Architettura nuda #12. Orazio Carpenzano
12esima puntata della serie innescata da Valerio Paolo Mosco. In questa occasione ospitiamo Orazio Carpenzano, che risale alla ambiguità originale dell’essere umano nudo nel Giardino dell’Eden. Una ambiguità che, parafrasando Foucault, si annida tra le parole e le cose e che paradossalmente diventa ancora più palese nel moderno e in quell’ambiguo periodo dopo la modernità, la cui denominazione ancora non ci è chiara.
1. La Bibbia spiega una versione affascinante dello stato originario dell’uomo: libero, onnisciente, saggio, equilibrato, impassibile, immortale.
2. La versione che la paleontologia offre del suo stato primordiale è ben diversa: l’uomo ignora l’arte del vivere, il linguaggio, le cose che scoprirà nel tempo, proprio grazie alla sua disubbidienza/trasgressione al divieto divino di non attingere all’albero della conoscenza.
3. Per la scienza i progenitori o i primi uomini debbono essere cercati tra il pitecantropo, il sinantropo o il neanderthalense. Per qualunque di questi esemplari si opti si è ben lontani dall’Adamo biblico.
4. La sofferenza è una prerogativa irrinunciabile della realtà corporea dell’uomo, una conseguenza insopprimibile dell’impatto che egli ha con il mondo materiale.
5. Il dolore è la reazione spontanea che l’organismo avverte davanti ai pericoli, alle disfunzioni, ai mali che minacciano il suo corpo. Allo stesso modo la fatica è il segnale di allarme del consumo d’energia o della dissipazione nel suo organismo fino alla sua consunzione.
6. Il dettaglio più sensazionale che caratterizza lo stato dell’uomo edenico è la “nudità”.
7. Se l’uomo viene all’esistenza nudo tale dev’essere stata la condizione dei progenitori “creati” già adulti, senza che questo costituisse per essi motivo di vergogna.
8. Questo non dice nulla circa la loro immunità dalle passioni ma molto invece della carenza di disagio e d’incertezza davanti alla vita.
9. Mi ha sempre colpito il fatto che la nudità nel mito dell’Eden sia collegata all’indifferenza morale.
10. Occorre risalire al simbolismo delle vesti (che indicano protezione, difesa, sicurezza) per capire il senso della nudità.
11. Ogni inizio o ricominciamento (come del resto ogni fine) è precario, fragile, esposto al pericolo.
12. Umberto Eco, in un saggio intitolato Sulla possibilità di generare messaggi estetici in una lingua edenica, cita Jakobson: “Caratteristiche dell’uso estetico di una lingua sono l’ambiguità e l’autoriflessività dei messaggi”.
13. L’uso dell’ambiguità genera un procedimento eversivo rispetto a ciò che è norma o codice, produce alterazione a livello della forma del contenuto e nell’ordine della forma dell’espressione.
14. Adamo ed Eva nell’Eden usano un linguaggio nudo, appunto, una lingua edenica.
15. La ristretta serie delle unità semantiche elaborate è esprimibile da una lingua molto semplice, funzionale ai concetti da esprimere. Le parole sono le cose e le cose sono le parole.
16. Dio, attraverso il suo interdetto per la prova d’ubbidienza, fornisce il primo esempio di sconvolgimento del presunto ordine naturale delle cose.
17. Così, se da un lato il linguaggio viene liberato dall’ipoteca dell’ordine e dall’univocità, dall’altro Adamo ha dovuto ridisegnare l’ordine originario distruggendo per sempre la naturale corrispondenza tra parole e cose, tra Eidos e Logos.
18. Il tema della nudità appare dunque legato all’ambiguità, alla contraddizione e al paradosso. Tutti temi cari alla modernità. Tonino Terranova direbbe al ModernoContemporaneo. La nudità è originaria, primitiva (?), rimanda al frammento e alla rovina, alla verità della materia.
19. Le questioni sollevate dal Moderno circa il rapporto tra mondo fisico e sapere astratto in cui si riconosce il ruolo fondamentale della nuda presenza dei corpi, della percezione tattile, delle conoscenze geometriche ci dicono che l’aspetto più importante della nostra esperienza esistenziale è l’abilità di percepire.
20. Stat Roma pristina nomine, nomina nuda tenemus.
Orazio Carpenzano
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