Imprenditori, università, artisti. Insieme in Art_Imprendo
Creare un contesto per lo scambio di competenze ed esperienze tra piccole-medie imprese e l'ambiente creativo: ecco cosa si prefigge “Art_Imprendo”, nuova iniziativa coordinata dal Dipartimento di Managament di Ca' Foscari in collaborazione con il Comune di Schio e la Confederazione Nazionale dell'Artigianato di Vicenza. Dodici partecipanti, sei artisti e oltre sei mesi di tempo per un percorso formativo che tenta di mettere in relazione due mondi che negli ultimi anni cercano sempre più di collaborare. Abbiamo incontrato Fabrizio Panozzo, docente di Ca' Foscari e organizzatore dell'iniziativa, e Anna Zerbaro Pezzin, direttore artistico dell'evento Pulsart Restart.
Come e quando è nata l’idea di questo progetto?
Il progetto è stato ideato da noi come Università di Venezia, Dipartimento di Management, su sollecitazione della Regione Veneto che a sua volta è stata pungolata dall’Associazione Artigiani, in particolare dai giovani artigiani del Veneto. Sentendo circolare da qualche tempo l’idea di collegare l’arte, la capacità artistica con quella artigianale e giocando inoltre sulla radice comune dei termini, gli artigiani avevano pensato di suggerire il finanziamento di iniziative che mescolassero questi due ambiti. Siamo quindi partiti da questa sollecitazione che arriva dal mondo delle imprese tentando di darne corpo e sostanza culturale e accademica.
Parliamo del programma: quali saranno le tappe principali del percorso formativo a cui prenderanno parte le persone selezionate?
Il percorso di formazione sarà in parte situato in uno spazio formativo aziendale, quindi le aule saranno le aziende stesse coinvolte nel progetto. Faremo pochissime lezioni frontali nel senso convenzionale, tanto che saranno tenute in una fabbrica, l’ex lanificio Conte di Schio. Possiamo dire, quindi, che cogliamo lo spirito profondo di connettere saperi accademici e artistici con saperi imprenditoriali che nascono nello spazio specifico aziendale. Ci sarà una formazione svolta in fabbrica a cui si uniranno, in parallelo, gli stage, creando un’esperienza unitaria, un aspetto caratteristico del lavoro che abbiamo svolto. Il rapporto è di circa 160 ore di formazione frontale coordinata non da docenti convenzionali, bensì, per la maggior parte, da artisti, senza contare i quattro mesi di formazione in azienda attraverso il meccanismo dello stage.
Il termine “start up” è un’espressione che in questi ultimi anni è diventata parte del linguaggio comune. Ma cos’è veramente e in quale modo Art_Imprendo rientra in questa categoria?
Lo ammetto, siamo stati costretti a utilizzare il termine “start up” contro la nostra volontà perché è una parola che circola: siamo obbligati, come d’altra parte lo sono anche le imprese artigiane, a usare parole che in un certo modo suscitano impatto mediatico. Noi crediamo fortemente nel fatto che ci sia una dimensione di liberazione rispetto all’utilizzo di queste parole: la parola “start up” significa troppo e nel contempo non significa niente, nulla di diverso da ciò che è sempre successo, ovvero la nascita di un’iniziativa imprenditoriale. Le start up sono sempre esistite, a partire dalla bottega rinascimentale e, probabilmente, anche da epoche precedenti.
Il termine che noi preferiamo usare è “piccola impresa innovativa” perché ci concentriamo sull’aspetto dell’innovazione e su quello dimensionale: l’essenza che vorremmo si cogliesse dell’idea di “start up”, negli ultimi anni molto legata ad aspetti relativi al mondo digitale, è piuttosto quella legata alle cose fatte da poche persone su piccola scala che colgono i bisogni in maniera innovativa ma che non necessariamente diventeranno qualcosa di grande. Qui non ci occupiamo di digitale, quindi vorremmo liberarci dal peso delle parole troppo di moda: un’operazione che cerchiamo di fare con questo percorso è proprio quella di andare alla sostanza dei progetti piuttosto che seguire le mode dettate dalle parole.
