga.org/
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