L’anno scorso eravamo partiti da Berlino promettendoci di darle un’altra chance. Ed eccoci a mantenere la promessa. Allora vediamo cosa propone il nutrito cartellone dell’evento che si concluderà il 16 febbraio. Le danze si apriranno oggi col supersaturo film di Wes Anderson, Grand Budapest Hotel, che come garanzia piazza un jackpot di attori composto da Ralph Fiennes, Tony Revolori, F. Murray Abraham, Mathieu Amalric, Adrien Brody, Willem Dafoe, Jeff Goldblum, Harvey Keitel, Jude Law, Bill Murray, Edward Norton, Saoirse Ronan, Jason Schwartzman, Léa Seydoux, Tilda Swinton, Tom Wilkinson, Owen Wilson. Tanto per incominciare.
Nessun italiano in concorso, a fronte di quattro tedeschi: per incontrare la nostra bandiera tocca andare a cercare nelle sezioni collaterali, soprattutto Panorama, dove troviamo In grazia di Dio di Edoardo Winspeare, Felice chi è diverso di Gianni Amelio e Natural Resistence di Jonathan Nossiter. Qualche presenza anche in Culinary Cinema, Native – Indigenous Cinema e una coproduzione che omaggia Ken Loach.
Fuori concorso Nymphomaniac di Lars Von Trier, sulle turbe sessuali della società contemporanea, che sarà proiettato nella versione integrale di sei ore: se uno non si eccita, come alternativa potrà schiacciare un pisolino. Altre star hollywoodiane arriveranno per la proiezione di Monuments men – Eroi inconsueti (scommettiamo che lo piazzeranno nel primo weekend) di e con George Clooney. Anche lui col seguito di compagni fidati: Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, Cate Blanchett. Il film è stato girato in Germania e ha un tema che intriga: il recupero di tesori d’arte rubati dai nazisti durante il regime. Il cast interpreterà il team di storici ed esperti d’arte alla ricerca delle opere perdute. Altri nomi illustri che sfileranno sul tappeto rosso del Berlinale Palast saranno Catherine Deneuve, Charlotte Gainsbourg, Bradley Cooper, Forest Whitaker, Bruno Ganz, Uma Thurman, Viggo Mortensen.
Parliamo ora della chicca del festival: Boyhood è l’ultimo esperimento di Richard Linklater, che, lo ricordiamo, l’anno scorso era fuori concorso con Before Midnight, con cui pure aveva ottenuto un premio. I progetti del regista hanno tutti una costante comune: il tempo. In questo caso il progetto è partito nel 2002 e si è concluso lo scorso anno. Racconta il reale percorso di crescita di un bambino. La parola “trascendentale” nella sinossi ci mette in un notevole stato di attesa.
Sullo sfondo di un matrimonio gay troviamo, invece, la storia tragicomica Love is strange di Ira Sachs. Per gli appassionati di moda e biografia, assolutamente immancabile nella sezione Panorama Special, Yves Saint Laurent di Jalil Lespert: reggerà il confronto con l’intenso documentario di Pierre Thorretton (Yves Saint Laurent-L’amour Fou) uscito nel 2011? Abbiamo poi l’incontro buffo tra Gondry e Noam Chomsky (Is the Man who is Tall Happy?), e qui è impossibile fare previsioni: il linguista e politologo imparerà dal regista a risolvere il cubo di Rubick con i piedi? Sarà inseguito per strada dai propri escrementi? Affogherà in palindromi involontari? Ancora qualche giorno e vi sapremo dire.
La giuria quest’anno sarà presieduta dal produttore James Schamus (Brokeback Mountain), che siederà accanto al doppio premio Oscar Christopher Walz e al francese Michel Gondry. Il premio alla carriera di questa edizione lo incassa Ken Loach.
Vi terremo aggiornati con l’ormai consueto video daily update festivaliero.
Federica Polidoro
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