Cosa significa applicare contenuti propri del campo imprenditoriale ad altri più creativi in contesti come quelli delle piccole imprese? Siete andati incontro a qualche genere di resistenza?
Che cosa significa veramente non lo sappiamo, perché questo è in larga parte un processo sperimentale. Intuiamo che alla radice dell’attività artistica e imprenditoriale ci sia un nodo comune che ha a che fare con almeno due aspetti: l’urgenza dell’agire e il rischio dell’agire. Una necessità di fare qualcosa che è una sorta di pulsione primordiale non necessariamente motivata dal successo, per quanto riguarda il lato artistico, e dal profitto, dal lato imprenditoriale, ma che si configura come una vera e propria necessità.
Vorremmo lavorare su questa urgenza, sulla quale il mondo dell’imprenditoria non ha dimostrato nessuna particolare resistenza, anzi. È stato straordinario vedere come gli imprenditori, se stimolati sul versante dell’azione, dell’urgenza a dell’agire, abbiano immediatamente stabilito una connessione sul genere di proposta che abbiamo suggerito, fondata cioè su una dose molto significativa di spontaneità e improvvisazione. Gli imprenditori di questo tipo di aziende e dimensione, che stanno in azienda e che conoscono perfettamente il layout della loro fabbrica, di fronte a uno stimolo che ha una forte componente intuitiva di urgenza e di rischio rispondono in maniera assolutamente lineare e coerente con quello che volevamo dire.
Ogni giorno si assiste alla nascita di start up nel settore creativo e culturale italiano dalle più varie modalità, finalità e qualità. Quali sono le caratteristiche che differenziano Art_Imprendo da altre proposte?
Non lo sappiamo! Lo sapremo solo vivendo, come diceva il Poeta, quindi, innanzitutto, cominceremo dal processo. Ovviamente cerchiamo di fare qualcosa di distintivo perché, invece di seguire la moda di creare qualcosa e chiamarla start up, intendiamo partire dai bisogni che si formano dentro le realtà imprenditoriali esistenti, cercando di vedere se ci sono possibilità e potenzialità ancora inevase. Quindi, quello che c’è di diverso in questa proposta è la creazione di un ecosistema creativo fatto e pensato attorno a un festival indipendente d’arte contemporanea quale Pulsart Restart. Pensiamo che questo contenitore, nato in un contesto come quello dell’alto vicentino, in cui sono presenti molte piccole e medie imprese, possa costituire un quadro capace di generare altre idee imprenditoriali. Ciò che crediamo è che sia innovativo proporre il contesto artistico come brodo primordiale dentro al quale pensare di far nascere nuove idee imprenditoriali.
In quale modo l’esperienza di Art_Imprendo si intreccerà con Pulsart Restart?
Pulsart Restart partirà con la collaborazione al progetto Art_Imprendo in febbraio. Gli artisti che parteciperanno a questo innovativo percorso – e che esporranno il prossimo luglio durante le settimane del festival le opere generate durante i workshop con l’aiuto dei dodici stagisti – provengono da diversi ambiti e sperimentano con i diversi linguaggi che caratterizzano l’essenza stessa dell’arte contemporanea, passando dunque dal video alla fotografia digitale, dall’installazione alla performance e all’utilizzo delle tecnologie più sofisticate. Gli stagisti, quindi, saranno coinvolti non solo sul lato pratico ma anche e soprattutto su una dimensione più emozionale e sperimentale che dovrebbe portarli a poter utilizzare metodologie progettuali creative in ambiti non necessariamente propri del mondo dell’arte e della cultura. I nomi degli artisti coinvolti sono Esperimentocinema, Angela Loveday, Serena Montesissa e Francesco Groni di Atelier Frase, Silvia Gribaudi, Valentina Perazzini e Roberto Pugliese.
Filippo Lorenzin
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