Una rotonda sul viale
Diogene il Cinico, il filosofo greco che chiese ad Alessandro Magno di non frapporsi fra lui e il Sole. Dallo schiavo che visse a Corinto prende il nome il progetto torinese, tutto ideato e gestito da un gruppo di artisti. Che qui si raccontano collettivamente. Un focus che trovate sul nuovo numero di Artribune Magazine numero 16, distribuito in anteprima durante l’art week di Torino.
Il gruppo Diogene nasce a Torino nel 2007 dall’incontro e dalla collaborazione di artisti che hanno scelto di lavorare insieme alla costruzione di un luogo di riflessione, di ascolto e di scambio intorno alla pratica artistica contemporanea. Guidati dalla necessità e dalla volontà di scavare all’interno del nostro lavoro personale, tornando a confrontarci sull’opera e condividendo determinate problematiche nella discussione con altri artisti e con il pubblico, abbiamo iniziato a pensare a un processo di scambio con realtà a noi vicine. Un modo per mostrare i meccanismi del lavoro artistico e definire, nel presente, il ruolo dell’artista.
Uno dei nostri primi riferimenti è la figura storica di Diogene di Sinope: nel suo personaggio ritroviamo un ideale rapporto con la realtà, legato a una riduzione del superfluo, all’autonomia di pensiero, all’attenta osservazione del mondo circostante, al cosmopolitismo, all’edificazione di una consapevolezza sempre vigile e di una indipendenza esistenziale. Nondimeno, abbiamo riconosciuto nel nostro modo di lavorare una caratteristica propria della filosofia di Diogene, vale a dire l’intrecciarsi di teoria e prassi.
L’obiettivo di Progetto Diogene non è tanto quello di concentrare l’attenzione su pratiche artistiche di tipo partecipativo, quanto quello di lavorare, collocandoci fisicamente nello spazio pubblico, alla promozione di percorsi di ricerca aperti e condivisi. Attraverso la nostra azione, che si svolge secondo rigorosi principi etici, evidenziamo l’importanza, anche strategica, della ricerca artistica e della formazione di una cultura visiva in Italia, elemento che riteniamo fondamentale per la costruzione di una cittadinanza attiva.
A partire dal 2008 il gruppo si costituisce in Associazione Culturale, ottenendo – sin dall’inizio della sua attività – il sostegno della Compagnia di San Paolo. Dopo un primo periodo di interventi “nomadi”, che sfruttavano le risorse già presenti nello spazio urbano, dal 2009 l’associazione si è dotata di una sede fissa: un tram degli Anni Cinquanta ristrutturato e riadattato, collocato all’interno di una grande rotonda stradale situata tra corso Regio Parco e corso Verona nel quartiere Aurora di Torino. Il Tram Diogene è attualmente il luogo dal quale si sviluppano le diverse attività dell’associazione.
Il programma di progetti ed eventi comprende attualmente: Bivaccourbano, residenza internazionale per artisti; DiogeneLab, laboratorio didattico con le scuole del quartiere; Collecting People, serie di conferenze e dibattiti a carattere transdisciplinare; Solid Void, scuola di formazione per artisti. Ciascuno di questi progetti sviluppa in direzioni specifiche le diverse valenze di cui Diogene cerca di essere portatore, facendo registrare possibili innovazioni nella metodologia di attuazione.
RISIEDERE SUL TRAM
La residenza Bivaccourbano riassume per noi l’idea di condivisione e sostegno del lavoro dell’artista. Bivaccourbano nasce dalla volontà di favorire lo scambio e la mobilità degli artisti, riducendo le strutture dedicate a tale scopo a pochi elementi essenziali, avvalendosi della rete preesistente di risorse pubbliche ed evitando così la gestione di sistemi permanenti complessi e il lievitare dei costi.
La prima esperienza, nel 2007, è stato un progetto pilota che ha coinvolto Giorgio Andreotta Calò e Mario Tomè. Reduci da un’esperienza di residenza alla Fondazione Bevilaqua La Masa di Venezia, gli artisti hanno trasportato il loro studio a Torino, trasformandolo in un modulo abitativo collocato nello spazio urbano. La presenza di un semplice foro stenopeico ha fatto sì che il bivacco si trasformasse in una sorta di grande “macchina fotografica” grazie alla quale lo scenario esterno al bivacco è divenuto soggetto impresso nella carta emulsionata posizionata all’interno della struttura.
Dopo il successo del progetto pilota, era nostra intenzione fornire un profilo internazionale al progetto e quindi, nel 2008, abbiamo lanciato il primo bando internazionale di residenza per artisti, il cui vincitore è risultato il cinese Pak Sheung Chuen. Il suo lavoro, incentrato sul rapporto fra essere umano e città, lo porta a realizzare il progetto Perso a Torino. La partenza delle sue azioni nello spazio urbano è proprio la sua casa, un piccolo bivacco costruito da noi di fronte alla Chiesa della Gran Madre a Torino. “A partire da essa ho camminato ogni giorno, in direzioni diverse, fino a toccare i confini della città…”.
Il 2009 è l’anno della svolta. Ci viene dato dalla GTT – Gruppo Torinese Trasporti un tram dismesso in comodato d’uso gratuito, che diventa Il luogo della residenza: 33 mq allestiti con cucina, letti, bagno, doccia e un piccolo spazio per lavorare. I primi occupanti sono stati quattro artisti belgi: Nico Dockx, Pol Matthè, Helena Sidiropoulos & Jochem Vanden Ecker. Il loro processo artistico, basato sul forte coinvolgimento degli abitanti del quartiere, è stato il primo passo verso la costruzione di una nuova identità alla rotonda. L’inserimento di una piattaforma con alcune sedute, di una aiuola e di diverse piante da frutta ha innescato nel tempo un profondo mutamento nella percezione di quel luogo da parte del pubblico.
Nel 2010 vince il bando l’artista italiano Luca Bertolo, che decide di utilizzare il periodo di residenza sul tram come momento di riflessione e realizzazione di un progetto lontano dalla sua pratica pittorica, legato al disegno. L’opera finale, il libro d’artista EX – L’ordine del discorso, è una riedizione di un numero del noto fumetto Tex, realizzato mantenendo intatti i disegni originali (a parte piccole eccezioni) e riscrivendo interamente i testi, con l’idea di liberare nuove potenzialità narrative dalle immagini.
Nel 2011 il Tram Diogene ospita l’inglese Graham Hudson, il quale decide che, per l’esperienza torinese, sarà la città a essere il suo studio e laboratorio. Il lavoro finale è un audio tour dal titolo Rushes and Out-takes (Sondaggio: Torino), realizzato con la collaborazione di Radio Papesse e Luca Morino. Tramite un codice QR lo spettatore ha la possibilità di seguire un percorso sonoro lungo il quale incontrare le opere installate.
L’artista Audrey Cottin e la filosofa Géraldine Gourbe sono state le residenti nel 2012. Una collaborazione che ha inteso indagare il medium della performance sia dal punto di vista teorico che pratico. La residenza è stata una piattaforma per “scambi intempestivi” (Nietzsche), “condivisione idioritmica” (Barthes), “bracconaggi creativi” (de Certeau) e “racconti bricolage” (Lévi-Strauss). La ricerca ha portato alla realizzazione del progetto La verifica intuitiva, presentato alla Fondazione Merz di Torino, del quale è prevista una restituzione editoriale di prossima pubblicazione nell’ambito di Diogene Edizioni, il nuovo progetto della nostra associazione.
Dopo sei anni di attività, il programma Bivaccourbano prende una nuova direzione, in risposta a nuove esigenze emerse all’interno del gruppo. In un sistema dell’arte che mira sempre più alla spettacolarizzazione e alla promozione di eventi, intendiamo lavorare per tracciare una via che punti invece al sostegno di una ricerca di lungo periodo e all’approfondimento dei contenuti del lavoro artistico. La nuova formula, che si avvicina più alla “borsa di ricerca”, offre all’artista selezionato il tempo e il sostegno economico necessari per condurre una ricerca di medio periodo (sei mesi). L’artista, oltre ad avere a disposizione la carrozza del Tram Diogene, può usufruire anche di un atelier in cui organizzare le proprie giornate di lavoro. L’artista scelto per questa edizione è Pesce Khete (Roma, 1980), che opera principalmente con il medium della pittura, ponendola in stretto dialogo con la fotografia (analogica).
ARTE P2P
Fino al 2012 Progetto Diogene ha attivato principalmente meccanismi di reciproco scambio con artisti provenienti da luoghi diversi, anche molto lontani da Torino; oggi sentiamo invece l’urgenza di attivare una nuova polarità e di cercare accesso direttamente agli studi o ad altri luoghi – anche mentali – degli artisti a noi più prossimi, per conoscere le opere non solo attraverso il loro racconto, ma dove realmente “avvengono”.
Il nuovo progetto al quale stiamo lavorando prende il nome di Serie Inversa. È un termine usato in geologia per indicare una serie di strati che, per cause diverse, sono stati ribaltati, portando quindi in superficie ciò che generalmente occupa i livelli più profondi. Riflettendo sul concetto che questo termine sottende, l’obiettivo è offrire una serie di opportunità di crescita ad artisti che operano sul territorio piemontese e che si trovano all’inizio del loro percorso di ricerca.
Serie Inversa punta così a entrare in una relazione il più possibile profonda con il lavoro e la pratica degli artisti piemontesi che stiamo contattando. Si tratta di offrire, ad alcuni di loro, le condizioni adeguate per intraprendere, insieme a noi, un iter di auto-formazione. Serie Inversa è un programma che, attraverso una sorta di tutoraggio tra pari, realizzato dai membri di Progetto Diogene, guida gli artisti selezionati in un cammino di crescita professionale, caratterizzato da un rapporto artista/artista, in cui le singole esperienze divengono momenti di guadagno reciproco.
Come per altre iniziative di Progetto Diogene, anche questa si situa a pieno titolo in quel vasto macroinsieme di azioni relative al tema della formazione, concetto che ha interesse ad agire e intervenire a diverse latitudini dello sviluppo del lavoro di un’artista e del suo pubblico.
Progetto Diogene
Fanno/hanno fatto parte di Diogene: Franco Ariaudo, Donato Canosa, Ludovica Carbotta, Andrea Caretto, Manuele Cerutti, Sara Enrico, Davide Gennarino, Luca Luciano, Laura Pugno, Andrea Respino, Raffaella Spagna, Monica Taverniti, Cosimo Veneziano.
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #16
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