Memories Can’t Wait – Film without Film era il titolo della rassegna affidata all’artista e filmmaker finlandese Mika Taanila, a cui il Kiasma Museum of Contemporary Art di Helsinki ha dedicato un’importante personale la scorsa primavera, e che ha partecipato a numerose collettive tra cui dOCUMENTA (13), Aichi Triennale a Nagoya, Schriftfilme e un group-show allo ZKM di Karlsruhe.
A Oberhausen Taanila era nella veste di curatore e ha selezionato opere time-based con una forte impronta Fluxus e lettrista. Opere appartenenti al cinema sperimentale più sconosciuto, che difficilmente vengono messe in scena, in quanto progetti concettuali composti di istruzioni vicini alle pratiche performative/installative dell’arte contemporanea. Le performance scelte invitano il pubblico a partecipare sia a livello fisico, come accade in Museum of Loneliness presents Lee Harvey Oswald’s Last Dream, performance di Chris Petit ed Emma Mathews basata su un evento realmente accaduto a Dallas il 22 novembre 1963, e in Hell’s Angels di Ernst Schmidt jr, sia in modo concettuale, in cui è lo spettatore ad aggiungere significato alle suggestioni visive. Un esempio su tutti il reenactment degli Abstract film realizzati nel 1967 da Valie Export, presentati dall’artista stessa.
“L’idea è stata quella di selezionare opere cinematiche che sfidano i codici della visione. Non film tradizionali quanto opere che pur suggerendo percorsi narrativi lavorano sulla sottrazione delle immagini per attivare l’immaginazione degli spettatori”, commenta Taanila, che abbiamo incontrato a Oberhausen. E aggiunge: “Qual è lo spazio del cinema? è la domanda che mi sono posto. Ho cercato di sfidare il concetto che si tratti soltanto di un luogo in cui proiettare immagini, quanto di uno spazio sociale in grado di delineare l’immaginario collettivo e di proporre situazioni a cui assistere non in modo passivo”. Qualche esempio? “Ho invitato Erkki Huhtamo a raccontarci la sua ricerca sui dispositivi dell’immagine in movimento del precinema come Diorami, Panorami, Finekitoscopi; Julien Marie a mostrarci uno spettacolo di lanterne magiche manipolate, ed è stato presentato il radiodramma ‘Weekend (sound collage for a dark cinema)’, una straordinaria opera sperimentale di Walter Ruttmann del 1928. L’artista e illustratore canadese Daniel Barrow ha creato delle storie animate con la proiezione dei lucidi, strumenti divenuti ormai archeologici, abbandonati nei magazzini delle scuole dell’obbligo, visto che ora in ambito educativo si utilizzano principalmente apparecchi digitali”.
Nella società odierna caratterizzata dalla pervasività dei dispositivi mobili, che determinano visioni private del proprio computer e a comportamenti neurotici, Films without film suggerisce la possibilità di vivere un’esperienza cinematica totalmente diversa. “Non amo vedere film su smartphone o iPad”, precisa Taanila, “preferisco creare uno spazio e un tempo specifico per la visione, per questo motivo ho selezionato opere che possono essere mostrate solo al cinema e di cui non si alcuna documentazione online. Ho curato un programma simile a questo di Oberhausen per ‘Avanto Festival’, nel 2004 a Helsinki, che ho proposto di sviluppare ulteriormente al direttore del festival di Oberhausen lo scorso anno. Un altro aspetto che mi interessa sottolineare è che le opere selezionate, proprio per la loro immaterialità, non sottostanno alle regole dell’obsolescenza programmata tipica del dispositivi tecnologici: sono invece più vicine alle invenzioni della camera oscura e delle lanterne magiche”.
È straordinaria la capacità di Taanila di indagare diversi ambiti disciplinari. Il suo lavoro come artista e filmmaker è caratterizzato dall’analisi dei cambiamenti determinati dalla presenza delle strumentazioni tecnologiche nel contesto sociale. La videoinstallazione presentata a dOCUMENTA (13) riguardava la costruzione della centrale nucleare Olkiluoto 3 in Finlandia, il primo reattore costruito in Occidente dopo il disastro di Chernobyl. Nel film Futuro: A New Stance for Tomorrow ha utilizzato film amatoriali e d’archivio per ripercorrere la storia delle Futuro House, unità abitative mobili realizzate in plastica progettate e sviluppate nel 1968 dall’architetto Matti Suuronen.
Gli chiedo perché per Memories Can’t Wait – Film without Film ha selezionato principalmente opere storiche, appartenenti al passato. “Non si tratta di individuare un’unica timeline, il passato rispetto al futuro, o viceversa”, risponde, e aggiunge: “I viaggi nel tempo si possono compiere in entrambe le direzioni. Mi interessa piuttosto individuare il significato storico e culturale dei dispositivi della visione sviluppatesi nel corso del tempo, in rapporto allo sviluppo della cultura dei media a loro contemporanei”.
Lorenza Pignatti
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