Mettere in relazione la gravidanza con l’arte. Parla Antonio Martino
L’idea è del collezionista Antonio Martino. La piattaforma è tanto semplice quanto complessa e innovativa: una serie di incontri, che si svolgeranno dopo l’estate al Maxxi, per parlare (alle donne incinte, ma non solo) del rapporto tra l’arte e la dolce attesa. L’ideatore ci anticipa il progetto in questa intervista.
Partiamo dagli inizi. Come nasce l’Antonio Martino collezionista? Come nasce, quando nasce, perché nasce.
Preferirei in questo contesto mettere da parte la mia figura di collezionista, uno status tutto personale e privato, da individualista, non impegnato nel sociale e nella solidarietà. Vorrei fare invece emergere il mio lato umano e professionale anche con l’arte, per una sorta di mia predestinazione obbligata, per quanto fisiologica.
Hai sempre interpretato il tuo essere collezionista e il tuo ruolo nel mondo dell’arte come qualcosa di ampio. Tutto è partito con l’idea di creare un network (utilizzando anche Facebook) tra collezionisti, poi sono venuti gli incontri nella tua casa che spesso si trasforma in un salotto culturale e ora questa nuova iniziativa. Come ti poni rispetto al mondo dell’arte?
Rispetto al mondo dell’arte mi pongo come una testa attiva e pensante che ha voglia solo di costruire e che cerca sinergie positive. Filo rosso sempre il senso etico e l’onestà intellettuale.
In questo nuovo progetto mescoli per la prima volta la tua passione (l’arte contemporanea) con la tua professione di ginecologo. Sentivi necessaria questa sinergia arrivato a questo punto?
Questa sinergia è la sintesi della mia vita e una sorta di subconscio bisogno di andare con l’una in soccorso dell’altra e viceversa per una sorta di equilibrio dinamico interiore che mi crea benessere e che comunque ho ideato con lucidità, maturità, lungimiranza e altruismo.
L’idea è semplice, appare quasi incredibile che nessuno non ci abbia pensato prima: parlare di arte e metterla in rapporto, mediante una serie di conferenze-lezioni, ai nove mesi di attesa che le donne vivono durante la gravidanza. Come ti è venuto in mente?
L’idea è solo apparentemente semplice finché non la pensi e non la metti in pratica. Il format è tutt’altro che scontato ed è completamente innovativo, complesso e strutturato, al punto tale che non esiste nulla di simile, motivo per cui è stato depositato pure in SIAE. Insomma, mi sembra una novità assoluta, socialmente e culturalmente utile, e con potenzialità importanti su vari fronti. In un momento tra l’altro in cui la donna, la coppia, la cultura sono penalizzate.
Dicci i contenuti dell’iniziativa.
Ringraziando innanzitutto la sensibilità del suo presidente e del suo direttore e di tutto lo staff, per la prima volta è stato ideato un ciclo di sei incontri in un museo, il Maxxi, pensando al genere femminile, alle donne in gravidanza senza alcun limite legato all’epoca gestazionale, alle neo-mamme in puerperio e in allattamento, ai partner, alle coppie e a chiunque voglia approfondire i temi dell’origine, dell’autopercezione corporea e della maternità, attraverso lo sguardo evolutivo dell’arte e della scienza medica. Sdrammatizzando l’idea di una medicalizzazione della gravidanza, nel passaggio felice dall’ospedale al museo, luoghi germinali della vita, della creatività, del pensiero, la donna viene informata pure di nozioni mediche fondamentali, ritrovandosi al centro di relazioni vive e stimolanti, fondate sulla bellezza dell’arte e sulla cultura, per essere più pronta, insieme al nascituro, ad affrontare la nuova desiderata condizione esistenziale.
Come si svilupperà l’iniziativa, quali partner hai trovato, in che spazi la proporrai e la immagini destinata a chi?
I partner sono in divenire, perché il tempo a disposizione è stato pochissimo, ma li aspettiamo fiduciosi vista la qualità del progetto. Per ora abbiamo come media partner appunto voi di Artribune, e poi la Fondazione Volume! di Roma grazie al suo presidente, Francesco Nucci, medico come me, prestato all’arte con positività assoluta, sensibilissimo all’argomento pure per i suoi studi di neurofisiologia, e poi Alba Auxilia, con il suo presidente Francesco Fagnani, un serio istituto che si interessa di Educazione in Medicina ed Eventi. Aspettiamo comunque sponsor lungimiranti e di qualità.
Hai lavorato sul concept assieme a Miriam Mirolla. Come vi siete trovati a collaborare su questo progetto?
Miriam Mirolla, fondamentale con me per questo progetto, l’ho coinvolta un secondo dopo aver avuto l’idea, considerando il suo eccezionale bagaglio culturale, la sua formazione e il suo qualificatissimo, serio e intellettuale curriculum e il suo essere mamma e psicologa dell’arte. Insomma un ostetrico-ginecologo ospedaliero felice di amare completamente l’arte e una studiosa e docente di psicologia dell’arte che insegna all’Accademia di Belle Arti, felice per il suo essere pure mamma. Un connubio perfetto quanto raro e non riproducibile.
Vivi questo progetto come qualcosa di replicabile? Di esportabile? Magari di proponibile anche fuori dall’Italia? In che modo pensi di scalarne le potenzialità
Sì, è assolutamente replicabile perché vivo e vitale, ed esportabile fuori Roma e assolutamente fuori confini… Un work in progress che accompagnerà le mamme positive di futuri amanti dell’arte, e non solo, che sono per fortuna sempre incinta.
Massimiliano Tonelli
per informazioni e prenotazioni: 335 6118179
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