Novara. All’ombra della Cupola Antonelliana
Una città piccola, Novara, che punta in maniera intelligente sulla cultura. Il 28 febbraio si è tenuto in città l’evento “Cantiere della Conoscenza/Fabbrica di Bellezza”: una componente importante del Piano di Valorizzazione messo a punto dall’organizzazione cittadina “Comitato d’Amore per Casa Bossi”, nell’ambito del programma “Sistema culturale e Casa Bossi”. Una delle numerose iniziative di questa città che riesce a coinvolgere nella valorizzazione del suo sistema culturale cittadini, aziende e fondazioni bancarie.
Novara, poco più di centomila abitanti. È in Piemonte, ma si trova a circa cinquanta chilometri da Milano, a cui apparteneva sino al 1734. Questa vicinanza alla metropoli meneghina ha sempre contribuito a fare della terra novarese un ibrido tra Lombardia e Piemonte, in termini sociali, economici e anche culturali. Una miscela riconoscibile anche nelle celebrazioni del santo patrono, San Gaudenzio, del 22 gennaio: in quel giorno si svolge nella basilica la “cerimonia del fiore”, uno spettacolo imponente durante il quale il grande lampadario della chiesa viene calato e vengono sostituiti tutti i fiori che lo compongono con altri nuovi, in ricordo del miracolo compiuto da San Gaudenzio che per rendere omaggio a Sant’Ambrogio in visita fece sbocciare in gennaio tutti i fiori del suo orto.
Tradizione e anche modernità: oggi Novara ha un’organizzazione culturale e urbana strutturata in un integrato sistema dei beni e delle attività culturali, di cui fanno parte monumenti collocati più o meno sulla stessa area centrale. Il modello è interessante e ha un’organizzazione a più livelli: la città dell’’800, quella delle architetture del più autorevole progettista novarese, Alessandro Antonelli – fra le quali spiccano la Cupola di San Gaudenzio, il Duomo e la Casa Desanti Bossi – oltre a quelle dei tanti ingegneri e architetti suoi contemporanei; la città dei grandi contenitori del sistema culturale, tra cui spicca il Castello che verrà completato nel 2015 e sul quale è in corso un dibattito sulle possibili destinazioni d’uso (esposizione delle civiche raccolte d’arte e archeologia oppure trasferimento della biblioteca); il sistema dei Centri di ricerca e incubazione, tra i quali è in costruzione il nuovo Polo di Innovazione tecnologica e riqualificazione nell’area di Sant’Agabio. Si tratta di un luogo destinato a diventare centro di ricerca pubblica a livello nazionale nell’ambito della ricerca biomedica, in particolare sulle malattie autoimmuni, a partire dall’Ircad, il centro di ricerca interdisciplinare sulle malattie autoimmuni.
È in tale contesto che il Comitato d’Amore per Casa Bossi ha messo a punto la sua strategia “Casa Bossi Polo Culturale” che si propone come punto qualificante del citato piano di valorizzazione della città. La strategia, basata su cinque aree di rinascita – sperimentazione, cultura, innovazione, rappresentanza e servizi – è supportato dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del Progetto Cultura e Aree Urbane – Sistema Culturale e Casa Bossi, con il Comune di Novara capofila, la Fondazione Teatro Coccia e l’ATL Novara.
Casa Bossi è il più bel palazzo civile della città. Progettato nel 1857 da Alessandro Antonelli, rappresenta la sintesi perfetta fra lo stile neoclassico e l’epoca – l’Ottocento – che più di ogni altro sono stati determinanti a livello di morfologia urbana per la città di Novara. Attorno all’idea di recupero e valorizzazione di questo edificio, che è in stato di abbandono da circa trent’anni, si è costituito nel 2010 un Comitato di cittadini che opera d’intesa con l’Amministrazione Comunale che ne è proprietaria.
Il modello gestionale del Comitato è di tipo partecipativo e tende a sviluppare nuovi contenuti attraverso approcci innovativi, soprattutto tramite la contaminazione dei linguaggi del contemporaneo. Quanto realizzato in questi primi quattro anni di sperimentazione ha confermato le potenzialità di Casa Bossi come attivatore e contenitore light della città, sostenibile anche con interventi minimi di messa in sicurezza. Casa Bossi ha già dato un’ottima prova di come occupare i suoi enormi spazi vuoti con invenzioni che ne esaltino il potenziale immaginifico. Una prima volta nel 2012 con l’opera site specific di Gian Maria Tosatti Tetralogia della polvere e, successivamente, con le produzioni artistiche inserite nella mostra Sentieri che si perdono nella mente. Sul filo tra follia e speranza (con opere di Carlo Zinelli, Nu de Dos Arte, Giovanni Sesia, oltre a fotografie di Gianni Berengo Gardin e Donatella Pollini) e l’anno scorso con la mostra Ripensare una città. Omaggio a Gabriele Basilico. Da Mestre a Novara, curata da Riccardo Caldura.
Un valido esempio di riuso creativo di spazi a investimento ridotto, ottimale rispetto alle risorse di cui possono disporre oggi i comuni, nettamente contrapposto al modello tradizionale di investimento più corposo sul puro contenitore.
Monica AG Scanu
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