Paradiso per gli artisti. Il Vermont Studio Center

Abbiamo intervistato Jon Gregg, co-fondatore e deus ex machina del Vermont Studio Center, il più grande programma di residenze per artisti degli Stati Uniti. Un luogo dedicato alla creazione e alla meditazione che ogni anno ospita seicento artisti provenienti dai quattro angoli del mondo.

Il Vermont Studio Center è la il programma di residenze più ambito degli Stati Uniti e fra i più apprezzati al mondo. Ogni anno quanti artisti ospitate?
Mediamente, una cinquantina al mese. Per un totale di seicento l’anno.

Accettate anche artisti non americani?
Assolutamente sì. Ci piace essere cosmopoliti. Al momento il 25% degli artisti viene da un Paese diverso dagli States. Ci piacerebbe, nei prossimi anni, arrivare al 50%.

Come avvengono le selezioni?
Riceviamo 3.500 applicazioni l’anno. Ci impegniamo ad analizzarle tutte. Cerchiamo di non trascurare nessuna candidatura. Per favore non scrivere che selezioniamo solo per merito. La motivazione e il tempo impiegato per la preparazione dei moduli sono per noi una valida discriminante. Inoltre, nella formazione dei gruppi, ci teniamo che sia presente ogni età, dando un occhio di riguardo all’internazionalità.

Cosa è cambiato durante i quasi trent’anni di vita del posto?
Mi piace pensare che stiamo riuscendo a conservare lo spirito dei primi anni. Il nostro statuto e la nostra mission sono rimaste invariate. Tutto è cresciuto organicamente. All’inizio eravamo aperti 9 settimane all’anno, d’estate, perché avevamo l’elettricità ma non il riscaldamento. Quindi 18, 22, 26 settimane. Dal 1992 siamo aperti tutto l’anno.
A volte succede che torna a fare la residenza qualcuno che è stato qua dieci o venti anni fa, viene a salutarmi e mi dice: Jon, ma lo sai che qui non è cambiato proprio niente?

Vermont Studio Center

Vermont Studio Center

Com’è organizzata la residenza? Cosa si deve aspettare un artista?
Lo Studio Center oggi è composto tra 32 edifici. C’è un vecchio mulino che funziona da quartier generale, per i pasti e gli incontri comunitari. Si mangia tutti insieme, cibo organico. Ogni artista o scrittore ha uno studio o spazio per lavorare. Sono previsti incontri con artisti e scrittori di rilievo. Abbiamo almeno un ospite diverso ogni settimana. Invitiamo i nostri ospiti a praticare anche meditazione e yoga.

Perché associate yoga e la meditazione all’arte?
Che vuoi farci, io sono un hippie, credo nell’amore. Fare arte per me è un gesto di pace, di riconciliazione con se stessi e con il mondo.

Qual è stato il motivo che ti ha portato a creare il progetto?
Ho costruito questo posto per proteggermi da me stesso. Era il 1984. Avevo 37 anni. Mia sorella e mio fratello si erano da poco suicidati. Possiamo dire che il suicidio è nelle mie vene. Così decisi che era arrivato anche per me il momento di uccidere la persona che ero stato fino ad allora. Lasciai la mia società di costruzioni e il mio studio di architettura per dedicarmi alla pittura. Il passo successivo, fu fondare questo posto.

Una doppia rinascita quindi, come artista e fondatore di una comunità.
Amo l’arte e amo prendermi cura dei processi creativi, non solo i miei, ma anche quelli delle persone che il destino mi fa incontrare. È una maniera attraverso la quale riesco a sentirmi benedetto.

Vermont Studio Center

Vermont Studio Center

Benedetto?
Sì, quando dipingo, riesco a non pensare a niente. È un modo di tenere il mio cervello fuori dal mio studio. Quello che cerco per me, è anche il mio personale invito agli artisti che raggiungono questo luogo e ai creativi in generale. Quando qualcuno comincia a fare arte, inizialmente la mente è invasa da giudizi, preoccupazioni varie, paure o magari ambizioni. Se riesci a mettere fuori tutti questi sentimenti e poi riesci a fare uscire dallo studio dove lavori anche te stesso, ecco è a quel punto che comincia l’arte. Sai qual è la cosa più importante nella vita?

Quale?
La stima di sé. Ecco, quando dipingo la stima che ho per me è ai massimi livelli.

Jon, cos’è per te l’arte?
L’arte è una collaborazione fra l’uomo e Dio. E in questa collaborazione, l’uomo deve riuscire a fare il meno possibile.

Bella questa, chi l’ha detta?
Non mi ricordo. Ma voglio aggiungere una cosa: per me l’arte è come la meditazione, ovvero un mezzo che mi permette di sentirmi un onorabile, etico e compassionevole essere umano.

Vermont Studio Center

Vermont Studio Center

Qual è il vostro rapporto con il mondo istituzionale dell’arte?
Non voglio che il mondo dell’arte contamini questo posto in alcuna maniera. Sono un anti-intellettuale, anche se non sono naïf. Riconosco l’eccellenza e il genio, ma apprezzo maggiormente la verità dell’impermanenza. Qui non ci sono teorie. Io credo nel desiderio di fare le cose, consapevole della fine delle stesse, punto e basta. Per questo supportiamo le menti creative che per un motivo o per l’altro hanno bisogno di cercare di realizzare le opere che hanno dentro. Senza giudizi sul risultato finale.

Alessandro Berni

http://www.vermontstudiocenter.org

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Alessandro Berni

Alessandro Berni

Alessandro Berni, scrittore. Vive la critica d’arte come un genere letterario dentro il quale l’emozione anticipa e determina il senso dell’informare.

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