Un mondo che deve cambiare. Anche moneta
Esistono vari tentativi nel mondo dell’arte e non, reale e virtuale, di creare moneta alternativa. In un mondo dominato dai soldi, vuol dire proporre una nuova idea di società. E, in un momento di dura crisi economica in cui siamo precipitati, si mostrano come microsoluzioni. L’editoriale di Giacinto Di Pietrantonio.
Ci eravamo lasciati parlando della Biennale e del Palazzo Enciclopedico, utopia universalistica di Marino Auriti da Guardiagrele emigrato in America e del sogno monetario tentato a Guardiagrele dal suo discendente Giacinto Auriti, nel tentativo di aggiungere informazioni ed estendere la proposta della Biennale e della famiglia Auriti. Mi preme quindi riprendere il discorso e sottolineare come questa filiera diretta e indiretta fra utopia costruttiva e monetaria sia presente anche in diversi contesti e artisti dell’arte contemporanea. Infatti, l’esperimento di cui sopra non è certo un caso isolato, in quanto esistono vari tentativi nel mondo dell’arte e non, reale e virtuale, di creare moneta alternativa. Che in un mondo dominato dai soldi vuol dire proporre una nuova idea di società e che, in un momento di dura crisi economica in cui siamo precipitati, si mostrano come microsoluzioni.
Tant’è che – sempre in Abruzzo, ad Avezzano – sta per partire l’esperimento del Marso, “moneta ‘coniata’ dal Comune a beneficio dei propri cittadini”, scrive Magdi Cristiano Allam sul Corriere della Sera. Si tratta di moneta dell’arcipelago dello SCEC, di cui fanno parte il Tau (Toscana), il Thyrus (Terni), il Kro (Calabria), mentre in Val di Sole e Val di Non del Trentino troviamo il Nauno e nel Principato ligure di Seborga abbiamo pure il Luigino, fino alla virtualità dei crediti digitali Sardex, per non dire della moneta virtuale bitcoin creata da Satoshi Nakamoto per un mondo alternativo di Stati reali e virtuali, formate soprattutto da micronazioni che aspirano a essere libere nazioni e che, volendo, mantiene pure questa Biennale nell’orbita dell’utopia anarco-naturista di Monte Verità dell’inizio del secolo scorso.
Non a caso, il fenomeno delle micronazioni, chiamato anche il Quinto Mondo, è prodotto in parte da artisti e gruppi di artisti in varie parti del mondo come NSK in Slovenia, il Principato di Ladonia in Svezia, la Repubblica di Kugelmugel a Vienna, il Regno di Elgaland-Vargaland tra gli interstizi degli Stati già esistenti, nonché lo Stato virtuale di Lizbekistan.
E in un mondo in cui la finanza, come poetava già Pound (“con usura non v’è chiesa con affreschi di paradiso / harpes et luz / e l’Annunciazione dell’Angelo / con le aureole sbalzate, / con usura / nessuno vede dei Gonzaga eredi e concubine / non si dipinge per tenersi arte / in casa, ma per vendere e vendere”), continua a fare il bello e cattivo tempo, gestendo i destini dell’umanità, questi tentativi di utopia monetaria e di nazione sono anch’esse segni di un mondo che ha voglia e deve cambiare.
Giacinto Di Pietrantonio
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #17
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