L’italia al centro: Koolhaas e Zucchi a confronto
Con le sue contraddizioni infinite, con lo splendore, i fasti, le cadute, i non sensi, le paure, le vittorie e le sconfitte, l’Italia è al centro della Biennale. Con quella qualità che ha sempre offerto il plusvalore necessario a renderci unici. Con la sua capacità di innovare e interpretare, trovando modalità originali di intervento sulla materia esistente per dar vita a una forma futura.
L’Italia vista da dentro, con il lavoro svolto da Cino Zucchi per allestire Innesti/Grafting: il moderno come trasfigurazione,e da fuori con Monditalia, la mostra nella mostra pensata da Koolhaas per l’Arsenale. Entrambe offrono un affresco della storia italiana e della sua evoluzione non lineare, riletta attraverso gli sguardi di chi, da una parte, in questo Paese ci è nato, e di chi, invece, l’ha solo conosciuto.
Con Monditalia, Koolhaas omaggia il Belpaese e chiede ai 41 progetti selezionati – di cui metà curati da italiani e metà da stranieri, così da offrire in simultanea la visione di entrambe le facce della medaglia – di raccontarne le enormi contraddizioni. All’Arsenale viene messo in scena, come fosse il palcoscenico perfetto, un simulacro all’incontrario. Non solo architettura, quindi, ma anche danza, musica, teatro, arte, cinema, economia, religione, tecnologia e industria. Fa parte di questa sua indole, della sua formazione e del suo modo di procedere contaminato, la ricerca di un’ibridazione che offra spunti che travalichino i confini disciplinari, per una Biennale nella Biennale. Rem Koolhaas interpreta così il suo ruolo di curatore: non architettura in purezza, ma passato, presente e futuro legati insieme e osservati da diverse angolazioni spaziali. Non è solo il tema Fundamentals a fare da trait d’union all’intera mostra, è la volontà di rappresentare, in parallelo, ciò che nel linguaggio architettonico ha voluto dire il passaggio dalle identità nazionali all’adozione di un vocabolario universale. Scardinando quelle che un tempo erano le realtà locali – così tipiche e così diverse tra di loro – ma apprezzandone al contempo il valore singolo, Koolhaas racconta il passaggio alla modernità e ciò che questo ha significato nell’ultimo secolo. Un secolo breve, direbbe lo storico britannico Eric J. Hobsbawm, eppure incredibilmente denso: avvenimenti storici, politici, economici e sociali che hanno contribuito a rendere il mondo il posto complesso che è al giorno d’oggi.
Nel Padiglione Italia, invece, un collage di proposte racconta le sfaccettature di un Paese che da sempre si trova a fare i conti con la storia: visioni, progetti futuri e passati, video, percorso espositivo e impianto scenico contribuiranno a restituire un unico grande ritratto. Innesti semantici oltre che fisici. Cino Zucchi articola le sezioni in: Palinsesto Italia, Expo 2015 – un laboratorio ambientale, Milano moderna – un laboratorio urbano, Paesaggio Contemporaneo, Ambienti Cut&Paste, Paesaggi Abitati, Cartoline dal Mondo, Giardino Ospitale. Inoltre, come curatore progettista, interviene con due opere site specific – un grande portale d’ingresso e una seduta scultorea nel Giardino delle Vergini – mentre affida a Studio Azzurro la curatela della sezione visual. Innestare è “introdurre elementi culturali nuovi o diversi in un ambito preesistente”. Perché l’Italia questo è: una serie infinita di stratificazioni.
Giulia Mura
http://www.labiennale.org/it/architettura/mostra/
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #19
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