Prudential Eye Awards. L’occhio dell’Asia
Termina domani la mostra che ha fatto seguito all’edizione inaugurale di uno dei premi destinati a diventare tra i più importanti per l’arte emergente dell’Asia Maggiore. Artisti di trenta Paesi hanno proposto dipinti, fotografie, installazioni, sculture e video. Ne abbiamo parlato con Serenella Ciclitira.
I Prudential Eye Awards sono stati lanciati, o meglio, inaugurati ufficialmente a Singapore il 18 gennaio scorso. Un insieme di cinque premi dedicati alla ricognizione dell’arte contemporanea emergente di tutto il sud-est del mondo e fondati dal Global Eye Program, un’organizzazione non profit istituita dalla Parallel Contemporary Art in collaborazione con la Saatchi Gallery.
Giovani artisti di oltre trenta Paesi, seguendo l’indirizzo di cinque differenti discipline (Photography, Painting, Sculpture, Installation e Digital/Video) hanno dato vita, per la prima volta, non solo alla cerimonia di premiazione, ma anche a una grande mostra collettiva che termina domani 5 febbraio al Suntec City dello stato insulare di Singapore. Il riconoscimento più alto (oltre ai 20mila dollari riconosciuti ai vincitori di ciascuna delle categorie), però, è stato offerto a un overall winner sotto forma di un’ambitissima mostra personale alla Saatchi Gallery di Londra, in programma nell’estate del 2014 (progetto accompagnato anche da 30mila dollari di fee). Merito riconosciuto al pittore australiano Ben Quilty.
Al termine della prima edizione dei Prudential Eye Awards abbiamo intervistato uno dei suoi fondatori, nonché uno dei membri della giuria internazionale preposta alla selezione dei lavori, per definire un quadro d’insieme: Serenella Ciclitira.
Quali sono gli obiettivi e le caratteristiche della partnership che collega la Parallel Contemporary Art e la Saatchi Gallery?
La PCA – Parallel Contemporary Art è stata fondata per promuovere gli artisti asiatici emergenti a un livello internazionale, incrementando, in ultimo, il loro profilo globale. Assieme a mio marito, David Ciclitira, abbiamo costituito una collezione d’arte contemporanea estesa, una raccolta che offrisse determinati focus su lavori di giovani artisti emergenti. PCA è un ulteriore ampliamento di questi decenni di devozione. In qualità di organizzazione non profit, abbiamo sviluppato una propensione verso gli artisti emergenti. 23 anni fa abbiamo fondato due concorsi, due premi annuali per il Royal College of Art di Londra: il Parallel Award per la pittura e la Borsa di Studio Serenella Ciclitira per la scultura, premio che tutt’oggi fornisce un notevole supporto economico per gli artisti che si stanno diplomando.
L’idea iniziale del PEA è stata concepita durante un viaggio in Corea, quando abbiamo realizzato che non esistevano infrastrutture per i giovani artisti, in termini di borse di studio, mostre o fondi che li incoraggiassero e li spingessero verso un successo internazionale. Dunque, abbiamo voluto portare l’esperienza del Parallel Group, sviluppato nel mondo degli sport e dell’industria musicale, anche sulla scena artistica. Siamo entrati in partnership con la Saatchi Gallery e abbiamo deciso di lanciare il Global Eye Programme, a partire dal Korean Eye, per esporre i lavori delle stelle nascenti nel firmamento artistico coreano, per poi realizzare che si era sviluppato un vero e proprio interesse per queste forme di esposizioni in tutta l’Asia. Infatti, abbiamo proseguito istituendo l’Indonesian Eye nel 2011, il Korean Eye II nel 2012 e l’Hong Kong Eye nel 2013, fino all’odierno Global Eye Programme che, prima di giungere alla sua ultima forma, ha avuto diciassette mostre/sedi in tutto il mondo ed è stato visto da oltre due milioni di persone.
Quando sono nati esattamente i PEA e perché?
