Art for rent
Mai pensato di prendere a noleggio un'opera d'arte per gli spazi aziendali o domestici, o magari anche solo per un evento speciale? In questo periodo storico, ove tutto ha un tempo determinato e si è continuamente bombardati da nuovi stimoli e rinnovati desideri, perché non concepire anche il possesso di opere d'arte in via temporanea, senza l'ansia della vendita/acquisto al momento giusto e al posto giusto?
Mentre nei Paesi anglosassoni hanno proliferato gallerie o società specializzate in servizi di noleggio di opere d’arte di artisti più o meno noti, per soddisfare aziende e professionisti a tutti i livelli, in Italia siamo ancora lontani da questo sistema e il noleggio d’arte – ove presente – rappresenta solo uno dei servizi accessori rispetto all’attività di galleria principale. (Anche se qualcosa si sta muovendo: proprio a marzo, a Milano, ha inaugurato la Noema Gallery, il cui core business è esattamente il noleggio di opere d’arte che usino il medium fotografico.)
La maggior parte delle realtà internazionali che offrono il servizio di noleggio prendono la forma di piattaforme esclusivamente online che dialogano direttamente con artisti emergenti e con prezzi abbordabili, il cui principale target sono i collezionisti novelli con poca esperienza nella frequentazione delle gallerie, che vogliono avvicinarsi all’arte a piccoli passi e senza andare incontro a investimenti rischiosi. Grazie a quest’offerta, gli appassionati hanno la possibilità di variare continuamente le opere all’interno di abitazioni o uffici, senza doversi preoccupare dei lunghi processi di acquisto e di vendita che caratterizzano il mercato dell’arte. Spesso questa formula diviene una specie di “try before to buy”, perché dopotutto le opere devono dialogare con la vita quotidiana di chi ama l’arte. Le cifre di noleggio mediamente si aggirano intorno al 5-10% del valore dell’opera: dipende dunque dal nome dell’artista e dalle sue quotazioni, e naturalmente dalla durata del noleggio. Il prezzo comprende assicurazione, trasporto e allestimento, e in alcuni siti si guadagnano crediti a ogni noleggio, spendibili nell’acquisto di opere.
Tra le realtà da segnalare, Rise Art ha una galleria di nomi altisonanti come David Hockney, Peter Blake, Damien Hirst, Banksy e Ai Weiwei. Ad esempio, un’opera in edizione di 500 dell’artista vincitore del Turner Prize, Chris Ofili, può essere noleggiata per 45 sterline al mese, mentre per un’edizione di Takashi Murakami se ne spendono 99. La Tate, la Serpentine e il Dundee Contemporary Arts Centre hanno concordato con Rise Art la creazione di edizioni esclusive di opere di artisti ospitati nelle loro mostre.
Dagli States, Artsicle nasce nel 2010 proponendo opere di giovani artisti di New York con prezzi a partire dai 25 dollari al mese. Nei primi tempi, la società spediva circa 30 opere al mese per il noleggio, cifra che nel breve periodo si è quintuplicata, con un giro d’affari annuale di circa 500mila dollari. Anche Turning Art lavora con giovani artisti americani, offrendo un abbonamento di 10 dollari al mese che permette di cambiare opere ogni tri/semestre, ma anche di comprare direttamente dal sito l’opera originale oppure una sua stampa a prezzi molto ridotti.
Art In A Box spedisce invece opere “a sorpresa” al cliente, basandosi sulla profilazione che deriva dalle preferenze fornite in fase di registrazione; l’abbonamento costa 50 dollari a pacco, la cadenza è a scelta. Lanciato nel 2012, Art Remba lavora in collaborazione con nove gallerie newyorchesi e studi d’artista, rappresentando oltre 100 nomi. Tra le opere più costose, un’opera della star indiana S. H. Raza quotata 150mila dollari, che può essere noleggiata per 600 al mese. I principali clienti sono aziende, boutique finanziarie e family offices, che preferiscono la flessibilità e il rinnovamento, anche per non dover condividere tale investimento con altri soci.
In Italia gli spazi per lavorare in questo senso – ovvero con un approccio che prescinde dal possesso dell’opera – sono ancora enormi. E il noleggio è una soluzione che potrebbe rappresentare un interessante veicolo di guadagno, ad esempio, per fondazioni private che dispongano di un magazzino ben fornito. O magari anche per cooperative di artisti emergenti, non ancora impegnati con gallerie: per far entrare negli spazi degli appassionati le loro opere, e “rischiare” di venderle in via definitiva.
Martina Gambillara
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #18
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