Artecucina: la luna di Fabio Mauri e il cracker di Ryan Clift
Artecucina esplora il mondo del polistirolo, attraverso l’opera “Luna” di Fabio Mauri e il cracker tapiocato e tartufato dello chef inglese Ryan Clift del Tippling Club a Singapore. Masticare e osservare l’arte, col tatto.
Se il cibo coinvolge il gusto e l’olfatto, nell’arte è la vista il senso che predomina. Ma spesso in entrambe le discipline si entra in contatto con il tatto. Sotto il palato si sente la croccantezza, sotto i piedi la straniante instabilità del suolo lunare. Arte al polistirolo e cucina lunare?
Leggero e flou come una nuvola, questo cracker scricchiola sotto i denti. È lo snack dello chef inglese Ryan Clift del ristorante Tippling Club a Singapore, composto semplicemente da un cracker di tapioca e tartufo bianco. Davanti ai polpastrelli del commensale viene servito su una mattonella di polistirolo, per creare assonanza visiva e bellezza rumorosa durante l’afferrare e il masticare con l’udito. Il cracker fa parte di un menu di 25 portate e viene creato per caso, durante alcuni esperimenti in cucina: friggendo la tapioca, piccole finte palline di polistirolo andavano a formarsi ad arte, candidamente scoppiettanti. Azzannando la tapioca si sente scricchiolare il terreno, come un rabdomante goloso sulla luna. Nella degustazione il polistirolo sostiene e presenta il cracker di Ryan Clift, ricordando l’opera dell’artista-maestro d’avanguardia Fabio Mauri, un’installazione degna dell’assaggio di Eugene Cernan.
Nel mese di maggio del 1968 infatti si è svolta a Roma, alla Galleria La Tartaruga, una manifestazione che è entrata nella storia dell’arte contemporanea. Il suo titolo: Teatro delle mostre. Alcuni artisti hanno occupato per un solo giorno le sale della galleria con installazioni che coinvolgevano il pubblico con stimoli sensoriali di vario tipo. Fabio Mauri con la sua Luna ha “blindato” una stanza chiusa al cui interno uno spesso pavimento di pallini di polistirolo permetteva ai visitatori un’esperienza unica e nuova: camminare sul suolo lunare. Instabilità e divertimento, capriole e leggere sfere in qualsiasi pertugio. Gravità a parte, l’ebbrezza di farsi abbracciare da una sabbia che non è sabbia naturale. Scivolare, rotolarsi e sentire l’avvolgente corposità di una materia artificiale quasi più leggera dell’aria che sulla Luna non c’è.
Come sempre accade, l’arte precede la realtà e “il primo passo per l’uomo, un gigantesco balzo per l’umanità” viene anticipato di un anno dalla piacevolezza insolita di un materiale che è terrestre soltanto perché creato dall’uomo. Come improbabili e casuali palline di polistirolo tapiocato.
Carlo e Aldo Spinelli
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