Torino Film Festival edizione 31: istruzioni per l’uso
Quattro giorni di pausa e si riparte. Anche per i globetrotter del cinema la vita - si fa per dire - è dura. Così, quando ancora si spazzano le sale del Festival del Film di Roma, tocca andare a Torino per il TFF che apre i battenti. E fra i due non corre affatto buon sangue...
“Intorno a questo evento culturale così importante spira un’aria di purezza e di pulizia, di serietà, di passione autentica, testimoniata dalla grande, crescente quantità e dalla qualità dei suoi spettatori. Forse anche perché si tratta del primo festival cinematografico metropolitano che abbiamo avuto in Italia, nato per l’appunto nel cuore di una grande città la cui identità affonda le radici nel lavoro, nella fabbrica, nella letteratura, negli albori dell’industria cinematografica, nella passione per la politica, per la filosofia e per il gioco del pallone“. Queste le parole di Paolo Virzì nell’introdurre – quattro giorni dopo Roma – un altro grande festival, il TFF di Torino (22-30 novembre), che non punta sulle star (budget di 2,5 milioni contro i 7 della Capitale) ma sulla varietà e sulla qualità.
Virzì, attuale direttore del festival piemontese, non si è risparmiato lo j’accuse sui presunti sprechi dell’Urbe in nome di qualche passerella hollywoodiana. Del resto tra i due festival la maretta è storia antica e non sembra che andrà placadosi, visto che, se il Festival di Roma sopravvivrà, il direttore Müller intende posticiparne le date a dopo l’American Film Market, fatto che lo farebbe coincidere con Torino. Se a questo si aggiunge il cambiamento di regole in fieri che quest’anno ha incluso nel concorso opere senza anteprima mondiale o internazionale e per lo più opere prime e seconde, il terreno di Torino sembra seriamente minato.
Intanto domani si aprirà la kermesse e invece della solita madrina graziosa, la conduzione sarà affidata all’autoctona Luciana Littizzetto: lei di sicuro non risparmierà nessuno dalle sue battute al vetriolo. Quindi il film d’apertura anche qui sarà un americano, perché in conclusione il cinema a stelle e strisce è quello di maggior impatto mediatico, e allora ecco quattro superstar attempate (Michael Douglas, Morgan Freeman, Kevin Kline e Robert De Niro) dirette da Jon Tartletaub che decidono di rivivere una seconda gioventù festeggiando a Las Vegas l’addio al celibato di uno di loro. Chiusura ad alta tensione invece con Grand piano di Eugenio Mira, dove il pianista Elija Wood non potrà sbagliare una nota, pena la morte. Co-starring John Cusack.
La sezione principale del festival è Torino 31, riservata ad autori alla prima, seconda o terza opera. Presenta quattordici film realizzati nel 2013, inediti in Italia. I Paesi rappresentati sono Canada, Corea del Sud, Francia, Giappone, Italia, Messico, Spagna, Stati Uniti, Tailandia e Venezuela. Il concorso si rivolge alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi che esprimono le migliori tendenze del cinema indipendente internazionale. Nel corso degli anni sono stati premiati ai loro inizi autori come Tsai Ming-liang, David Gordon Green, Chen Kaige, Lisandro Alonso, Pietro Marcello, Debra Granik. Un cinema “del futuro”, rappresentativo di generi, linguaggi e tendenze.
Omaggio dell’anno a Federico Fellini con l’anteprima del primo restauro digitale di 8 e 1/2. Festa Mobile, invece, presenta una raccolta di tutti i film ancora inediti in Italia presentati nel corso dell’anno nei vari festival internazionali con titoli come Only Lovers left Alive di Jim Jarmush con Tilda Swinton e Tom Hiddlestone, Prince Avalance di David Gordon Green e Inside Llewyn Davis dei fratelli Coen. Nuova sezione di Festa Mobile è poi Europop, una raccolta di film di grande intrattenimento che solitamente vengono ignorati dai grandi festival, ma che spesso diventano veri e propri fenomeni di cultura pop nazionale. “Bizzarrie per spettatori fanatici, in odore di cult” finiranno nello spazio After Hours: horror, fantascienza, thriller, noir, ma anche campioni del surrealismo, autori “notturni” e produzioni tra la serie B e la Z. In questa area sarà facile imbattersi in zombi tedeschi (Blutgletscher – The Station, di Marvin Kren), uomini che sfidano a scacchi computer (Computer Chess di Andrew Bujalski), piogge di sardine e freak danzanti (autobiografia-testamento di Jodorowsky con La Danza de la Realidad).
Prima edizione anche per Bing Bang Tv, con una lista di nomi da far rullare gli occhi come una slot machine: Jane Campion, Holly Hunter, Peter Mullan, David Fincher, Kevin Spacey, Robin Wright, Sean Durkin, Eddie Marsan, per testimoniare come il Torino Film Festival ufficializza il suo attento e non recente interesse per quello che accade nel mondo delle serie televisive. Ecco allora le proiezioni di House of Cards di David Fincher (USA, 2013), Southcliffe di Sean Durkin (UK, 2013) e Top of the Lake di Jane Campion e Garth Davis (Australia/Nuova Zelanda/UK, 2013).
Ancora spazio a documentari internazionali e italiani e ai corti. Lo spazio esclusivo per la ricerca denominato Onde, la finestra sull’Italia e quella completamente dedicata ai registi piemontesi. E come in molti grandi festival a Torino non poteva mancare un proprio laboratorio, una fucina che sostiene giovani talenti di tutto il mondo attraverso attività di training, development e funding. Il focus principale è sulla realizzazione di primi e secondi lungometraggi in cui figurano tra gli altri titoli The Lunchbox di Ritesh Batra, Salvo di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, già premio della critica a Cannes e Yuri Esposito di Alessio Fava. Vale la pena ricordare che dal 2008 il TorinoFilmLab ha assegnato 24 Production Award, 4 Audience Award e molti altri premi a sostegno dei progetti sviluppati nei suoi programmi.
La retrospettiva del 31esimo Festival di Torino, infine, sarà dedicata al decennio del cinema americano compreso tra il 1967 e il 1976, anni in cui il linguaggio cinematografico attraversa grandi cambiamenti al livello della narrazione, dello stile e delle storie. Questo programma include ben ottonata titoli, presentati in ordine non cronologico che comprendono tra gli altri Bonnie & Clide (Gangster Story) di Arthur Penn, Midnight Cowboy (Un uomo da marciapiede) di John Schlesinger, Harold e Maude di Hal Ashby e Thunderbold and Lightfoot (Una calibro 20 per lo specialista) di Michael Cimino.
Federica Polidoro
http://www.torinofilmfest.org/
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