La Collezione Lambert ad Avignone. Rinascita e reclusione

Ad Avignone, i 7000 mq delle prigioni di Sant’Anna ospitano una collettiva estesa, allestita nelle ex-celle di detenuti. Tra Finch e Twombly, la Sterbak e Kimsooja, la Bourgeois e Pancin, il curatore si ispira a “La scomparsa delle lucciole” e alla fragilità di Pasolini.

Ad Avignone, le prigioni di Sant’Anna si trovano a ridosso diretto dell’imponente Castello dei Papi, cuore turrito dell’antico borgo provenzale. La maison d’arrêt è stata dismessa oltre una decina di anni fa e conta 7mila mq deserti, abbandonati, ambienti distribuiti su tre livelli: tra lunghi corridoi, celle maschili, celle femminili, cortili, spazi comuni, laboratori e depositi. Per sette mesi, le vecchie carceri saranno aperte al pubblico, a pagamento, permettendo a chiunque non solo la visita degli spazi ma anche l’esperienza di un’esposizione collettiva tra le più estese in Europa.
556 opere selezionatissime (dipinti, interventi esterni, fotografie, proiezioni, videoinstallazioni, sculture ecc.), lavori scelti dal curatore della Fondazione Lambert di Avignone, Eric Mézil. Sotto il titolo de La disparition des lucioles, una parte preponderante dei lavori appartenenti alla Collection Lambert e alla collezione di Enea Righi convergono a formare un percorso fitto, instancabile e al suo concludersi decisamente complesso. Gli artisti selezionati, così come le opere, precipuamente distribuite seguendo l’ordine di un artista per cella, attraversano differenti generazioni, proporzioni e stadi compositivi.
Nonostante il pubblico numerosissimo che ha accalcato l’inaugurazione della mostra, riunendo gente comune, professionisti del mondo dell’arte e perfino ex detenuti, l’umanità repressa delle prigioni ha inseguito, dialogato e, infine, assorbito la carica estetico-espressiva di gran parte dei lavori esposti.

La disparition des lucioles,Installation view, prigioni di Sant’Anna, Fondation Lambert, Avignon, Francia

La disparition des lucioles,Installation view, prigioni di Sant’Anna, Fondation Lambert, Avignon, Francia

La mancanza di luci dedicate, di ambienti prestabiliti e di una visibilità continua del percorso, in alcuni casi (come nella cella dedicata agli Spazi bucati di Alessandra Tesi) lascia che l’umanesimo trattenuto delle carceri prevarichi sulla rappresentazione formale di qualsiasi spazio alieno. Talvolta, invece, come nel caso dell’intensissima Bread Bed di Jana Sterbak o dell’installazione anti-biotica di Zoe Leonard, o ancora come nelle foto di I like your shirt di Guy de Cointet i muri segnati delle carceri sembrano amplificare tematiche e visioni apparentemente riduttive, astringenti che sottendono al concetto di reclusione.
Sarebbero da approfondire i legami creati tra cieli argentei di Parreno e i volti tumefatti di Attia, tra le sospensioni di Narkevičius e il giorno di un fiore di Hakansson, ma quel che più impressiona è, talvolta, l’impercettibile accuratezza con la quale la sparizione impalpabile dell’essenza di ogni vitalità si presenta improvvisa e reale, sotto forma di fenomeno percettivo, di ritorno, di nostalgia. Quasi fosse la traccia della scomparsa delle lucciole.

Ginevra Bria

Avignone // fino al 25 novembre 2014
La disparition des lucioles
a cura di Eric Mézil
PRIGIONI DI SANT’ANNA
Rue de Banasterie
www.collectionlambert.com

 

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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