I Prudential Eye Awards sono stati l’ovvia e successiva tappa evolutiva del marchio Eye, ricognizione che ha come tema il raggiungimento degli artisti emergenti attraverso tutta l’Asia. A Singapore la nostra visione ha imposto che i PEA potessero diventare i riconoscimenti dedicati alla nuova arte contemporanea internazionale, premi che celebrassero e scoprissero nuovi talenti in Paesi spesso misconosciuti a noi occidentali. I premi, compatibilmente, offrono una piattaforma per gli artisti contemporanei asiatici in grado di anticipare, attraverso un evento dalla partecipazione globale, l’eccellenza nei campi della fotografia, della pittura, della scultura, dell’installazione e delle forme di digital art.
Se i PEA sono stati creati per investigare i talenti emergenti in Asia, perché quest’anno è stato scelto fra i vincitori il pittore australiano Ben Quilty? Quali caratteristiche, relative ai PEA, il suo lavoro incarna?
I Prudential Eye Awards sono dedicati agli artisti emergenti dell’Asia Maggiore. I premi fanno emergere la ricchezza delle diverse culture del Sud-est del mondo. Alla sua prima edizione, oltre cinquecento artisti, provenienti da trenta Paesi, si sono presentati per sottoporre i loro lavori alla giuria dei PEA. Come ha riferito Ben Quilty durante un’intervista: “Sono cresciuto in Australia, mi sono sempre sentito come se fossi vissuto una sorta di buco nero. Solo adesso ho l’opportunità di vedere la mia provenienza e il mio ruolo all’interno della più estesa Asia Maggiore”. Mentre giudicavo i lavori, mi sono resa conto che stavo cercando artisti che avessero il potenziale per lasciare un marchio nel mondo dell’arte, al di là del corso delle loro possibili carriere e di un progetto che dimostrasse abilità, immaginazione e predisposizione. Ho scelto il lavori di artisti che avessero un tono di sfida, di impegno verso il mondo, che sapessero ben concettualizzare la loro opera e che questa fosse frutto di una produzione virtuosa. Ritengo che l’arte sia prima di tutto una voce che parla per rappresentare l’ambiente, il contesto dal quale proviene. Ovviamente, questa può toccare, allo stesso modo, differenti temi, trend, religioni e situazioni sociali. Spalmata, imbrattata, rappresa e schiaffata sul piano pittorico con sfrontata virtuosità, l’arte di Quilty sfida gli assunti della nostra ricerca. Un immaginario iconico, animato da una terza dimensione strutturale, diventa anche veicolo di meditazioni dissimili sulla potenza del dipingere. Più semplicemente, il suo potente e irresistibile effetto persegue la nobile tradizione della pittura come antidoto al compiacimento e alla noncuranza.
Potrebbe cortesemente annunciare, o rivelare, i programmi futuri della prossima edizione dei PEA? Potrebbe, in futuro, fondare un premio simile anche per artisti emergenti europei?
Il Malaysian Eye sta per essere lanciato a marzo del 2014. L’iniziativa include una mostra caratterizzata dai lavori di oltre venti artisti, una pubblicazione di riferimento presentando settantacinque artisti malesi fondamentali e una serie di programmi dedicati all’educazione creativa. Abbiamo inoltre in mente di creare una fiera dedicata all’arte emergente per giovani gallerie, un appuntamento che vorremmo inaugurare in giugno. Per quanto riguarda i PEA, intendiamo istituire i premi come un evento annuale e il prossimo anno si terrà nuovamente a Singapore. Ci auguriamo che nei prossimi dieci anni il marchio Eye cresca e diventi sempre più importane. Il nostro scopo è creare qualcosa che denoti una certa longevità. In fondo, siamo solo all’inizio.
Potrebbe esprimere, o formulare un augurio che accompagni tutte le generazioni di giovani artisti emergenti che prenderanno parte ai premi?
Il mio suggerimento, la mia ammonizione consiste nel pensare che essere un artista è, e resta, sempre difficile. Ciò che conta è sapere quel che si vuole e dedicare la propria vita a raggiungerlo. Mai giungere a compromessi sul proprio lavoro, mai portare avanti il proprio lavoro per soldi o per raggiungere il successo. Bisogna concentrarsi sul creare il miglior lavoro possibile e sul compiere le giuste scelte, affinché il proprio progetto e il proprio scopo resti sempre al sicuro.
Ginevra Bria
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati