Dieci anni di ARTOUR-O. Intervista con Tiziana Leopizzi
Dieci anni di ARTOUR-O. E noi siamo andati a parlare con la sua ideatrice, Tiziana Leopizzi. Per farci spiegare innanzitutto cos’è questo strano fenomeno che non è una fiera, non è un premio, non è un facilitatore, non è un progetto per le aziende. Ma che è tutto questo insieme e parecchio altro.
La decima edizione è quella utile per fare i bilanci. Parliamo di com’è andato questo ARTOUR-O innanzitutto: quali sono stati gli stimoli e i feedback?
Il fuoco addosso ce l’ha messo l’idea di festeggiare la decima edizione di ARTOUR-O nell’anno dedicato a Michelangelo insieme all’Accademia delle Arti del Disegno. È la più antica d’Europa, di cui proprio Buonarroti fu il primo accademico, e ci ha invitato a partecipare alle celebrazioni michelangiolesche lanciate da Toscana in Contemporanea. Per questo, alle tradizionali sezioni del MUST, si è affiancata la mostra Io e Michelangelo, un test sul rapporto esistente tra la cultura di oggi e la nostra cultura di riferimento. Abbiamo presentato il primo step a Villa Fani – il secondo e il terzo si aprono in seguito nelle sedi dell’Accademia delle Arti del Disegno – per tentare di indagare il rapporto esistente oggi tra i giovani e la storia dell’arte percepita. Amiamo molto riflettere sulle interrelazioni: la relazione tra ieri e oggi dà vita al Percorso in Città; arte e ambiente ad ARTOUR-O nel Parco; artisti e cibo ad ARTOUR-O a Tavola; i giovani e le diverse discipline al gAt; arte e design nel quotidiano a Interior; l’arte e i bambini nella sezione Kids.
Parliamo dei feedback.
I feedback questa volta sono stati esaltanti: basti pensare che ARTOUR-O ha potuto raddoppiare gli spazi, coinvolgendo una casa stupenda come Villa Fani, aperta al pubblico per la prima volta. Tutto si è moltiplicato e di conseguenza sono nati, come sempre, nuovi progetti tra i partecipanti e anche tra di noi, secondo il vero scopo di ARTOUR-O che, ricordiamolo, è scouting a tutto tondo, e si sono aperte porte e portoni. Cito come esempio la presenza di Ermete Realacci, con il quale ci troviamo in assoluta sintonia, così come quella degli ARTOUR-O d’Argento, i committenti che in Italia sono incredibilmente vivaci, come Vittorio Livi, Gianmarco Brogi e come l’artour-issimo – data la sua ecletticità – Daniele Lombardi.
Penso poi ai MISA – i Musei Internazionali in progress di Scultura per le Aziende. Il prossimo, presentato a Villa Fani, si terrà a Guidonia Montecelio e costituisce un nuovo step inedito del network. Infine, ma è solo l’inizio di una bella storia, Ellequadro ha proposto di introdurre lo studio della storia dell’arte in tutte le scuole di ogni ordine e grado, con un manifesto redatto congiuntamente con Luigi Zangheri ed Ermete Realacci. Anche l’assessore alla cultura del Comune di Firenze, Sergio Givone, si è detto d’accordo.
Tante cose tante davvero, come la collaborazione nata con la Spagna, peraltro già presente quest’anno con artisti notevoli e una fortissima delegazione tra politici e studiosi, in primis la console Maria de Los Angeles Velloso, che ci aspettano a ottobre.
Ora torniamo all’inizio. Com’è nata questa idea? Come è nato questo format? Non è facilissimo da spiegare: proviamo a farlo in poco spazio.
Lo so, non è facile perché è molto articolato. Posso dire che ARTOUR-O il MUST è nato dalla voglia di riportare l’arte in un contesto abitativo, confortati in questo da un gigante come Gombrich. Il mio grazie va però anche ad Achille Bonito Oliva, che per primo importò questo concetto a Roma dal Grammecy Hotel di New York, che si concretizzò allora in Riparte, di cui sono stata consulente per un paio di edizioni, un appuntamento all’inizio easy e intelligente.
ARTOUR-O però è un vagabondo ed è poi andato per la sua strada, concentrandosi sul concetto di network e l’imprinting si deve a un curriculum davvero speciale, quello con cui Leonardo da Vinci si presentò a Ludovico il Moro, che devo ad Alessandro Vezzosi, che qui ringrazio ancora, e da lì è scattato qualcosa. Il nostro interesse ad esempio per la committenza di ieri e per quella di oggi, e sul discorso a questa correlato – non c’è mercato se non c’è cultura -è un “must” che abbiamo lanciato il primo anno di ARTOUR-O.
Come sono state le edizioni iniziali e come si è adeguato il concept ai tempi?
Credo sia stato sempre molto divertente e stuzzicante. Vogliamo incuriosire tutti, anche i bambini, i cittadini di domani, e per questo siamo sempre molto attenti a presentare un’arte “figlia” della tradizione, che abbia sostanzialmente una funzione catartica, che offra quella pausa mentale che ci permetta di affrontare rinnovati il quotidiano. Di qui è nata appunto l’attenzione all’arte del benessere, al cibo, e una serie di altre declinazioni: le idee non ci mancano. All’inizio si pensava di creare un network tra gallerie ed enti istituzionali, ma anche fondazioni e associazioni, poi il progetto si è naturalmente rivolto verso la divulgazione e, per quanto detto prima, alle aziende, diventando così uno strumento di comunicazione.
