Non cambiate Rovigo. Gita nel Polesine
Checché ne dicesse Massimo Troisi in un famoso film di Lodovico Gasparini, il Polesine non solo non deve cambiare, ma è tutto da scoprire. Arte, ville, buon cibo, paesaggi, religione, teatro di strada e tanto cinema, un po' irriverente, tra due fiumi. Itinerario veneto-emiliano tra Rovigo e la vicina Ferrara.
In Totò, Peppino e le fanatiche, film del 1958 diretto da Mario Mattoli, Antonio Vignarelli, ragioniere, sensibile al fascino femminile, apostrofa una supermaggiorata rovigotta con un poco efficace: “Sei del Polesine? Vieni qua, alluvionata mia!”. Totò non è il solo a parafrasare questi luoghi nel cinema. Rovigo, ad esempio, è stata oggetto di molte citazioni scherzose. Vengono in mente Fantozzi va in pensione… (“A causa di una subdola avaria, il pullman fu costretto a un atterraggio di fortuna nei pressi di Rovigo”) oppure Massimo Troisi in No, grazie, il caffè mi rende nervoso che, sotto minaccia di un maniaco omicida ultras del Napoli, commenta, nel ruolo di se stesso:“Io so’ gghiut’ a Rovigo co’ mio padre diec’ ann’ fa… so’ turnat’ è semp’ ‘a stess’… cagnat’ Rovigo!!”.E così via.
Forse i malcapitati vecchietti del film di Paolo Villaggio, in quella sosta forzata si sono accorti che questa terra è molto di più di un semplice luogo di esondazioni, malgrado ciò che pensava il personaggio interpretato dal Principe De Curtis, e benché queste nel corso della storia siano state numerose.
Ma cosa si intende per Polesine? Soprattutto la Provincia di Rovigo, che si estende fino al Delta del Po e che vi consigliamo di visitare se, nelle vostre rotte verso la Biennale Architettura a Venezia, avrete qualche giorno da dedicare alle vacanze. Si tratta di una terra dal paesaggio naturale straordinario, se si pensa alla varietà di opportunità che offre agli amanti delle escursioni e del bird-watching.
Ma è in grado di accontentare anche i turisti più esigenti, a caccia di occasioni culturali. Ad esempio, a Palazzo Roverella è in corso fino al 22 giugno una mostra che mette a confronto le teste di serie Böcklin, Klimt, Munch con la pittura italiana. Intitolata L’ossessione nordica, cerca di raccontare come l’influsso spirante dal nord, dalla Scandinavia, abbia ispirato gli artisti nostri connazionali, suggestionati dalla pennellata vibrante, passionale e austera di quei maestri. Divenne una sorta di chiodo fisso, magnifico, che colpì soprattutto i colleghi del Norditalia, contaminandoli in un confronto avvincente che ingaggiarono pittori come de Chirico, Sartorio, Previati, Fortuny e tanti altri ancora.
L’affezione alla cultura ha una lunga storia, qui. Non a caso, è la patria della famosa, bellissima, visitatissima Villa Badoer disegnata da Andrea Palladio, a Fratta Polesine, anche detta La Badoera, per il nome del suo committente, unica al mondo e per questo tutelata dall’Unesco dal 1996. Sede del Museo Archeologico Nazionale, è circondata da molte sorelle, come la Villa Molin, degli allievi dell’architetto padovano, Villa Dolfin, Villa Oroboni e tante altre.
Non solo mostre, inoltre: Il Polesine è, infatti, terra di turismo liturgico, che quest’anno si concretizza in un particolarissimo Festival Biblico e di cultura religiosa, diffuso in ben quattro città venete. Si svolge dal 22 maggio al 2 giugno. Una curiosità? Sono state oltre 45mila le presenze che hanno affollato questa manifestazione nel 2013.
Sull’altro “lato della carreggiata”, nella vicina Ferrara, a soli 38 chilometri segnaliamo, in un itinerario ideale che collega questi luoghi di terra e acqua, il Buskers Festival, manifestazione conosciuta in tutto il mondo e dedicata alla musica e al teatro di strada. Le date sono dal 22 al 31 agosto, per un avvenimento che porta 1.000 artisti dall’intero globo e tanti spettatori. Da segnare in agenda.
Se siete, invece, a caccia di un’esperienza gourmand, vi consigliamo la Locanda Al Pizzon, ristorante, albergo (locanda, appunto) ed ecomuseo. Voluta da Maurizio Barotto e dalla sua compagna, di origine marocchina, offre dormite fiabesche e un appassionante menu, in un vecchio mulino che rispetta le istanze della tradizione. Protagonisti sono naturalmente il pane e la pinza veneta, un impasto ricco, corposo, cotto al testo. Un altro indirizzo valido, ad Arquà Polesine, è la ultracentenaria Trattoria degli Amici, della famiglia Chiarion, anch’essa radicata in maniera viscerale al territorio, come dimostra la sua Sopa Coada, di carne di piccione ed interiora.
Santa Nastro
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #18
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