Che fare? I progetti in concorso. Parte I
Da Lenin alla promozione culturale. La domanda storica posta nel 1902 diventa in Italia sinonimo di un bando che vale 100mila euro. Nessun collegamento, ovviamente, con il discorso leninista, certo è però che si tratta di una scelta “politica”. Breve guida ai quaranta progetti in gara.
In principio era doppiozero, l’associazione culturale nota, tra gli altri progetti, per l’omonimo sito che raccoglie intorno a sé autori, editori, studiosi, critici. Ma Che fare? è un progetto promosso e co-prodotto, inoltre, da Avanzi. Sostenibilità per Azioni, Fondazione Ahref, Tafter, Fondazione Fitzcarraldo, Societing e Liberos, vincitore, lo scorso anno, della prima edizione del premio. L’obiettivo è mappare il mondo culturale, ma anche offrire strumenti a chi ogni giorno crea progetti, in un momento di rarefazione di risorse. 100mila sono gli euro offerti in premio al vincitore. In questi giorni e fino al 13 marzo la “giuria popolare” deciderà quali saranno i cinque finalisti che si sottoporranno al giudizio della giuria (Paola Dubini, Università Bocconi di Milano, Gustavo Pietropoli Charmet, psichiatra, psicanalista e docente, Eliana di Caro, redattore delle pagine cultura e sviluppo della Domenica, Christian Raimo, scrittore, Ivana Pais, sociologa, Università Cattolica di Milano). Il 15 gennaio è partito il tam tam per la raccolta di voti e adesioni da parte dei concorrenti sul web e i social network. Se anche voi avete ricevuto un invito ma non sapete chi votare, eccovi una breve guida alle iniziative “in gara”, divisi per macro-categorie.
COMUNITÀ, CRISI E TERRITORIO
Appartiene a questo tipo di progettualità Di Casa in Casa di Cascina Roccafranca, un progetto di welfare community che mette in rete le nove Case del Quartiere di Torino, spazi comuni, laboratori sociali e culturali. Nati come esperimenti di partecipazione e auto-organizzazione, privilegiano le pratiche a chilometro zero, l’auto-sostenibilità e le reti informali per creare un nuovo modello di comunità. Un progetto molto attuale in epoca di crisi.
Il Laboratorio Archimede è la proposta della Biblioteca di Settimo Torinese, con lo scopo di creare un polo culturale altamente tecnologico. La vocazione è territoriale, con spazi di co-working under 35, un festival dell’innovazione e scienza, ma in piazza, una condivisione di saperi dedicata alle imprese locali, attività dedicate alle persone svantaggiate e una web-radio.
Il progetto School Raising, rivolto soprattutto alle scuole del Sud Italia, invece, è una startup nata nel 2010, come piattaforma di crowfunding dedicata al mondo della scuola. Partendo dal presupposto che i budget delle scuole sono sempre più ridotti e che la formazione è fondamentale per la collettività, coinvolge cittadini responsabili che diventano, inoltre, promotori dei progetti da realizzare.
Dynamoscopio propone Central Market Giambellino, condiviso da Commercianti, Cooperative Sociali, Biblioteche, Comune di Milano, cittadini. Rigenerazione urbana è lo scopo di questo laboratorio culturale e cogestito che nasce nel cuore del Mercato Comunale milanese, tra profit e non profit.
ARTE E SPAZIO URBANO
A di Città nasce a Rosarno. Il tema centrale è la rigenerazione urbana rispondendo alle tre parole chiave di partecipazione, laboratorio, condivisione. La città diventa un luogo aperto alla creatività, un laboratorio a cielo aperto (ma anche sul web) in cui esperire le pratiche artistiche, senza limiti di genere, con un approccio che chiama in causa prima di tutto i cittadini, in un percorso che mette insieme trasformazione dello spazio urbano e condivisione dei saperi.
Un progetto originale viene dal Comitato di Matera 2019: si chiama Unmonastery e propone una sorta di “monachesimo occidentale”. Gli “innovatori” sono cioè invitati a trasferirsi tra i Sassi e a risolvere le criticità locali in cambio di vitto, alloggio e riconoscimento sociale. Il vantaggio è per entrambi i soggetti in gioco: il creativo, l’intellettuale opera, almeno per un periodo, sdoganandosi da eventuali compromissioni, la comunità nel beneficia. Il progetto è territoriale ma riproducibile ovunque.
In provincia di Foggia nasce Terra Piatta, promosso dai precedentemente baresi vessel. L’obiettivo è creare a Capitanata un centro di ricerca e produzione artistica dedicato all’intero Tavoliere delle Puglie. Oggetto il rapporto tra ambiente rurale e arti visive del nostro tempo.
Risorsa Cultura, di Fermenti Musei (otto Comuni, due Parchi Naturali e una Comunità Montana delle valli cuneesi), chiede ai cittadini di operare una ridefinizione del concetto di cultura, attraverso azioni partecipate, individuazione di tematiche di interesse collettivo e web marketing e valorizzazione dei beni culturali in rete.
Farm Cultural Park “esporta” invece il riuscitissimo modello di Favara a Gela e Lampedusa con Farm Regeneration, riproponendo il tema della cultura come fattore di riqualificazione per luoghi che hanno subito shock sociali e ambientali.
Da Città della Cultura/Cultura della città arriva Sempreverdi che riscopre, dopo trent’anni di inattività, il Teatro Verdi di Ferrara. L’obiettivo? La rinascita di un luogo iconico del passato è una rinascita identitaria.
ARTE E SOCIALE, FRUIZIONE E DIVULGAZIONE
Tooteko è un sistema che rende accessibili i luoghi dell’arte ai non vedenti e propone a tutti un modello inedito alla lettura dell’opera attraverso il recupero della dimensione tattile e uditiva, utilizzando la tecnologia hotspot e wireless. In più lingue e destinato a più tipologie di fruitore, è già un prototipo funzionante ed è già in produzione per il Mart di Rovereto.
L’Associazione Amici del Fiume collabora con Par coii bsogna semnà per il progetto Raccogliere Paesaggi. Il progetto nasce da un’esperienza triennale nella formazione in ambito culturale che ha coinvolto attraverso l’arte contemporanea i 1.500 abitanti di Frassineto Po. Oggi con Raccogliere Paesaggi il percorso vuole riflettere sul tema del paesaggio per creare un museo diffuso lungo il Po.
L’associazione di musicisti Bruskoi Praia è autrice di Carovana Balacav, quattro carrozze itineranti che portano spettacoli e attività culturali in territori diversi, avendo come temi principali il rapporto con il territorio, la partecipazione, i nuovi modelli di comunità e di superamento della crisi. Un progetto che ben si colloca anche nelle categorie precedenti.
SPAZI CULTURALI DIGITALI
Open – More than Book esiste, grazie all’impegno della società Best Place, da novembre 2013 a Milano. È un “luogo” aperto a tutti che offre servizi legati al mondo digitale con cento tablet a utilizzo gratuito che permettono di usufruire di testate giornalistiche, guide, libri e app. Pensato come una sorta di “libraio digitale”, offre un sistema di alfabetizzazione digitale.
Cloid ALI di Cross Library (uno spin off di Fondazione Bruno Kessler di Trento e dell’azienda CELI di Torino) è un atlante delle lingue locali parlate in Italia in modalità cloud e realizzato in modalità condivisa. In italiano e inglese, diventando “un aggregatore di competenze attualmente disperse e poco visibili”.
Bandalarga del Vivaio di Malcantone assomiglia un po’ all’Artribune Jobs che l’anno scorso si è piazzato secondo: raccoglie infatti in un portale web bandi, avvisi pubblici e concorsi nazionali per operatori culturali. A questo si aggiunge il lato “redazionale”.
Sempre al mondo del web si rivolge Smartit, che aiuta professionisti dello spettacolo e di tutti i settori creativi: si fa networking in favore della mobilità degli artisti e delle opere, professionalizzando e garantendo chi opera in questo settore. Tra le attività che si propone Smartit (di SMartBe – societé mutuelle pour artistes– e C.Re.S.Co – Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea) c’è la gestione amministrativa dei contratti, formazione, gestione finanziaria “attraverso un fondo di garanzia che permette i pagamenti in tempi prestabiliti”. Problemi annosi, che tutti gli operatori del settore conoscono.
I piemontesi OPS – Officina della Scienza si pongono il problema dell’infanzia e come essa può interagire con il mondo del web. Per mille molucche è un luogo di formazione per bambini dai 6 ai 10 anni, per costruire un approccio critico (prima che sia troppo tardi) a Internet e a tutti i dispositivi della vita moderna.
Invasioni digitali usa il web e i social network per promuovere il patrimonio culturale. “Gli invasori”, si legge, “sono blogger, fotografi, archeologi, instagramers, storici, esperti di comunicazione ma anche semplici amanti del proprio paese con i più svariati background”. I contenuti e le conversazioni che creano sono rivolti ad aumentare la consapevolezza e il coinvolgimento del pubblico alla questione dei beni culturali.
Santa Nastro
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati