I misteri di Opera Barga
Tra i circa cinquanta festival musicali che ogni estate vengono organizzati in Italia, uno dei meno noti, ma più significativi, è Opera Barga, che stasera porta in scena “Il Bajazet” di Francesco Gasparini, una prima mondiale dei tempi moderni. Abbiamo intervistato Nicholas Hunt, figlio di uno dei due fondatori del Festival. Ecco cosa ci ha raccontato.
Opera Barga è un festival quasi misterioso, che da circa cinquant’anni ha un pubblico internazionale e produzioni che vengono riprese da altri teatri. Si svolge in un piccolo borgo (Barga) considerato tra i più belli della Garfagnana e ha come sua sede un teatro (il Teatro dei Differenti), costruito nel 1668 (ma rifatto più volte) a iniziativa delle famiglie più in vista del luogo. Il teatro ha appena 270 posti, perfetto per non sforzare le voci di cantanti giovani e ha un’ottima acustica. Il festival non nasce da un’iniziativa di enti pubblici e con finanziamenti pubblici ma dal lontano 1967 si tratta di un progetto autofinanziato dai coniugi inglesi Peter Hunt e Gillian Armitage: entrambi professionisti di teatro, si sono dati l’obiettivo di contribuire alla formazione e al lancio di giovani cantanti, strumentisti e artisti scenici, e di fornire loro una vetrina prestigiosa e un’importante occasione di confronto e maturazione artistica. Opera Barga colma un vuoto, quello prodotto dal più noto e più ricco (anche se passa da una crisi finanziaria a un’altra) Maggio Musicale Fiorentino: la riscoperta di lavori dimenticati. Quest’anno viene presentata in forma scenica (e registrata per un’importante casa discografica) Il Bajazet (1719) di Francesco Gasparini. Si tratta di una delle ultime opere, considerata la sua miglior composizione insieme all’Ambleto di cui non è stata conservata la musica. La produzione di Il Bajazet a Barga rappresenta la prima mondiale in tempi moderni. Opera Barga, costituito in Associazione Culturale, è diretto dal figlio dei due fondatori, Nicholas Hunt, che ci ha concesso un’ampia intervista.
Ci può raccontare come è nato il festival Opera Barga e come si è sviluppato in questi 48 anni?
Opera Barga è nato nel 1967 per iniziativa dei miei genitori, Peter Hunt e Gillian Armitage, che all’epoca erano regista e scenografa in Inghilterra. All’inizio era solo un corso per cantanti diretto da Peter Gellhorn, direttore dei cori della BBC e di Glyndebourne. Nel 1973 il Festival diventò di proprietà comunale è cominciò ad accedere a finanziamenti pubblici. All’epoca mio padre era già scomparso e mia madre aveva preso le redini del Festival affidandone la direzione artistica a maestri come Bruno Rigacci o Piero Bellugi. Sotto questi direttori musicali Opera Barga si andò pian piano configurando sempre più come un laboratorio di formazione per giovani cantanti, orchestre e direttori d’orchestra, concentrandosi soprattutto su opere poco rappresentate del repertorio italiano e internazionale. E a Barga arrivarono le prime italiane di Walton e Britten, prime esecuzioni di Donizetti, Raimondi, Cavalli e molte altre riscoperte presentate in anteprima e spesso circuitate in altri teatri e festival internazionali. La chiusura del teatro nel 1982 per lavori di restauro spostò gli eventi del Festival in vari luoghi all’aperto tra Barga e Bagni di Lucca. Nel 1994 rientrò a Barga e l’anno successivo assunsi la guida del Festival, nella convinzione che non potesse chiudere prima della riapertura del teatro, cosa che avvenne nel 1988. A questo punto insieme a Massimo Fino, direttore artistico, il festival si specializzò ulteriormente sull’opera barocca e il teatro musicale del Novecento e contemporaneo.
Ci può fare qualche nome di opere proposte sotto la sua direzione?
Beh, in questi venti anni abbiamo allestito ben cinque opere di Vivaldi con Federico Maria Sardelli, di cui tre erano prime assolute con registrazione del disco. Abbiamo fatto Scarlatti, Jommelli e molti altri. Poi qualche anno fa abbiamo conosciuto Carlo Ipata e il suo gruppo Auser Musici. Con loro siamo oggi alla terza collaborazione (Gli equivoci nel sembiante di A. Scarlatti nel 2012 e La caduta di Gierusalemme di G.P. Colonna nel 2013, ndr).
Progetti per il futuro di Opera Barga? Ci può anticipare qualche titolo?
Sicuramente pensiamo di continuare con la ricerca musicale che ci contraddistingue: quella di presentare opere sconosciute al grande pubblico da far rivivere in questo splendido teatro seicentesco, ristrutturato a fine Settecento. E di continuare a registrare queste prime moderne per farle conoscere in giro per il mondo. Per l’anno prossimo, sempre in collaborazione con Auser Musici abbiamo già un titolo ma non so se posso svelarlo… Ma sì, mi assumo la responsabilità! Nel 2015 faremo Catone in Utica, un pasticcio di Haendel del 1732 con arie di Leo, Vinci, Hasse e Porpora. Altro per il momento non vorrei rivelare. Naturalmente vorremo anche continuare con la bella esperienza fatta quest’anno con Francesco Filidei e Yann Robin, due compositori affermati che tengono qui a Barga una masterclass per 10 giovani compositori provenienti da tutto il mondo e selezionati da una rosa di 34 pretendenti con curriculum davvero impressionanti. Senza dubbio il prossimo anno sarebbe bello poter ripetere questa esperienza.
Come si sostiene questo Festival? Avete finanziamenti pubblici o privati? Qualche collaborazione con altri teatri o altri enti?
Opera Barga è finanziato dal Ministero, dalla Regione Toscana, dalla Provincia di Lucca, dal Comune di Barga, ma anche da alcune Fondazione bancarie. Per quanto riguarda le collaborazioni, proprio quest’anno abbiamo instaurato un rapporto con il Teatro del Giglio di Lucca che ci concede in prestito alcune attrezzature. Inoltre da alcuni anni abbiamo anche un rapporto con il Teatro di Pisa che ci concede i suoi spazi per le audizioni. Pensi che per scegliere il cast degli 8 cantanti de Il Bajazet abbiamo ascoltato oltre cento cantanti provenienti da tutta Europa, un numero davvero considerevole, considerando anche la tassa di iscrizione che avevamo previsto per creare un minimo di filtro iniziale.
Giuseppe Pennisi
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