New York Week. Con Frieze a fare da traino
Appuntamento dal 9 al 12 maggio, con inaugurazione giovedì 8. Si parla dell’edizione newyorchese di Frieze Art Fair, la kermesse London based che spaventa lo storico Armory Show. Una settimana di eventi, mostre, mercato, party, fiere collaterali e inaugurazioni. Qui una guida pratica, e fra un po' iniziano gli immancabili updates dalla Grande Mela.
Ormai è assodato e consolidato: le art week newyorchesi sono almeno due, in coincidenza con lo storico Armory Show e, per il terzo anno, con l’edizione al Randall’s Island Park di Frieze (date di apertura al pubblico: dal 9 al 12 maggio), notoriamente nata in quel di Londra, dove continua a essere pubblicato il magazine omonimo e a tenersi la fiera “madre” (oltre che Frieze Masters). I numeri sono quelli da grande evento, con 190 gallerie, di cui 53 giocano in casa, essendo basate proprio nella Grande Mela (e nel novero si contano anche tre non profit space: The Artist’s Institute, Artists Space e White Columns). Poche o nulle le novità nell’articolazione delle sezioni all’interno della fiera diretta da Matthew Slotover e Amanda Sharp, con i big affiancati dalle realtà fondate non più di dieci (Focus) e sei anni fa (Frame, sezione caratterizzata dalla formula del solo show all’interno dello stand, con la supervisione dei curatori Raphael Gygax e Tim Saltarelli). E sicuramente qualcuno farà più sforzi del solito per proporre un booth di alto livello, visto che lo Stand Prize sponsorizzato Pommery è di 15mila dollari: insomma, di che ripagarsi almeno una parte delle spese vive. Un discorso valido anche e soprattutto per chi affronta la traversata oceanica per esserci, e fra questi ci sono gli italiani Alfonso Artiaco (Napoli), la Galleria Continua (San Gimignano/Pechino/Le Moulin), Massimo De Carlo (Milano/Londra), Massimo Minini (Brescia), Lorcan O’Neill (Roma), T293 (Napoli/Roma), oltre a Vistamare di Pescara in Focus.
Conferme anche per Frieze Projects, con sette nuove opere realizzate appositamente per la fiera sotto la supervisione di Cecilia Alemani: i nomi sono quelli di Darren Bader, Eduardo Basualdo, Eva Kotátková, Marie Lorenz, Koki Tanaka e Naama Tsabar, oltre ad Allen Ruppersberg, di cui si ricostruirà lo Al’s Grand Hotel originariamente realizzato a Los Angeles nel 1971. La stessa Alemani si occupa anche di Frieze Sounds, con le commissioni affidate a Keren Cytter, Cally Spooner e Hannah Weinberger. Quanto ai talk, organizzati dalla coppia Tom Eccles & Christy Lange, spiccano i nomi di sicuro richiamo di Masha Alekhina e Nadya Tolokonnikova (leggasi Pussy Riot) e del direttore della documenta 14, Adam Szymczyk. Quanto al turbinio di fiere collaterali, si comincia con Pulse, che si ripresenta al Metropolitan Pavilion (125 West 18th Street) ma con la novità di un nuovo direttore nella persona di Helen Toomer. Fiera fondata nel 2005, quest’anno vede fra i “nominati” per il Pulse Prize ben due italiani, ovvero Luca Pignatelli (Jerome Zodo, Milano) e Matteo Basilè (Guidi&Schoen, Genova). E restando in ambito italiano, le gallerie presenti sono, oltre alle due appena citate, anche la London based Camilla Grimaldi, su un totale di circa cinquanta stand suddivisi fra la main section, Impulse (per le gallerie emergenti) e Points (per spazi alternativi e non profit).
NADA – The New Art Dealers Alliance apre i battenti nel luminoso Pier 36 (Basketball City, 299 South Street) con circa ottanta gallerie, fra le quali la romana 1/9 unosunove, le torinesi CO2 e Luce, oltre alla Berlin based Rolando Anselmi, che evidentemente parla italiano. Da notare la collaborazione con una corazzata editoriale come Phaidon, che in fiera porta il Beta-Local di San Juan (Portorico) e il MOCAD di Detroit; e la maratona Contemporary Poetry curata da Sam Gordon, evento interessante soprattutto per i visitatori europei, generalmente assai distanti dalla realtà della poesia, che invece nelle aree metropolitane statunitensi continua a presentare una scena vivacissima.
Da Parigi, per il secondo anno giunge Cutlog, e si insedia nuovamente al Clemente Soto Vélez Center (107 Suffolk Street). Cinquanta gli espositori, fra i quali – ci sia concesso l’esotismo – la Fuman Art di Kuala Lampur. Prodotta da Art Miami, Dowton Fair si tiene, nomen omen, al Downtown Armory Building di Lexington Avenue: una cinquantina le gallerie anche in questo caso, per una fiera che debutta quest’anno. Collective 2 è invece alla seconda edizione e si occupa di design: se avete il desiderio di diversificare, l’appuntamento è alla Moynihan Station (360 West 33rd Street).
Grande successo ha sempre riscosso la Outsider Art Fair, allestita al Center 548 (548 West 22nd Street), e comprensibilmente ha spostato il proprio appuntamento di gennaio in coincidenza con Frieze. Quaranta le realtà che hanno uno stand, fra le quali c’è anche la Rizomi Art Brut di Torino. La minifiera Seven sta invece a The Boiler (191 North 14th Street): sette gallerie presentano altrettanti video di altrettanti artisti, da Daniel Canogar (bitforms, New York) a Kate Gilmore (David Castillo, Miami). E infine Fridge, sulla 46th: fiera piccola, che coinvolge gallerie e singoli artisti, e che ha scelto di spostare il proprio appuntamento dalla coincidenza con l’Armory a quella con Frieze.
Capitolo mostre ed eventi. Il fronte museale è notoriamente amplissimo, e per l’occasione è ancora più appealing. Al MoMA sono aperte due monografiche dedicate rispettivamente a Sigmar Polke e Paul Gauguin (di quest’ultimo sono esposti stampe e “transfer drawings”), ma l’evento della Frieze week è l’inaugurazione della grande retrospettiva di Lygia Clark, la prima allestita in Nordamerica. Curiosamente, nessuna apertura sensazionale è invece programmata al PS1: certo ci sono belle mostre già allestite – su tutte, quella di Maria Lassnig – ma ci si sarebbe aspettati anche qualche major exhibition inaugurata in questi giorni.
Al New Museum si parla italiano, e non solo per la direzione di Massimiliano Gioni: dalla fine di aprile è in mostra, infatti, l’ultima opera di sound art di Roberto Cuoghi, Suillakku Corral; altre personali sono firmate da Hannah Sawtell e Jeanine Oleson, ma anche in questo caso si attende la settimana calda per un’altra serie di inaugurazioni: e così sarà per i solo show di Ragnar Kjartansson, Camille Henrot e David Horvitz. Anche il Metropolitan non si lascia sfuggire l’appuntamento e sceglie questi giorni per aprire il rinnovato Costume Institute con una mostra sul fashion designer Charles James (1906-1978). Mentre al Guggenheim – ne abbiamo parlato ampiamente nelle scorse settimane – è in scena il Futurismo, con la grande mostra curata da Vivien Green (su Artribune.com trovate una sua intervista), mentre al Whitney sono gli ultimi giorni utili per vedere la omonima Biennale. E anche, per chi non transita a New York troppo di frequente, per calpestare per le ultime volte lo storico edificio di Uptown, visto che il museo d’arte americana sta per trasferirsi nel nuovissimo edificio griffato Renzo Piano molto più a sud, nel Meatpacking District.
Sul fronte galleristi & dealer, qualche giorno fa vi abbiamo raccontato come l’evento newyorchese sia il momento giusto non soltanto per inaugurare nuove mostre, ma anche per aprire nuove gallerie. E il caso più eclatante è quello di Marianne Boesky, che il 4 maggio ha inaugurato il suo terzo spazio, situato nel Lower East Side, con una installazione di Pier Paolo Calzolari. Ma da questo punto di vista l’offerta è quasi infinita, con le decine di gallerie che si allineano nei distretti più o meno noti, da Chelsea al Lower East Side. Appuntamento quindi con i New York Updates e con le consuete dirette su Facebook, Instagram e Twitter.
Marco Enrico Giacomelli
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati