Artecucina: la scatoletta scatologica di Piero Manzoni e il merdessert di Alessandro Negrini

Non è una provocazione, non è uno schiaffo al perbenismo di chi, ancora oggi, sorride e irride davanti alla "Fountain" di Marcel Duchamp, di coloro che inscatolano in compartimenti stagni l'arte e il bello da una parte e la realtà e la vita dall'altra. La scatola di Manzoni non è dunque una curiosità scatologica, semmai contiene un minimo principio di escatologia, una riflessione sulle aspettative dell’uomo tra l'appetito del futuro e la digestione del passato. Terzo articolo di Carlo e Aldo Spinelli, in bilico fra cucina e arte.

Non è di certo “appetibile” il dessert di Alessandro Negrini de Il Luogo di Aimo e Nadia a Milano, tuttavia la grandezza Michelin ben si addice alla provocazione artistica e defecatoria. Il piatto in questione è una Mousse di cioccolato e olio evo, tisana di verbena e camomilla con biscotto. E fin qui quiete scorre negli annali gourmet. Ma la spinta artistica infonde una premessa concettuale a questo piatto: è stato realizzato per stimolare (non provocare) i buongustai benpensanti, gli esteti dell’effimero, i goduriosi che idolatrano la forma della bellezza e non riescono a vedere la magnificenza del sapore e del contenuto.
Ormai se un piatto (come un’opera d’arte) è bello e ben presentato vuol dire che è anche buono? Allora ecco che s’infiocchetta anche la merda in modo gourmet e provate, o scorbutici adepti della nouvelle cuisine, a dire che è buono! L’apparenza inganna e l’alito non fa da intonaco. Per questo si può citare il filosofo positivista Aristide Gabelli quando afferma nel 1886 che “il mondo giudica gli uomini non dalle prove, ché non ha il tempo di ricercarle, ma dalle apparenze, onde poco basta a passare per una perla e pochissimo per un briccone”. Ricorda forse il giovane Piero Manzoni?

Piero Manzoni, Merda d'artista n°002, 1961 - Collezione Fioravanti-Meoni

Piero Manzoni, Merda d’artista n°002, 1961 – Collezione Fioravanti-Meoni

Quello che conta è il contesto, l’ambiente circostante: se il dessert viene impiattato con gusto estetico, il suo gusto organolettico si esalta. Lo stesso accade per la Merda d’artista di Manzoni che, “Conservata al naturale. Prodotta ed inscatolata nel maggio 1961”, è riuscita ad abbattere l’aura di solenne distacco tra l’immanenza dell’opera d’arte e il suo essere un semplice oggetto da collezione. Anticipando le cervellotiche esercitazioni dell’arte concettuale, la sua natura intestinale ha stupito ma anche convinto il collezionista, che si è così scoperto come parte necessaria e determinante della produzione artistica.
Se l’orinatoio di Duchamp è diventato scultura solo perché esposto in un museo, la scatoletta di Manzoni si è appropriata del suo valore artistico soltanto nel momento in cui qualcuno (ben novanta persone, tante quante sono le stesse scatole) ha deciso di acquistarla al prezzo dell’oro, è stato lo stesso Manzoni a stabilirlo.
Il “merdessert” di Alessandro Negrini è diventato artistico quando si è deciso di tramandarne l’esperienza estetica solo attraverso la fotografia. Non tutta l’arte contemporanea va buttata nel cesso.

Carlo e Aldo Spinelli

www.mostramanzonimilano.it
www.aimoenadia.com

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Carlo Spinelli

Carlo Spinelli

Laureato in Lettere Moderne e iscritto a Storia Antica, viaggia mangia e scrive in ordine sparso per ItaliaSquisita, Rolling Stone, La Cucina Italiana e Wired. Approfondendo l'antropologia dell'alimentazione nel contemporaneo mangiare, tra culture e geografie all'antitesi, ama in egual misura…

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