Dieci mesi ministro. Tutto Massimo Bray giorno per giorno
Nove mesi, poco più. Assolutamente insufficienti – in Italia, soprattutto – per valutare l’operato di un politico: già un’intera legislatura potrebbe non essere sufficiente, con i tempi a cui abbiamo fatto ormai il callo e che non sembrano destinati a cambiare, almeno a breve.
Se poi il politico è messo alla prova con il Ministero per i Beni Culturali, uno dei più appesantiti da una burocrazia multilivello, e da una struttura delle risorse umane gestita con modalità ottocentesche, allora i nove mesi non servono neanche a comprendere a fondo quale realtà si ha di fronte. Tanti ne ha avuti a disposizione Massimo Bray: e su questi ci troviamo ora a riflettere, ora che il suo mandato si è chiuso assieme alla brusca dipartita del premier Letta, e non sembra nelle cose – a parte clamorose sorprese – una sua riconferma. Se in queste ore di “transfert” pare di cogliere nell’opinione pubblica un giudizio favorevole verso la sua esperienza, tanto che molti – anche nel sondaggio promosso da Artribune – ne gradirebbero la conferma al Collegio Romano, sono molti anche quelli che, pur analizzando intenzioni e approccio, più che atti concreti, non vi trovano possibili chiavi virtuose. La riflessione ora la lasciamo a voi, ripercorrendo mese-per-mese i momenti salienti del ministero Bray…
Aprile
Il 28 aprile Massimo Bray giura come nuovo ministro. In uno dei suoi tweet dei giorni precedenti – lui, sempre attivissimo nella comunicazione sui social – biasimava l’ormai famigerato dato: quell’1,1% sul PIL che l’Italia investe in cultura…
Maggio
Prime critiche al sistema da parte del Ministro dei Beni Culturali, in occasione della relazione alle commissioni di Camera e Senato sui programmi per il futuro del dicastero. Oltre venti punti: priorità assoluta puntellare e valorizzare le aree archeologiche, partendo da Pompei, e poi colpire fenomeni di contrabbando e esportazione illecita di reperti. Indecente che solo una minima parte dei proventi dei musei resti alle istituzioni, con lo Stato a drenare la fetta più grande della torta. Rapporto pubblico privato: necessaria la “fiscalità di vantaggio”, agevolazioni IVA e IMU per i proprietari di immobili storici. Il 30 maggio Bray è a Venezia per la Biennale: “La cura del Padiglione seguita da Bartolomeo Pietromarchi mostra il percorso pluriennale dell’arte italiana, una riflessione critica utile sulle manifestazioni culturali che hanno un senso profondo”.
Giugno
Ancora alla Biennale. “Sono stato particolarmente colpito dalla serenità dei volti che mi hanno accolto“. Bray l’ha trovata alla Mensa di San Martino, in Campo della Tana, dove partecipa al progetto “Tana liberi Tutti”. Da Venezia trova il modo di twittare il proprio impegno per risolvere il problema del Venice Official Store, negozio momentaneo apparso sotto il Campanile di San Marco: passa una settimana e arriva la notizia che il gabbiotto verrà spostato. “Come si fa a intervenire se non ci sono risorse? Voglio vedere se domani qualcuno se la prende con me se cade qualcosa a Pompei!”. Bray mette le mani avanti: immediato sblocco dei fondi per le aree archeologiche.
Luglio
Bray riceve la delega alle questioni del Turismo: “È urgente l’avvio di un tavolo strategico annuale per lo sviluppo del turismo che coinvolga ministero, regioni, associazioni del settore, sindacati e consumatori“, dichiara nel corso di un incontro con Confindustria. Dopo le polemiche, fa marcia indietro sulla proposta di legge che voleva imporre cariche a tempo per soprintendenti e direttori di museo. Auspica un coinvolgimento sempre maggiore da parte dei privati, rispondendo a un’inchiesta sui conti della cultura firmata da Pierluigi Panza. La Lega Nord chiede, in Senato, le sue dimissioni a seguito dei crolli al Teatro Piccolo di Pompei: “pesino quanto quelli che causarono l’addio di Sandro Bondi”.
Agosto
Il 2 agosto il Consiglio dei Ministri approva il decreto legge “Valore Cultura”, che prevede alcune misure urgenti finalizzate alla tutela, la valorizzazione e il rilancio dei beni e delle attività culturali e del turismo. Dall’istituzione di un direttore generale per il Progetto Pompei, finanziato con 105 milioni di euro di fondi europei, alla riassegnazione totale degli introiti della vendita dei biglietti dei siti culturali al Mibac; dallo stanziamento di 8 milioni di euro per il completamento dei Nuovi Uffizi, ai 4 milioni elargiti per la realizzazione del Museo della Shoah a Ferrara; dal tirocinio di 12 mesi per 500 laureati under 35, ai 90 milioni per il tax credit per il cinema; dai 5 milioni per un tax credit sulla musica, a un fondo di 75 milioni per il risanamento delle fondazioni lirico-sinfoniche, fino alle nuove facilitazioni per effettuare donazioni private al settore culturale.
