Delirious Venice. Tra Rem Koolhaas e il Fontego dei Tedeschi

Rem Koolhaas, noto alle cronache culturali italiane ora per la direzione di una discussa Biennale di Architettura. Ma lo stesso Koolhaas, con il suo studio OMA, è protagonista a Venezia per l’intervento al Fondaco dei Tedeschi. Anch’esso, inutile dirlo, assai discusso…

Diversamente dalle passate edizioni della Biennale di Architettura di Venezia, quest’anno va in scena un apparato curatoriale sobrio e didattico, orientato maggiormente verso gli aspetti tecnico-scientifici rispetto alle scenografie emozionali o alle denunce sociali – basti pensare alla promenade che attraversava la nuvola artificiale nel 2010 o all’installazione Torre David nel 2012. L’architetto olandese Rem Koolhaas invece analizza, scompone e cataloga il gustoso panorama architettonico dell’ultimo secolo, interpretando la storia nel suo drammatico susseguirsi di eventi e tergiversando un confronto diretto con una certa contemporaneità. Con Absorbing Modernity 1914-2014 il compito di mostrare opere compiute è demandato ai padiglioni nazionali, mentre a Monditalia l’attività di ricerca è messa in luce attraverso una sorta di  talent show in cui lo zapping culturale è intervallato da momenti di cinema e danza. Elements of Architecture diventa il cuore pulsante dell’esposizione, un grande laboratorio di alchimia in cui organi, articolazioni e tessuti del corpus dell’edificio sono sacrificati nella loro funzione per essere illustrati, spiegati e confrontati tra loro. Rem Koolhaas decide dunque di ricoprire un ruolo di grande responsabilità nel panorama della storia dell’architettura, tralasciando di esporre i progetti del proprio studio per dedicarsi invece alla reinterpretazione del manuale dell’architetto. In questa operazione di aggiornamento della sintassi e di ricerca di purezza in un immaginario ormai saturo di stili e superfetazioni, l’architetto olandese ancora una volta balza oltre lo star system, questa volta per confrontarsi con i grandi maestri del passato. In primis Vitruvio, il cui De Architectura, giunto attraverso i secoli in un’unica copia, fu illustrato agli inizi del Cinquecento proprio a Venezia da Fra Giovanni Giocondo, in una delle edizioni più significative del manuale. Molti aspetti accomunano il fondatore di OMA e il frate domenicano: l’amore per il sapere, una grande perizia nell’approfondire tematiche tecniche concernenti l’arte di costruire e il desiderio di divulgarle. E non solo.

Domanda, fotogramma della performance di United artists from the Museum, Venezia, 28 Ottobre 2013 – riprese di Rural Boxx

Domanda, fotogramma della performance di United artists from the Museum, Venezia, 28 Ottobre 2013 – riprese di Rural Boxx

Di recente, per una serie di fortunate coincidenze, l’architetto olandese è stato incaricato di restaurare il Fondaco dei Tedeschi, detto Fontego dei Tedeschi in veneziano, edificio distrutto da un incendio e ricostruito cinque secoli fa su progetto di Fra Giocondo. In un centro storico labirintico e irregolare come quello veneziano, il Fontego, edificato secondi i principi vitruviani, è uno spazio che gode di una perfezione apollinea. Perfezione che nella prima versione del progetto di OMA è elusa da uno degli elementi dell’architettura contemporanea, una scala mobile e movibile – escalator – che come una grande lancetta rossa scandisce i vari momenti dello spazio multifunzionale previsto alla base della pianta quadrata dell’edificio. Si aggiungono poi altri elements of architecture: un grande terrazzo – balcony – sul tetto – roof – con vista mozzafiato, murature divisorie – wall – rimodulate per garantire spazi adeguati alle zone commerciali, mentre le gallerie – corridor – diverranno una promenade aperta al pubblico.

Domanda from Domingo Mestre on Vimeo.

Non è la prima volta che Koolhaas ricorre a un imponente apparato teorico-scientifico per giustificare le proprie scelte progettuali. Già nel 2010 l’architetto aveva presentato il progetto del Fondaco dei Tedeschi corroborandolo con l’installazione biennalesca Cronocaos, che sviscerava la propria visione sulla conservazione – preservation. Così la sorprendente Biennale 2014 sembra una risposta al percorso travagliato di questo progetto di restauro, una lezione teorica e pragmatica da parte di chi non ha bisogno di giustificare la propria competenza professionale, un tentativo di democratizzare l’architettura all’insegna della pubblica conoscenza, incastonata in un processo ineluttabile. Ineluttabile come il blocco al traffico del Canal Grande per tre notti consecutive, indetto per permettere il trasporto speciale di una gru necessaria a completare il restauro del Fontego. Blocco avvenuto in concomitanza con i giorni di vernissage della Biennale.

Alessandro Zorzetto

 

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Alessandro Zorzetto

Alessandro Zorzetto

Alessandro Zorzetto, architetto (IUAV 2006), si dedica alle tecniche di costruzione hands-on in Italia e all'estero. Collabora con studi di architettura come Recetas Urbanas e Salottobuono. Nel 2010 fonda il gruppo Rural Boxx con Francesca Modolo e Luciano Aldrighi, con…

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