Le meraviglie artistiche di Coney Island
Riapre, dopo l’uragano Sandy, il Museo di Coney Island. Protagonisti un Luna Park 3d e una manciata di artisti che mantengono vita la cultura popolare della zona, come Marie Roberts e Africasso. Per chi non sa di cosa parliamo, ecco tutta la storia.
Per tanti New York è solo sinonimo di grattacieli e grandi gallerie di arte contemporanea, un luogo dove fioriscono le nuove tendenze e in cui si consuma la vita culturale di gran parte della società occidentale in prima istanza. Per chi della Grande Mela ha invece sempre amato la faccia nascosta, quella “outsider”, per così dire, e “pop” nel senso originario del termine, New York è anche la culla di freak e personaggi strabilianti di ogni tipo, perché qui è possibile essere, credere e fare ciò che si desidera, qualsiasi sia la forma d’espressione prescelta. Regno indiscusso di questa filosofia di pensiero è un luogo a venti minuti di metro da Manhattan: la celebre Coney Island. Qui, oltre alla spiaggia più vicina per il popolo di Brooklyn, si trova anche il parco divertimenti più singolare della storia. Un luogo iconico e magico per molti, per tutti quelli che sono cresciuti con la fascinazione del mito collettivo della cultura popolare americana. Un tempo si trattava di un posto noto internazionalmente (nel 1909 Sigmund Freud passeggiava da queste parti in visita), ma oggi, soprattutto dopo la catastrofe chiamata “Sandy” (l’uragano che provocò l’alluvione di una grande porzione delle coste vicino New York), tenta di riacquistare il suo storico lustro.
Tra gli edifici fortemente danneggiati c’è anche il Museo di Coney Island, che di recente ha riaperto proponendo una location rinnovata e alcune mostre temporanee più che originali nella loro specie. La maggior parte della superficie del museo è dedicata alla collezione permanente, che comprende una grande varietà di manufatti legati alla cultura della spiaggia e dei divertimenti ricreativi caratteristici del quartiere di Coney: specchi provenienti dalle vecchie case dei divertimenti, manifesti di spettacoli, macchinine autoscontro, souvenir di varia foggia, stato di conservazione e tipo, ma anche attrezzature old style per picnic. E ancora, fotografie, memorabilia, come biglietti e oggetti premio di varia natura (come bambole con il volto gigante del simbolo di Steeplechase), e tanto altro ancora, conservato in teche di legno e vetro. Questi piccoli e grandi reperti documentano la vita e la storia dei parchi di divertimento di Coney Island nel loro periodo di massimo splendore, un’epoca di cui è rimasta testimonianza in alcuni video che vengono proiettati su uno schermo a ciclo continuo. Una sezione interattiva mostra diverse cartoline con divertenti elementi glow-in-the-dark (lo spettatore può azionare una piccola luce e godere della vista di un panorama diurno come notturno, rappresentato sulla superficie di cartoline antiche ma a colori). I cimeli del tempo andato non sono comunque l’unica attrattiva originale del posto. Alcuni personaggi che costituiscono l’anima artistica della zona, espongono e lavorano in questo stesso edificio. Fred Kahl, alias The Great Fredini, ha aperto uno studio sulla passeggiata principale che prende il nome di Scan-A-Rama 3D, dove l’artista realizza ritratti tridimensionali.
Qui i visitatori potranno farsi immortalare in sculture di plastica, in una sorta di versione modernizzata delle vecchie cabine fotografiche. La sua ultima creazione in questa soluzione creativa all’avanguardia ora occupa anche un’intera sala del Museo Coney Island. Chiamato “Luna Park di Thompson e Dundy in 3D”, costituisce una replica in scala 1:13 dell’originale Luna Park di Coney Island (diversissimo da quello attuale, ma con lo stesso nome), che ha operato dal 1903 fino al 1944 (Frederic Thompson ed Elmer Dundy sono gli imprenditori visionari che costruirono il parco originale). Oltre alla rappresentazione delle strutture storiche del Luna Park, la riproduzione architettonica viene popolata con immagini 3D di persone, modellate sulle fattezze dei passanti della scena contemporanea di Coney Island, ma anche di performer dei cosiddetti Side Shows, come ballerini burlesque, sirene moderne, e colui che viene chiamato il sindaco di Coney Island, Dick Zigun. Questo progetto aspira a diventare la più grande iniziativa di arte 3D mai tentata, ed è stato finanziato lo scorso anno tramite una campagna di crowdfunding su Kickstarter che ha avuto grande successo. Kahl prevede di espandere il suo Luna Park con l’aggiunta di nuovi pezzi durante tutta la stagione estiva appena iniziata. Sempre all’interno del museo, trovano spazio anche una serie di lavori creati da un nativo di Coney Island. The Darkside of Dreamland è una mostra di dipinti, collage e sculture dell’artista locale Africasso (Daniel Blake). Alcuni dei lavori di Africasso si incentrano sullo scontro culturale tra il relativo benessere dei quartiere dei divertimenti e la popolazione povera della città, che vive ancora in condizione di difficoltà, emergendo raramente come elemento di discussione della cosa pubblica locale. Africasso è un artista che incarna la voce del quartiere spesso dimenticato ma residenziale del West End di Coney e i suoi lavori affrontano l’incubo surreale del disagio sociale accanto al business del divertimento.
Ma l’artista più sorprendente di tutta la scena artistica locale e di sicuro colei che si occupa dei cartelloni creati per i Side Show, Marie Roberts, che ha nel Museo anche il suo studio personale. Le immagini che crea somigliano a quelle della cultura folk (colori accesi e forme stilizzatissime), ma Marie non può essere considerata un’artista folk dal momento che ha ricevuto un’educazione artistica e a sua volta insegna arte come professoressa. Oltre ad animare con il suo lavoro le pareti esterne del Museo, Marie rappresenta una sorta di collante per la “famiglia” degli artisti di Coney. Suo padre e suo zio lavoravano a Coney negli anni Venti, e lei porta avanti la tradizione familiare rivestendo il ruolo di guida spirituale del luogo, tenendo acceso negli animi delle persone l’amore e la passione per questa specie di wonderland, tramite il suo personale linguaggio per immagini (nella maggioranza dei casi i suoi lavori sono ritratti dei protagonisti dei Side Shows) sviluppatosi in un lembo di terra troppe volte baciato dalla sfortuna (periodicamente infatti grandi incendi o catastrofi naturali hanno sfiancato il procedere della vita in questa località). Ulteriore particolare degno di nota: le scale che portano al Museo sono abbellite dal lavoro dello street artist che lavora e risiede a Brooklyn conosciuto con il nome di ESPO (alias Steve Powers), che lascia il proprio segno con significativi messaggi scritti e interpretati nel suo peculiare stile di lettering.
Diana Di Nuzzo
www.coneyisland.com/programs/coney-island-museum
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