Capitali Europee della Cultura. Il punto su Mantova
Questa volta andiamo a Mantova per approfondire il progetto di candidatura Smart Human City, che vede la città lombarda concorrere al titolo di Capitale europea della cultura. Ne parliamo con Vittorio Longheu, architetto e membro del comitato per il 2019.
Qual è il tema chiave della vostra candidatura?
Il nostro slogan è Smart Human City, che vuole rappresentare le istanze contemporanee di una città veloce, che sa dialogare con la contemporaneità e sa leggere e capire il presente. Una città che ha posto al centro della propria riflessione non tanto l’accezione puramente tecnologica, ma l’uomo, la storia, il territorio. “Smart” diventa anche “Human” e la città si trasforma in un luogo sociale nel quale lo spazio di relazione fra le persone struttura i suoi valori in relazione con il passato. Mantova2019 si offre all’Italia e all’Europa come progetto di avanguardia di città intelligente e creativa, fondata sul fattore umano e non solo su una lettura tecnologica ed energetica tipica delle smart city nate negli ultimi dieci anni.
Entrando maggiormente nel dettaglio, anche guardando alla storia della città?
In una visione olistica di un nuovo Rinascimento, Mantova2019 è la Smart Human City contemporanea, eredità gonzaghesca della Corte d’Europa, che progetta il futuro sulla interazione tra attrazione di talenti, turismo culturale, inclusione sociale e sostenibilità, governandola con strumenti ad hoc di indirizzo politico e amministrativo, misurandone le ricadute con metodologie riconosciute e trasparenti, finanziandone la realizzazione con partenariati pubblico-privato. Una Smart Human City che diventa così strumento di strategia di sviluppo culturale e sociale, di educazione permanente e di dialogo locale e globale che può ispirare centinaia di centri italiani ed europei di analoghe dimensioni, un format di multidisciplinarietà e cosmopolitismo che produrrà ogni anno – dal 2014 al 2019 e dopo – un palinsesto tematizzato di eventi artistici, educativi, ludici, museali, letterari, teatrali, musicali, cinematografici, per il pubblico del turismo culturale e del turismo familiare, unendo a questo un’offerta specialistica per donne, LGBT, bambini, under30, minoranze etniche, linguistiche e religiose.
Cosa vi rende competitivi rispetto alle altre candidate?
Mantova2019 nasce dal basso, dalle realtà esistenti e dai fatti avvenuti: non richiede grandi investimenti, ma consolida e sistematizza le reti di relazioni europee già esistenti. In tal senso è un progetto concepito da un autentico multipartenariato, che ha messo a sistema l’esistente, ha razionalizzato i processi in atto, ha fatto incontrare e interagire i tanti soggetti presenti locali, nazionali, internazionali, pubblici e privati, istituzionali e individuali e ha fatto condividere le informazioni disponibili provocando una discussione collettiva sulla programmazione culturale di un territorio. Questa è stata la prima, fondamentale, legacy della candidatura, che è stata discussa in numerosissime sedi e occasioni da centinaia di soggetti. Il progetto Mantova2019 dimostra che il principio dell’interoperabilità è applicabile anche in campo culturale, dove sino ad oggi i linguaggi sono serviti a dividere e difendere rendite istituzionali e interessi personali. Costruendo piattaforme di programmazione comuni e adottando linguaggi comprensibili dai pubblici è possibile dare nuovo senso alle politiche culturali finanziate con fondi pubblici, a prescindere dalle dimensioni dei centri e delle comunità ospitanti.
L’arte contemporanea in tutto ciò come rientra?
Uno tra i progetti esemplari di Mantova2019 è la realizzazione del nuovo museo d’arte contemporanea che accoglierà tutte le attività di produzione e divulgazione oggi operate da M.A.C. – Mantova Arte Contemporanea. Sarà un centro di produzione artistica, di organizzazione di eventi ed esposizioni oltre che luogo destinato alla residenzialità artistica. Tuttavia il tema del contemporaneo non si esaurisce nell’esperienza del MAC e di tutte le attività ad esso collegate, ma in maniera più virale, sono già in essere progetti quali “Mantova for street”, eventi di street art, in collaborazione con i principali festival in Italia e in Europa o il progetto “factory creativa” che dà vita a un incubatore d’impresa creativa giovane, un luogo in cui trovare servizi specifici per lo sviluppo dell’idea progettuale. Si sta sviluppando anche il progetto “a cielo aperto” dove in alcuni luoghi pubblici cittadini verranno realizzati a cadenza regolare interventi performativi e un progetto in collaborazione con Apam, che intende valorizzare i talenti italiani ed europei e riscoprire percorsi e itinerari del vecchio continente attraverso modalità artistiche innovative e insolite, sfruttando in particolare i “bus-gallery”.
Che si vinca o si perda, cosa resterà alla città di questa esperienza?
Mantova2019 si fonda su una visione e su un progetto di sviluppo che trascendono il titolo di Capitale Europea della Cultura, per cui lo sviluppo di progetti culturali sono stati avviati e continueranno indipendentemente dalla conquista del titolo. Il progetto si innesta su una programmazione culturale che è già, nel suo svolgimento ordinario, degna di una vera capitale europea e che potrà essere rafforzata dall’esito della Candidatura. Inoltre anche alcuni progetti simbolo di questa Candidatura verranno in ogni caso portati a compimento. Ad esempio sono già in corso il restauro di Palazzo del Podestà, luogo destinato ad ospitare la macchina organizzativa e gestionale della candidatura dal 2015 al 2020.
E per quanto riguarda il budget?
Mantova2019 ha un budget a “saldo 0” per i cittadini mantovani, italiani ed europei. Con poco più di 300 milioni di Euro di investimenti infrastrutturali, costi organizzativi e spese correnti, il progetto pareggia entrate e uscite operative grazie a eventi realizzati mediante scambi, permute, mostre itineranti, partenariati tra festival, musei europei, teatri storici d’Europa, con la vendita all’estero delle produzioni del 2019 facendo del brand “Mantova” una fonte di diritti internazionali, con partenariati tra istituzioni regionali, nazionali ed europee attraverso le convenzioni vigenti con città e regioni della rete territoriale. Il progetto si finanzia anche utilizzando fondi pubblici già programmati per il recupero dei beni storici e monumentali, mandando a progetto i fondi stanziati per i danni del terremoto del 2012, accedendo a bandi della programmazione europea per la cultura, l’educazione, la digitalizzazione e formando partnership con imprese private italiane e internazionali.
Santa Nastro
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