Bray presenta la Commissione per il rilancio dei beni culturali ed il turismo e per la riforma del Ministero in base alla disciplina sulla revisione della spesa, presieduta dal professor Marco D’Alberti, Ordinario di Diritto Amministrativo alla Sapienza. Ne fanno parte Paolo Baratta, Tomaso Montanari, il Presidente Federturismo di Confindustria, Renzo Iorio, il professor Massimo Bergami, il Soprintendente per i beni archeologici della Calabria, Simonetta Bonomi, la professoressa Rita Borioni, il professor Lorenzo Casini, l’archivista di Stato di Venezia Matteo Ceriana, la Direttrice del Mart Cristina Collu, il professor Yves Gaudemet, il direttore dei Girolamini, Maurizio Giancaspro, la dottoressa Maria Pia Guermandi dell’Istituto beni culturali Regione Emilia Romagna, il Soprintendente archivistico per la Sardegna Monica Grossi, Angelo Lalli, Professore di Diritto Amministrativo alla Sapienza, Riccardo Luna, Esperto di nuove tecnologie, Marino Ottavio Perassi, Antonia Pasqua Recchia, il Direttore regionale per i beni culturali dell’Umbria, Francesco Scoppola e la Soprintendente archivistica della Toscana, Diana Toccafondi.
Settembre
Polemiche intorno al ridimensionamento del Fus: “Ci si lamenta che sia diminuito? Bisogna ringraziare che ci sia ancora!”, risponde Bray. “Dostoevskij diceva che la bellezza salverà il mondo: è vero, ma solo se si possiedono gli strumenti per comprenderla e renderla disponibile per i nostri cittadini“. Così Bray contestualizza il decreto “Valore Cultura”, in discussione al Senato. E aggiunge: “Gombrich diceva che riconosceva a prima vista i visitatori italiani al British Museum per l’atteggiamento che avevano nell’osservare le opere d’arte. Un atteggiamento nato da una cultura innata e da un’educazione al bello. Serve che questa tradizione sia coltivata sempre“.
Ottobre
A Francoforte apre la Buchmesse: Bray annuncia il viaggio a sostegno dell’editoria italiana, salvo poi annullarlo all’ultimo. Troppi poteri alle Soprintendenze: arrivano bordate al decreto “Valore Cultura”, è il sindaco di Verona Flavio Tosi a chiedere che la Regione Veneto ricorra in sede di Corte Costituzionale.
Novembre
Bray illustra alla stampa i termini generali della sua riforma del MiBAC, partorita dalla commissione di cui sopra. Sulla riforma si innesta da subito un generalizzato sentore di caos diffuso: aiutato dalle prescrizioni fissate dalla spending review che impone un taglio dei posti dirigenziali e che fissa le quote a 6 fra direttori generali e regionali, e 32 fra soprintendenti, direttori di musei o di archivi o di biblioteche. Bray vorrebbe alleggerire il corpo centrale del ministero e rafforzare le strutture periferiche, oppresse dalla burocrazia e divise da impensabili sperequazioni economiche. Ma la sollevazione contro le proposte è istantanea.
Dicembre
Torna il fuoco di fila in Parlamento dai banchi del centrodestra, con la richiesta di dimissioni per il ministro dopo nuovi cedimenti nel sito archeologico di Pompei. Intanto il ministro pare segnare un punto con la nomina del generale Giovanni Nistri a direttore generale proprio per Pompei: ma l’apprezzamento per la scelta è tutt’altro che generale. Intanto esplode il malcontento per i cinquecento contratti di un anno riservati ad under 35 alla cifra di 5000 euro lordi: la rivolta è contro il principio di coinvolgere competenze a basso costo per procedere alla catalogazione del patrimonio culturale.
Gennaio
Passano i mesi, ma di azioni strutturali non pare scorgersi nemmeno l’ombra. Ma Bray gongola per l’acquisto della Reggia di Carditello da parte del Ministero per i Beni Culturali. Una notizia da lodare, se non fosse che la nostra amministrazione dei beni culturali non è minimamente in grado di preservare e valorizzare i beni “già” annessi al patrimonio collettivo, figurarsi le nuove acquisizioni. 11 milioni e mezzo di euro – tanto costa l’operazione Carditello – non sono pochi, per i budget correnti: e poi che accadrà? Cosa diventerà? In quale contesto sarà valorizzata? Diventerà qualcosa di attrattivo con una gestione virtuosa, o andrà solo ad incrementare i costi a fronte di pochi sparuti ingressi? La protesta contro il bando “500 giovani per la Cultura” assume evidenza plastica a Roma, con la manifestazione “500 No al Mibact”.
A cura di Massimo Mattioli
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