L’arte in cassaforte. UBS a Milano
Un programma triennale di investimenti per sostenere il rilancio della Galleria d’Arte Moderna della città, una prima mostra curata da Francesco Bonami con alcuni tra i pezzi più interessanti della sua ricchissima (35mila opere) collezione aziendale. La banca d’affari UBS scende nell’agone dell’arte in quel di Milano. Perché? Ce lo spiega Fabio Innocenzi, amministratore delegato UBS Italia.
Il mercato dell’arte ha una natura effimera che è impossibile rapportare agli altri strumenti della finanza tradizionale, tant’è che è difficile individuare offerte strutturate in questo settore da parte delle grandi banche d’affari. Eppure in arte si investe eccome: come si può sistematizzare il rapporto?
UBS è un gestore di beni mobiliari: in cinquanta Paesi nel mondo ci occupiamo della gestione di patrimoni privati. Settore che con il passare del tempo è diventato giustamente sempre più regolato: ed è qui che entriamo nel tema fondamentale della questione. Perché da un lato abbiamo un mercato super-regolato, quello delle attività finanziarie, che richiede prospetti, trasparenza, liquidità; quindi che sia garantito che ogni giorno, qualsiasi sia l’ammontare dei beni di proprietà del cliente, questi possa venderlo a un prezzo certo, quotato. Dall’altro lato c’è invece l’arte, che per sua natura ha una grandissima volatilità in termini di picchi di liquidità e di significabilità dei prezzi.
L’arte non rappresenta, per UBS, un’asset class. Al centro del nostro lavoro vi è la condivisione, con i nostri clienti, di un progetto finanziario fatto di obiettivi, idee e passioni comuni. Ed è proprio lungo questo percorso che abbiamo scoperto che la passione per l’arte accomuna molti dei nostri clienti. Così è diventata anche la nostra e, negli anni, abbiamo costruito una collezione di opere di arte contemporanea che, oggi è considerata una delle più importanti al mondo.
UBS lavora nel campo della consulenza. Ma la mostra di Milano dimostra come, collezionando, sia anche dall’altra parte della barricata. Perché questa scelta?
Se noi analizziamo il comportamento dei nostri clienti privati, vediamo che in molti casi c’è un interesse importante per l’arte. A volte legato prevalentemente a motivazioni culturali, in molti casi invece collegato a un discorso di investimento, di collocazione di parte della ricchezza. Questo è il motivo per cui abbiamo pensato che fosse importante andare a nostra volta a investire in questo ambito, seguendo due direttrici diverse: la prima ha visto la formazione di un centro di competenze sull’arte, quindi una realtà dove ci siano le professionalità che possono seguire i nostri clienti offrendo loro un supporto specialistico nel processo di due diligence e nell’analisi del rischio legato all’acquisizione di opere d’arte; l’altra ci ha invece portato a essere noi stessi collezionisti, così da creare un ulteriore punto di contatto e individuare un percorso comune con molti dei nostri clienti.
La vostra realtà collabora storicamente con Art Basel, per cui immaginiamo abbiate maturato un osservatorio privilegiato sui flussi del mercato dell’arte. Qual è la sua caratteristica fondamentale?
È un interesse abbastanza anticiclico: l’attenzione verso l’arte è molto meno influenzata dai cicli economici di quanto non lo sia quella per i prodotti finanziari tradizionali. E questo è un bene, è un fattore positivo, perché conferma come l’arte dia risposte a una componente più emotiva di quanto non siano quelle che ci si aspetta dal mercato della finanza.
La risposta più immediata è che qui c’è piazza Affari, altrove no: è una scelta di “comodità” quella che ha premiato Milano rispetto ad altre città? Magari Torino, pensando all’attrattiva che può esercitare Artissima…
Credo siano diverse le motivazioni che ci hanno spinto a scegliere Milano rispetto a Torino o Roma, altre due città candidate di diritto a ospitare progetti del genere. La prima è che la nostra sede italiana è a Milano e che qui abbiamo una concentrazione di clientela molto più alta rispetto alle altre città; quindi le iniziative che facciamo a Milano sono di impatto molto più immediato per noi. Nei confronti dei clienti stessi ma anche sulle persone che lavorano per UBS. C’è poi un ulteriore motivo: Milano vive questo sforzo particolare in direzione dell’Expo, per cui è il momento giusto per dare un contributo, nel caso specifico attraverso l’arte, a un impegno collettivo.
Ecco appunto. Cosa vi aspettate da Expo?
Sarebbe molto bello se anche Milano, come altre città che in passato hanno ospitato un evento del genere, riuscisse ad usare questa occasione per rivoluzionare se stessa e il modo con cui si approccia agli altri. Con Expo avremo a Milano persone che non sono mai state in città, non sono mai state in Italia e magari non sono nemmeno mai state in Europa: è un’occasione formidabile per riproporsi in modo importante a chi non consociamo. Per cui la guardiamo con la curiosità che si ha per una sfida importante a cui diamo un piccolo contributo; ma con la consapevolezza che se tutti nel prossimo anno daremo un contributo per reinventare Milano avremo un’audience pronta a giudicare questo impegno come non l’avremo probabilmente mai più.
Francesco Sala
Milano // fino al 21 giugno 2014
Year after year
a cura di Francesco Bonami
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