Previsioni del tempo. Dialogo con Achille Bonito Oliva
Sta lavorando a una enciclopedia, Achille Bonito Oliva. Tutta imperniata sul concetto di tempo, declinato in cinque differenti modalità. Secondo volume (freudiano) uscito in occasione della scorsa Biennale d’Arte, è in lavorazione il terzo, einsteniano. È ABO che ci racconta impostazione e anticipazioni.
Il secondo volume dell’Enciclopedia delle arti contemporanee. I portatori del tempo raccoglie una serie di sezioni (otto precisamente) legate all’arte, alla critica, alla musica, al cinema, alla fotografia, alla letteratura, alla teoria, all’estetica, all’architettura. A una visione plurale delle arti che trova ancora una volta un embrione riflessivo nella tua visione multidisciplinare.
Chiaramente è un progetto che nasce da una mia visione interdisciplinare e direi interdisciplinata. L’idea di un’enciclopedia trova in alcuni assunti teorici messi in campo con Il territorio magico e in alcune mostre esemplari come Vitalità del negativo, Contemporanea o i Punti cardinali dell’arte;un nucleo discorsivo teso a esprimere quella che è, per me, una naturale apertura a brani differenti del sapere. Del resto nel XX secolo fa irruzione una nuova temporalità sostenuta da definizioni scientifiche e da proposte visive, musicali, letterarie che sono il frutto di contaminazioni, di combustioni e accelerazioni, di risoluzioni estetiche in cui il tempo incide in maniera differenziata. Il tempo, questa dimensione vaporizzata e invisibile, diventa dunque un frullatore che rimescola tutti i linguaggi e agita la coscienza degli intellettuali fino a ridurre la distanza tra Oriente e Occidente.
Dopo un primo appuntamento su quello che hai definito essere il “tempo antropico della comicità” (del quale abbiamo discusso sul primo numero di Artribune Magazine), siamo di fronte a un secondo tempo rispondente a un’economia interna, all’esistenza, al passo della vita. Come si configura questo secondo appuntamento dedicato al tempo interiore?
Il tempo interiore ovviamente parte da Freud e ci svela come il logocentrismo occidentale sia sempre segnato, sottoposto ai colpi dell’inconscio, di qualcosa che sconfina e va oltre i bordi del visibile. In questo caso siamo di fronte a un tempo che deraglia dalla propria linearità per elaborare un discorso sulla psicoanalisi, sul dormiveglia, sul passaggio dalla realtà al sogno. In fondo il tempo interiore non è il tempo della realtà esterna – un tempo conseguenziale, oggettivo e impersonale. È un tempo legato all’arbitrarietà del soggetto, alla soggettività arrovellata propria dell’artista neomanierista che cita e tradisce il passato. È un tempo che assume i movimenti della circolarità perché non è un tempo logico e discorsivo ma, appunto, un tempo personale, passionale e pulsionale.
Perché l’idea di una Enciclopedia?
Perché in un’epoca del dettaglio e del frammento io personalmente ho nostalgia dell’enciclopedia, del sapere totale. Ma naturalmente la mia è una nostalgia astuta e intensionale che si sviluppa con la possibilità tematica di tenere insieme una visione complessa del mondo a partire da un nucleo temporale che fa superare e saltare tutte le dimensioni categoriali.
Accanto a una struttura più strettamente riflessiva, anche questo secondo volume si arricchisce di un Lemmario. Quale e quanta importanza dai a questa voce?
Il lemmario è una sezione importante, serve a decodificare l’Enciclopedia. Le varie voci del lemmario rispecchiano i temi e le definizioni teoriche messe in campo nelle sezioni che compongono il singolo volume, sono come chiavi utili ad aprire le porte e ad attraversare le varie trasformazioni, le varie declinazioni del tempo.
Anche questa volta ogni sezione è stata affidata a uno studioso che in alcuni casi ha deciso di inserire all’interno del proprio ambiente dei documenti storici indispensabili a leggere questa atmosfera temporale da te indicata. E penso particolarmente alle scelte di Andrea Cortellessa che riprende Sartre e Deleuze, a Cettina Lenza che recupera un saggio di Filiberto Menna e a Gabriele Pedullà che punta l’indice su Pier Paolo Pasolini.
