Artecucina: il bacio d’artista di Orlan e il carpaccio di Massimiliano Alajmo
Carlo e Aldo Spinelli abbandonano momentaneamente i sensi per entrare nel delicato territorio della pura sensualità. Performance dell’artista Orlan, idea surrealista di Marcel Duchamp e un piatto erotico dello chef Massimiliano Alajmo. Puntata numero 6 della rubrica Artecucina.
L’immagine è esplicita e l’allusione più che lecita. Quello che stupisce è il numero. Sette piccole protuberanze mammelliformi. Sette è dispari e quindi non possono essere le quattro della mucca o le dieci/sedici del maiale. E nemmeno quelle, comunque pari, del seno femminile, che è voluttuosamente circondato da quelle lingue di carne che sembrano un bacio esagerato come prodromo al morso.
Lo chef Massimiliano Alajmo sfrutta la potenza proteica della carne di fassona del macellaio Franco Cazzamali, trasformandola inconsciamente o consciamente in avvolgenti lingue crude che accarezzano seni di legumi e capezzoli di cipolla zuccherina. L’arte culinaria può essere provocazione immediata alla vista, ma più magicamente bombardante al gusto; lo stimolo cerebrale che può nascere è la commistione di diversi sensi, uno conseguente all’altro, dalla vista al tatto. In chiave squisitamente erotica. La lingua con le sue papille non solo gustative ma anche e soprattutto tattili. La lingua del gusto e il sapore del bacio. La fame per la sopravvivenza e l’appetito sessuale. Ci si siede al tavolo e si ordina un piatto di baci.
Proprio come quando Orlan, in una performance tenuta al Fiac nel 1977, vendeva il proprio bacio d’artista alla modica cifra di cinque franchi: il corpo della donna mercificato, prendete e abusatene tutti, nell’intimo, senza timore, “io spudoratamente dileggio il vostro diletto”… Il bacio, il contatto labiale del tatto non può trascurare quello manuale della Prière de toucher di Marcel Duchamp raffigurata in tre dimensioni sulla copertina di un libro. Anche qui stupisce il numero: una sola, morbida tetta si offre agli occhi e alla mano quasi per distrarre il gesto dell’apertura del libro, una tentazione a soffermarsi sulla buccia, sull’epidermide senza andare a fondo nel volume del volume.
Ed è qui che casca l’inciucio sensoriale, poiché il piatto del cuoco Massimiliano Alajmo si deve mangiare con le mani. Il tatto alle tette.
Carlo e Aldo Spinelli
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