Domenica 16 febbraio, all’ora di pranzo, tutti davanti al televisore per vedere Fuori Quadro. Un programma di cui sei l’autore e che hai scritto con Cecilia Casorati, Paola Marino e Alessandro Buggini, con la regia di Laura Moscardin e con la consulenza musicale di Milena Triggiani. Ma Achille Bonito Oliva ha un rapporto molto intenso con il mondo della televisione: lo ripercorriamo in breve?
È cominciato negli Anni Settanta, prima come ospite e con i video Totòmodo, l’arte spiegata anche ai bambini, Rai 3 (1995), Autoritratto dell’arte contemporanea, Rai 3 (1992, 1996) poi con la conduzione delle trasmissioni A B. O Collaudi d’arte, Rai 1 (2000) e A.B.O.rdo delle arti, per Cult (Sky), nel 2004. Nel primo, in sei minuti spiegavo un’opera e ne rintracciavo il controcanto sociale, mostrando successivamente l’artista in un contesto diverso. L’opera di Alberto Burri? La spiegavo in una discarica, per darvi un’idea. In pochi minuti l’opera interagiva con il quotidiano, con il vissuto, cui si aggiungeva la spiegazione filologica e culturale. Nel programma per Cult, invece, ingaggiavo dei “dialoghi – monologhi” con gli artisti.
Come Fuori Quadro interpreta il rapporto tra mezzo televisivo e arte?
Questa trasmissione usa media diffusivi, utilizzando la tv per creare un programma non di informazione, quanto di formazione, dal momento che il mondo della Rete arriva molto prima alla notizia del tubo catodico con le sue truppe cammellate. Ciò significa che tutte le puntate saranno tematiche con incursioni sulle mostre, dialoghi con direttori di museo, epistemologi, filosofi…, andando a toccare i vari ambiti del sapere. Ogni puntata conterrà tre interviste, condotte da me, volte a declinare il tema, e tre servizi di approfondimento. Sarà una trasmissione nomade, destinata a un pubblico allargato, multigenerazionale, domenicale.
I temi?
Arte Pubblica, Il bello del quotidano, Siamo tutti nervosi, Il collezionista, L’arte serve, I depositi del bello, Red carpet, Pericolo, Amore mio, Le tribù dell’arte, In Totale, Previsioni del Tempo.
Raccontare l’arte contemporanea in televisione non è semplice: quali saranno le tue “strategie comunicative” con il mezzo e con il grande pubblico?
Dimostrando che gli artisti sono soggetti parlanti e pensanti. Gli artisti, infatti, non lavorano solo con l’istinto e la gestualità, ma con la disciplina e un progetto. Le tematiche che proporrò illumineranno il pubblico su questa galassia, spesso guardata con sospetto. Fuori Quadro, come diceva Picasso, racconta l’arte puntata sul mondo, andando a commentarla con i suoi risvolti sociali.
“Siamo tutti nervosi” è un tema curioso. Che cosa dobbiamo aspettarci?
Parlo del nervosismo che si sviluppa nel XX secolo, tra la psicoanalisi, la violenza dei conflitti mondiali, le avanguardie, la lotta di classe, e poi le neoavanguardie. L’arte è una marcia con la vita che vuole intrecciare un dialogo con l’utopia di trasformare la realtà prima di interagire con essa.
A tuo parere, quali sono i format fino ad oggi meglio riusciti per ciò che concerne il discorso culturale sul piccolo schermo?
L’esperimento, fino ad ora, è stato pressoché fallimentare. O si è operato attraverso discorsi di nicchia, isolando ancora di più il mondo dell’arte dal pubblico, o si è giocato sullo sfottò, sulla svalutazione e sullo spirito di patate. Si è voluto giocare con la complicità del pubblico, con il tentativo di non innervosirlo, creando delle trasmissioni-panettone.
Secondo te oggi che senso ha portare l’arte contemporanea nella televisione generalista?
Un senso molto simile agli articoli che pubblico la domenica su La Repubblica. Si tratta di un quotidiano generalista, con un target molto ampio. Ma dopo dieci anni di appuntamento domenicale con l’arte credo che ci sia oggi un pubblico più attrezzato, più allenato alla cultura. Naturalmente questo non è fatto solo di lettori: vuole anche guardare l’immagine. E la televisione può agganciare.
Oggi che la televisione soffre della competizione con altri strumenti di divulgazione (il web, le app ecc.) è possibile attraverso la cultura, a tuo parere, una maggiore ridefinizione delle potenzialità del mezzo?
Certo. Il mezzo si affina, diventa sempre più sottile… è come la relazione tra il taglio di un bisturi e il laser. Non c’è più bisogno di far scorrere il sangue o di fare un fioretto, come se si andasse a un doposcuola. Bisogna creare un trait d’union tra formazione e comunicazione. Lo diceva anche Leonardo da Vinci, nel 1400, arte è comunicare. La televisione è un mezzo altamente diffusivo che può valorizzare nell’etere la conoscenza. Con Fuori Quadro comunicherò le opere attraverso gli espedienti della multimedialità. Ogni puntata conterrà, infatti, un focus su un’opera rappresentativa dell’argomento che verrà trattato. Sarà un bel massaggio per l’occhio e per la mente polinsensoriale (toccherà, sì, tutti i cinque sensi!) e domenicale.
Santa Nastro
dal 16 febbraio 2014 – ogni domenica alle 13.20
Fuori Quadro
Un programma di Achille Bonito Oliva scritto con Cecilia Casorati, Paola Marino e Alessandro Buggini, con la regia di Laura Moscardin e con la consulenza musicale di Milena Triggiani
Realizzato per RAI3 da Athena Produzioni
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