Ho affidato ogni sezione a dei referenti teorici perché l’enciclopedia è un luogo attraverso il quale si riuniscono diversi aspetti del sapere su una visione che evita l’assunto assolutistico di natura illuminista, su una tematica legata quindi a punti di vista differenti. Io penso alle varie sezioni come a dei medaglioni, a degli spazi che aprono discorsi plurali sull’argomento trattato. Ogni linguaggio è assegnato difatti a uno studioso differente che costruisce, in dialogo con me e sotto la mia guida amicale, un’impalcatura, una struttura riflessiva sul tempo. Bisogna dire che l’Enciclopedia del tempo si articola secondo visioni sostenute da un cardine filosofico – la filosofia è come una lente d’ingrandimento, una sorella maggiore – da cui poi brillano le evoluzioni dei diversi linguaggi. È per questo che ogni volume ha la prefazione di un filosofo. Il tempo comico che parte da Nietzsche è stato introdotto da Massimo Cacciari, mentre il tempo interiore ha uno scritto di Franco Rella. Alla fine di ogni volume c’è una mia postfazione che, come ingrediente di chiusura, collega i vari argomenti.
Vorrei rigirarti una domanda che hai posto a Gillo Dorfles nella puntata di Fuori Quadro andata in onda il 4 maggio 2014: “L’eclettismo è una cura contro il tempo?”.
Rappresenta senza dubbio uno spazio di transito e di mescolanza che punta sul pluralismo e sulla interculturalità. Ma è anche un terreno elastico che svincola la creatività da un processo intransigente e obbligatorio per aprire a quello che ho definito eclettismo stilistico e nomadismo culturale, recupero della memoria e delle tecniche tradizionali. In questo senso è una cura che trasforma il tempo in passerella transitabile, in territorio dove lo sguardo dell’artista ha modo di rispondere ai colpi della rigidità e di riscoprire la propria identità.
Gino De Dominicis e Vettor Pisani. Due nomi dell’arte che hanno rivisitato il tempo, lo hanno attraversato e sintetizzato. Come si configurano all’interno dei tempi pensati nell’Enciclopedia?
Gino e Vettor sono stati due compagni di strada con i quali ho condiviso molte avventure. Gino con il suo tempo relativo ha sospeso lo spazio e ha proposto una immortalità del corpo tutta giocata sul tempo. Vettor, con la sua radice fortemente situazionista e dadaista, ha prodotto un’arte sinestetica e autoriflessiva in cui la dimensione spazio-tempo è concepita anche come motovisionario. Io, lui e Gino abbiamo offerto immediatamente una risposta alternativa all’Arte Povera spostando l’asse dalla rappresentazione alla presentazione in diretta. Sia Gino che Vettor sono stati al centro della mia riflessione. E devo dire che, se sulla copertina del Territorio magico c’è la Palla di Gomma (caduta da due metri) nell’attimo immediatamente precedente il rimbalzo, su un altro libro, La repubblica delle arti, c’è un ritratto che mi ha fatto Vettor nel 2002 con la parrucca di Andy Warhol.
Dei cinque volumi pensati nell’organizzazione del progetto mancano ancora tre tempi. A quale tempo stai lavorando per il prossimo appuntamento?
Sto lavorando sul tempo inclinato che parte da Einstein. È un tempo il cui principio scientifico che curva l’idea di un tempo assoluto e lo relativizza a una quarta dimensione di natura spazio-temporale. La prefazione in questo caso sarà scritta da Giulio Giorello. Progredendo nel tempo seguiranno, poi, il tempo aperto e il tempo pieno.
Antonello Tolve
Achille Bonito Oliva (a cura di) – Enciclopedia delle arti contemporanee. Vol. 2. Il tempo interiore
Electa, Milano 2013
Pagg. 432, € 75
ISBN 978883709163
www.electaweb.it
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