Il primo ARTOUR-O è del 2005, preistoria. Com’è cambiato dal vostro osservatorio il mondo dell’arte?
L’Archivio, che non ho ancora citato, è il nostro potentissimo motore e raccoglie informazioni su 165mila artisti nel mondo dal primo gennaio del Novecento a oggi. Abbiamo sempre studiato l’arte da questo osservatorio particolare e ricchissimo, e continua a essere molto valido e anche per questo è nostra intenzione farne dono a una struttura adeguata. Anche grazie a questo ARTOUR-O ha visto la luce, seguito fin dall’inizio da un lungimirante Dario Nardella, sempre presente come relatore ai nostri focus. L’arrivo poi di Internet, a cui si deve la rivoluzione epocale che secondo me è ancora all’inizio, ci ha fatto capire che eravamo sulla strada giusta.
Avete un bell’archivio di case history nel rapporto tra aziende, arte e artisti costruito in questi anni. Puoi citarci qualche caso di buona pratica da replicare? Cos’è il programma MISA?
Siamo partiti da una realtà incontrovertibile, la “naturale tendenza al bello” di cui parlava già nel 1972 Marco Valsecchi; e comunque, chiunque abbia la fortuna di imbattersi nell’arte o nella creatività migliora la qualità della vita propria e quella degli altri. MISA – che significa Museo Internazionale in progress di Scultura per le Aziende – è nato nel 2009, lanciato a Genova con Umberto Risso-Autogas Nord e la Regione Liguria; è stato poi presentato da un’altra persona straordinaria che ho avuto la fortuna di incrociare, Catterina Seia, durante uno dei focus di ARTOUR-O all’Accademia delle Arti del Disegno tre anni fa. MISA è complementare al nostro progetto principale perché, mentre ad ARTOUR-O convergono tante realtà diverse, al MISA invece la nostra presenza si focalizza su una sola azienda.
La mostra Ipotesi Dinamica, che è fisiologica al MISA e quindi ne è sempre parte integrante, offre l’occasione per presentare le opere dei diversi artisti segnalati dai partecipanti ad ARTOUR-O. È compito poi degli imprenditori scegliere quelli con cui si sentono più in sintonia e una o più opere vengono realizzate grazie agli artisti che si misurano con il genius loci.
Il proto-MISA, realizzato una quindicina d’anni fa, fu con la San Marco Laterizi. Andai da Frédéric Altmann perché qui mi prendevano per folle a voler presentare una mostra della durata di un anno in uno stabilimento tutto automatizzato che produceva tegole. Altmann invece ne fu entusiasta e mi offrì la sua dottissima presentazione. I feedback che ne scaturirono son stati poi oggetto di studio.
Come regge economicamente e finanziariamente un’avventura come ARTOUR-O?
Con tanta fatica e grazie a tante persone che ci credono e che sono lo zoccolo duro, come il Marchesato degli Aleramici o amici nuovi come Dr. Vranjes. Tieni presente che non c’è biglietto d’ingresso ed è una scelta precisa per incoraggiare tutti, soprattutto i giovani. Chiediamo semmai di acquistare il catalogo, che è studiato per essere uno strumento di lavoro. ARTOUR-O è un appuntamento squisitamente culturale, di PR e comunicazione, e quindi le aziende o altre realtà come università o comuni e istituzioni in genere hanno interesse ad avere grazie a noi una ribalta che permetta incontri molto costruttivi per tutti, e sono orgogliosi come committenti di parlare il lessico dell’arte, l’unico accettato nel nostro contesto, presentando o in prima persona o attraverso i loro project leader il progetto d’arte che li rappresenti. A seconda dell’impegno di ciascuno, e anche delle reali possibilità, ci sono differenti quote di partecipazione.
Gli ARTOUR-O d’Argento e i MISA d’Argento poi sono nostri “fan” e sono la punta di un iceberg di quell’Italia sana di cui si sente parlare poco ma che è straordinaria. Tra gli altri, Maria Paoletti e Gualtiero Masini, Beatrice Grassi, Giuliano Gori il primo, Giorgio Marconi, Valentino Mercati, Luigi Bonotto, Antonio Presti, Vittorio Livi, Oscar Farinetti, Alessandra Oddi Baglioni.
Negli ultimi anni vi siete impegnati per espandere questo concept all’estero. Come va questa internazionalizzazione? Come viene recepito il progetto fuori dai confini nazionali?
Non negli ultimi anni! ARTOUR-O realizza la seconda tappa dell’anno all’estero già dal 2006, anno dell’Italia in Cina. Da allora siamo stati diverse volte in Cina, due volte a Londra, abbiamo appena chiuso Montecarlo e quest’anno è il turno della Spagna. È fondamentale la tappa all’estero sia per la crescita del concept, sia per la percezione dell’accoglienza che viene riservata alla creatività italiana. Senza contare che da una piattaforma straniera si scoprono tante altre nostre realtà: ci vediamo dal di fuori, ed è un bel vedere. Inoltre queste tappe ci permettono di aprire vie che si possono sempre attivare. Una rete, insomma. Il progetto lavora molto sul concetto di consapevolezza e intende contribuire a diffondere il messaggio che l’artista della committenza è quello grazie al quale questo nostro Paese è diventato unico al mondo.
Massimiliano Tonelli
http://www.artour-o.com/artour-o/
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